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Le firme italiane all’Expo Saragozza 2008
I progetti di Michele De Lucchi, Italo Rota e Carlo Ratti
Autore: roberta dragone
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16/06/2008 - Ha aperto ufficialmente i battenti sabato 14 giugno l’Expo Saragozza 2008. Dedicata al tema dell’acqua e dello sviluppo sostenibile, l’Esposizione Internazionale è in programma sino al 14 settembre prossimo. Tre le firme italiane protagoniste: aMDL di Michele De Lucchi con la progettazione del padiglione italiano, Italo Rota & Partners per la piazza tematica “Città d’acqua”, e lo studio carlorattiassociati con il Digital Water Pavilion.
 
Lo spazio espositivo del padiglione italiano alla Expo di Saragozza è diviso in due macroaree distinte, ma comunicanti tra loro anche visivamente. Appena entrato, lo spettatore è indirizzato in un percorso sopraelevato dove intraprende una serie di esperienze audiovisive (alcune interattive) che lo portano ad immergersi nella cultura e nella storia del nostro paese, che è strettamente legata all’acqua, al suo trasporto, al suo uso, al suo essere decorativo.
 
La scelta del percorso obbligato presenta il vantaggio di diluire al suo interno la fila al padiglione, in modo da evitare la disagevole sensazione di attesa. Il disegno sinuoso del camminamento lo rende vario e inconsueto, un po’ come l’acqua che disegna il percorso durante il suo cammino. La passeggiata sopraelevata, con aperture e scorci sulla parte sottostante, aumenta l’aspettativa, invogliando lo spettatore a proseguire nella visita.
 
Alla fine del percorso storico il visitatore trova uno spazio aperto, una piazza, dove l’esposizione viene dedicata alle nuove tecnologie e al rapporto che l’Italia ha oggi con l’acqua, mediante modelli navali e proiezioni (anche olografiche) nelle quali si spiegano alcuni dei principali progetti italiani che spaziano dalla difesa dall’acqua, alla gestione dei porti, a sistemi di potabilizzazione e distribuzione. Quest’area diviene anche uno spazio fruibile per manifestazioni diverse che vanno dalle esposizioni dedicate, a concerti ed altro. Proprio per questa sua predisposizione la piazza è direttamente collegata all’auditorium, che integra gli eventi con filmati ed incontri.
 
Il negozio è vicino all’uscita: gli uffici di gestione della presenza italiana alla Expo sono sistemati in un piano di circa 400 mq, collocati al di sopra del ristorante. Quest’ultimo, con accesso dedicato, sfrutta al meglio il lato del padiglione esposto verso il fiume Ebro e verso la città vecchia; le pareti sono state sostituite da ampie vetrate e il pavimento è stato sollevato per consentire ai clienti un punto di vista privilegiato, mantenendo al tempo stesso la riservatezza rispetto agli spettatori dell’Expo.
 
L’esterno del padiglione italiano è stato trattato con una vernice che, a seconda del punto di vista, cambia colore virando dal blu al verde, a rappresentare il mare sul quale si affaccia la penisola italiana. Le viste sono riprodotte sulla parte inferiore del padiglione, con il profilo che va da Trieste a Ventimiglia.
 
Il progetto di allestimento del Padiglione ITALIA è stato messo a punto dall’architetto Michele De Lucchi con Enrico Quell, Filippo Flego, Alessandro Ciancio, per conto del Ministero degli Affari Esteri (Commissariato per l’Expo Saragoza 2008); la realizzazione è avvenuta ad opera di Way Spa.

Una pergola di foglie artificiali incornicia uno spazio in cui l’acqua è protagonista di grandi trasformazioni urbane. “Ciudades de Agua” è una delle cinque piazze tematiche che l’Expo Zaragoza 2008 ha dedicato al tema generale “Acqua e sviluppo sostenibile”.
 
Italo Rota, con Marco D’Elia ed Alessandro Perdetti, ha progettato uno spazio espositivo che si articola in una sorta di viaggio-percorso; cinque sezioni nelle quali l’acqua, di volta in volta, viene considerata sotto un diverso aspetto della sua relazione con la città: quello della ‘spettacolarità’, del ‘rapporto amichevole’, del suo ‘ruolo protagonista’ nei processi di riconversione urbana, della sua funzione essenziale in importanti ‘futuri interventi urbanistici’.
 
Si tratta di un viaggio intorno al mondo, che tocca 80 città (un richiamo che intende essere piccolo omaggio al libro di Jules Verne, nel 180°anniversario della sua nascita), e che termina nella sala dedicata a Zaragoza, la città che con l’Expo ha recuperato parte del suo territorio, prossimo al fiume, finora lasciato nell’abbandono. Si mostrano ‘buone pratiche’, si citano esempi virtuosi (come negli spazi riservati a Seoul e a Barcellona) al fine di suggerire modi d’intervento, atteggiamenti più responsabili, soluzioni più sostenibili.
 
Costruito in prossimità del padiglione-ponte di Zaha Hadid, il Digital Water Pavilion consiste in una innovativa struttura con pareti di acqua che si aprono per consentire l’accesso ai visitatori. Si tratta di un’area espositiva di 330 metri quadrati e due “scatole” di 12 e 30 metri quadrati che accolgono rispettivamente un centro informazioni ed una caffetteria con terrazza.
 
“Per comprendere il concetto di acqua digitale – spiega Carlo Ratti dello studio torinese carlorattiassociati, alla guida del SENSEable City Laboratory del MIT - immaginate una stampante a getto d’inchiostro su larga scala, in grado di controllare le gocce d’acqua che scendono a cascata”.
 
Le pareti d’acqua che compongono la struttura consistono in una fila di valvole solenoidi disposte a minima distanza l’una dall’altra lungo un canale sospeso in aria. Un sistema di controllo digitale consente la chiusura e l’apertura delle valvole ad alta frequenza. L’effetto è quello di una cascata d’acqua che si interrompe in alcuni punti specifici creando una sorta di schermo nel quale i pixel che disegnano le immagini non sono luminosi, bensì fatti di aria ed acqua. L’intera superficie si trasforma in un display digitale che scorre continuamente verso il basso come una cascata.
 
Non solo le pareti. Anche la copertura del padiglione presenta in superficie uno strato di acqua. Immaginato come una struttura mobile, il tetto del Digital Water Pavilion di Saragozza è sostenuto da pistoni idraulici che, a seconda delle diverse esigenze, consentono di sollevarlo o abbassarlo.
In condizioni di vento troppo forte, i pistoni vengono ad esempio abbassati per una maggiore protezione. In chiusura il tetto viene invece completamente abbassato determinando in tal modo la completa scomparsa della struttura espositiva.
 
“Il sogno di una architettura digitale - commenta Carlo Ratti - consiste da sempre nella creazione di edifici interattivi e continuamente riconfigurabili. Pensate a degli spazi che possono essere ampliati o ristretti. Effetti difficilmente raggiungibili quando si ha a che fare con cemento, mattoni e mortai. Ma questo può diventare realtà grazie all’acqua digitale, in grado di comparire e scomparire”.
 
Il progetto architettonico è stato messo a punto da Walter Nicolino, Carlo Ratti e Claudio Bonicco dello studio carlorattiassociati.
Lo studio relativo al controllo digitale dell'acqua è stato realizzato dal Massachusetts Institute of Technology.

  Scheda progetto: Progetto Plaza tematica ‘Ciudades de Agua’
Vedi Scheda Progetto
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  Scheda progetto: Digital Water Pavilion
Carlo Ratti
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Carlo Ratti
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Carlo Ratti
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Carlo Ratti
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Carlo Ratti
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Carlo Ratti
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Carlo Ratti
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  Scheda progetto:
Studio Italo Rota & Partners

Progetto Plaza tematica ‘Ciudades de Agua’
  Scheda progetto:
carlorattiassociati

Digital Water Pavilion

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