15/04/2009 – Si riparte da zero per la “Città dell’acqua e del Benessere” da realizzare nell’area dell’ex Velodromo Olimpico di Roma. Aggiudicato nel luglio 2008 all’ATI con capogruppo mandataria la società Teching S.r.l., il concorso è stato invalidato il mese scorso da una sentenza del Tar Lazio che accoglie il ricorso presentato dall’architetto pisano Salvatore Re con la società Leonardo Srl cui fa capo un’Ati di imprese esclusa dalla gara.
Giunto alla seconda fase riservata a soli tre gruppi, il progetto di Salvatore Re viene eliminato per “non aver rispettato le linee guida del bando” nonostante – dichiara l’architetto pisano – fosse “nascosto nel verde e ben diverso dalla cementificazione del progetto vincitore di Teching srl”. Di qui la decisione di presentare ricorso contro la decisione della commissione.
Il giorno della discussione al Tar, l’area viene presidiata dagli artificieri che, per ordine dell’Eur Spa (composta dal Comune di Roma e dal Ministero del Tesoro), demoliscono l’ex velodromo. La decisone del Tar viene pertanto rimandata, mentre i cittadini insorgono per il disastro ambientale causato dalla presenza di amianto dovuta all’esplosione.
Il processo giunge al termine con la sentenza che dà ragione a Salvatore Re. La motivazione risiederebbe nella partecipazione in commissione dell’architetto Federica Galloni che non avrebbe potuto farvi parte poiché, in qualità di soprindendente per i beni culturali e ambientali del comune di Roma, aveva preso parte al procedimento per l’apposizione del vincolo sull’ex velodromo, “ossia a un bene rientrante nell’ambito della progettazione che è stata oggetto del concorso in questione”.
Sulla base dell’articolo 84 della legge 163 del 2006 “i commissari diversi dal Presidente non devono aver svolto né possono svolgere alcuna altra funzione o incarico tecnico o amministrativo relativamente al contratto del cui affidamento si tratta”.
Intanto l’ingegnere Sergio Talia, titolare della società Teching aggiudicataria del concorso nel 2008, fa sapere che intende proseguire nelle attività di progettazione “per dare alla cittadinanza una nuova centralità urbana con una struttura moderna, vivibile ed ecologicamente sostenibile e che coniuga la fruibilità pubblica con una rivitalizzazione economica del quartiere”.
La progettazione del complesso oggetto del concorso si articola su due comparti che si attestano all’incrocio di una importante viabilità del quartiere EUR, a sud di Roma. Il comparto A, confinante con Via del Ciclismo, Viale della Tecnica, Viale dei primati Sportivi e Viale dell’Oceano Pacifico, ospita le funzioni legate all’attività sportiva, di fitness-benessere, ricreativa, ricettiva e pubblica di quartiere; il comparto B, confinante col Viale della Grande Muraglia e il Viale Oceano Pacifico, ospita la funzione direzionale.
L’organismo architettonico mutuato dalle geometrie del Velodromo esistente è composto da due elementi principali: un anello a geometria variabile, concluso superiormente da un elemento, il corsello, e parzialmente coperto internamente per generare un grande spazio chiuso; un corpo di fabbrica disposto longitudinalmente sospeso da terra e “incastrato nell’anello.
L’idea di progetto del nuovo organismo architettonico è “l’effetto sorpresa” della copertura inteso in una duplice interpretazione fisica di elemento che si svela solo entrando nel costruito reso ipogeo e propriamente architettonica come elemento di chiusura orizzontale delle pareti verticali rappresentate dal volume anulare del corpo di fabbrica: come dire questa copertura genera un grande edificio che contiene le volumetrie dell’ex Velodromo. Il recupero della memoria storica è inoltre materializzato nel nuovo progetto con la riproposizione della pista in doussié, prima territorio del ciclista ora dell’utente del complesso polifunzionale
La scelta di concentrare in un unico organismo una molteplicità di attività consente indubbi benefici sotto il profilo ambientale, distributivo, economico e gestionale; il tema principale diventa quindi il connettivo: “il concept O”, DNA del progetto, suggerito dalla stessa conformazione ad anello ha reso possibile una netta separazione dei flussi che hanno origine dal corpo di fabbrica d’ingresso sul Viale Oceano Pacifico, fulcro dei collegamenti verticali e orizzontali, e si sviluppano ad ogni livello lungo il percorso anulare adiacente l’invaso.
Questa “città” dell’acqua e del benessere si configura come luogo capace di segnare un confine con il mondo esterno, il suo ingresso diventa una sorta di passaggio e i suoi interni un vero e proprio rifugio. La fluidità di questi luoghi diventa linfa vitale dal potere rigenerante, capace di risvegliare la sensorialità dei visitatori che tornano così ad ascoltare e ad ascoltarsi. Il percorso che si compie in queste “oasi” è fatto di contaminazioni segniche e concettuali e ha come obiettivo la celebrazione di un ritrovato equilibrio, una sintonia che non è mera perfezione delle forme del corpo, ma profondo benessere interiore.
La “città” svela già alle sue “porte” il flusso rigenerante: un magma blu primario anima il corner reception caratterizzato da forme fluidificate che si liquefanno dall’alto e si estendono in altrettante forme biomorfe che rivestono colonne espositore con nicchie candide illuminate per l’esposizione di prodotti legati al mondo del benessere.
Il progetto conserva il segno dell’invaso, l’andamento curvilineo dell’ex gradinata, il percorso anulare di coronamento con la gradinata, l’involucro del fabbricato della tribuna principale ed il segno del corsello. La fruizione pubblica è ottenuta dalla realizzazione di più accessi permettendo ai cittadini di “entrare dentro” al complesso e non di “girare attorno”; dalla presenza di servizi al quartiere quali scuole, ludoteca, centro anziani, spazi per il municipio e parcheggi.
Segno caratterizzante del progetto è la “copertura a forma di goccia che, cadendo dal cielo, si trasforma in piscine, fontane e ruscellando collega idealmente la zona dell’ex velodromo con il comparto B”.
La goccia, la cui sagoma richiama le attività acquatiche in essa contenute, diviene l’icona del progetto: rende il complesso e la sua destinazione prevalente facilmente riconoscibili nell’immaginario dei futuri fruitori. Parte di questa copertura è mobile, per ottimizzarne la fruizione estiva e invernale. Si è ipotizzato un sistema di cavi d’acciaio, tesi fra la copertura fissa e la piazza, dove far scorrere una sorta di velario, composto da elementi lineari in tessuto sintetico, eventualmente rimovibili d’estate. Al di sotto della goccia, l’area delle piscine dell’Aquatic Center è separato dallo spazio per le attività all’aperto, tramite una parete vetrata, parzialmente apribile in estate, garantendo la possibilità di sfruttare gli spazi per attività in comune. Allo stesso modo, si accede ai suddetti spazi aperti anche dal prospiciente Centro benessere, in diretta continuità funzionale.
Il centro è organizzato attorno alla goccia mediante moduli funzionali ortogonali, parzialmente intercomunicanti, distribuiti secondo le seguenti macroaree: area accoglienza e ristoro, blocco spogliatoi e servizi, area fitness/palestre, area trattamenti benessere/beauty, area relax, saune, area benessere legata all’acqua.
Da viale Oceano Pacifico si oltrepassa una fascia verde di filtro, a salvaguardia del triplo filare di pini esistente, e il vialetto carrabile di servizio, per giungere a una piazza leggermente inclinata antistante l’edificio in linea su pilotis.
Sulla sommità dell’edificio è stata riproposta una pensilina, come nel progetto originario, di forma identica - secondo le prescrizioni delle “Linee guida” – cui è stato dato il compito di alloggiare dispositivi per la captazione dell’energia solare,nonché di limitare il soleggiamento degli spazi commerciali a doppia altezza che affacciano sull’invaso centrale.
Le aree esterne al Velodromo, come pure la piazza interna di cui si è parlato, oltre a essere dedicate al verde pubblico, sono strutturate come spazio polifunzionale legato alle attività sportive. Sono attraversate da percorsi benessere, lungo i quali è possibile svolgere attività fitness all’aperto. Vi sono inoltre aree di sosta attrezzate e uno spazio per il gioco dei bambini, opportunamente collocato in prossimità del centro civico e della ludoteca, quale testata del vialetto pedonale che, costeggiando il velodromo, serve tutti gli edifici pubblici.
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