10/06/2010 - Si è recentemente concluso con la vittoria del gruppo guidato dall’architetto milanese Fulvia Premoli il concorso nazionale di idee per la valorizzazione delle aree di discarica della miniera di Serbariu a Carbonia (CI).
La competizione, bandita dall’amministrazione cittadina assieme al Rotary Club Cagliari, Carbonia e Iglesias, al Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna e alla società LIGESTRA S.r.l chiedava ai concorrenti di formulare proposte per la riconversione della discarica in ecoparco minerario.
“Un criterio di carattere generale, quasi di puro landscaping, è quello di trattare i due grandi accumuli di scarto minerario come due nuove ‘catene collinari’ abitabili, sulle quali attestare la parte sostanziale delle nuove edificazioni di servizio: i laboratori/serre/vivaio e il centro museale-didattico con le collegate strutture di sperimentazione di ricerca e di didattica. Il ‘riscatto’ della discarica è possibile solo se questa diviene un luogo realmente fruibile, non una presenza sovrastante e distaccata, ma che viene percorsa, ‘esperita’ fisicamente - spiegano dal team vincitore, destinatario di un premio pari a 25mila euro.
Per questo una particolare attenzione viene riservata alla rete dei percorsi che, al di là degli attestamenti veicolari nei parcheggi al piede del sistema, invitano alla visita educativa nel parco, ma anche al trekking o al semplice bighellonare, alla sosta in spazi opportunamente segnalati e attrezzati per merende al sacco o per leggersi un giornale in pace; a scorrazzare in bicicletta, magari venendo dal mare in gita nell’interno, attraverso una percorso di alta qualità estetica.
Il parco è proposto in primo luogo come strumento/spazio di ricerca scientifica ed educazione ambientale, di cui sono accuratamente studiati gli assetti funzionali, distributivi, estetici.
La qualità aggiuntiva che intendiamo conferire al parco è il suo essere nodo di una rete che metta in sinergia le diverse valenze del territorio. Oltre alla ricerca e all’educazione, entra in un gioco interrelato il museo minerario già esistente e la comunità che lo promuove e lo fa vivere, portatrice di memorie e di futuro. Per questo la proposta include idee capaci di attivare interessi locali, anche economici, in un’ottica di eco-compatibilità (vivaismo, manutenzione, ospitalità, produzione artigianale…).
Vi è poi il paesaggio peculiare dell’area, che non è riassumibile in un sapiente intervento botanico (sebbene indispensabile, cui il nostro progetto non si sottrae), ma è fatto anche di clima, odori, vedute, artefatti disseminati dall’opera umana nel tempo, siano essi di natura architettonica che di natura vegetale o animale: qualità ambientali che determinano la cifra della fruizione.
Abbiamo già citato la connettibilità con la costa e qui riprendiamo gli aspetti più spiccatamente turistici, per i quali la nostra soluzione propone un resort a bassissimo impatto ambientale lungo il laghetto artificiale previsto proprio alla confluenza tra le due ‘catene collinari’.
L’approccio ambientale e botanico è sviluppato su vari livelli e persegue l’obiettivo di riqualificare l’ambiente vegetale del sito con un programma di tutela e sviluppo della biodiversità applicato a varie specie a rischio. Le colline dell’Ecoparco sono destinate a un vasto orto botanico articolato in tre serre con differenti connotazioni di spazio e di contenuti, cui è annesso un grande vivaio.
Sulle due catene collinari artificiali si sono previste due vasche di fitodepurazione: la maggiore assolve alle esigenze derivanti dai nuovi insediamenti, la minore, integrata nel museo, svolge un ruolo eminentemente didattico – dimostrativo. La didattica della ingegneria ambientale è sviluppata dentro il museo e nelle sue pertinenze esterne. Infine, la loro riqualificazione estetica è affidata alla vegetazione che accompagna, anche ombreggiandoli, i percorsi ciclopedonali.
Particolare attenzione è infine riservata a soluzioni tecnologiche che, sia nei materiali e nelle tecniche costruttive impiegate, sia nella gestione delle risorse energetiche, sia il più possibile attenta al risparmio e tenda a conferire al parco la massima autonomia, in particolare con l’impiego di isolamento termico, solare passivo, fotovoltaico, mini-eolico”.
Quattro menzioni speciali sono state attribuite ai progetti sviluppati dai gruppi rispettivamente guidati dagli architetti Eros Colzani, Maurizio Bosa, Tommaso Franceschi, e Maria Irene Cardillo.
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