14/09/2010 - Ci sono parole come ‘luce, illuminare’, che esistono in tutte le lingue, non sono espressioni di un’idea, ma espressioni di uno sforzo verso quell’idea. La luce, ‘la luce e basta’, come dice Catellani, non è una riduzione a zero della forma. Ma qualcosa di diverso, un ‘altrove’ rispetto alla forma.
Così Catellani cerca con i suoi oggetti di dividere, con gli altri, cioè noi, la ‘sua’ percezione della luce, quella che preferisce. Una percezione che è il legame tra il mondo materiale e il mondo intellettuale: un mondo fatto di pensieri ma anche di sensazioni, di emozioni. Di semplicità perfetta, quasi magica.
Le luci di Catellani rispondono all’incanto degli occhi, al calore del fuoco, alla preziosità da morbida pepita dell’oro puro, proprio quando viene trovata in mezzo a mille sassolini senza valore. Come il sole, come il fuoco, come la luce, queste luci non hanno (non vogliono avere?) una forma che le incateni. Non sono forzate esercitazioni formali, vivono di vita propria. Brillano di luce propria. Sono oggetti che lasciano un’impronta nell’anima, che affascinano perché non sono mai uguali tra loro. La loro luce è più vicina ad una voce, ad un suono, a un’emozione, a una sensazione di benessere.
Logan Smith
L’idea di luce è, nel fare di Enzo Catellani, narrazione, affabulazione di una poetica legata al gesto, alla sperimentazione. Gli oggetti di sua creazione, come egli ama dire, serbano traccia della fisicità dell’approccio, ben si distinguono da i mille senz’anima di mera serialità. Il suo modus operandi è essenzialmente l’affermazione di un comportamento che ‘ci riporta a un lavoro fatto di mani e di cervello’.
Decio G. R. Carugati
Moon River verrà esposto da Enzo Catellani all’interno dell’installazione Luce dell’anima, progettata per la fiera di Verona Abitare il Tempo dal 16 al 20 settembre nel padiglione delle mostre culturali.
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