27/12/2010 - C'è tempo fino al prossimo 23 gennaio per visitare la mostra "Brasilia. Un’utopia realizzata. 1960-2010", in corso presso la Triennale di Milano. L'eposizioneracconta la capitale centroamericana a 50 anni dalla sua realizzazione, descrivendone la storia affascinante all’incrocio tra vicende politiche, culturali e sociali di un Brasile in tumultuosa espansione.
La mostra si articola lungo un percorso cronologico, dall’epoca coloniale a oggi, affiancando a materiali tecnici e documenti storici, aneddoti, storie personali, oggetti e testimonianze della vita quotidiana nella città costruita nel deserto del Planalto.
I documenti, i disegni, i materiali fotografici e audio-video raccolti per la mostra costruiscono la tesi e il significato dell’esposizione: Brasilia è la realizzazione di una utopia a lungo inseguita, è una città-capitale realizzata in un solo coraggioso atto di fondazione, che oggi si presenta come una città giovane, piena di contraddizioni e al tempo stesso di energia.
La mostra apre il campo a una riflessione non solo su una stagione dell’architettura e dell’urbanistica, fortemente segnata dal Movimento Moderno, ma anche, più in generale sul rapporto tra gli spazi della città e la vita che li anima. I materiali presentati consentono di portare argomenti ad un dibattito attualmente in corso che, dopo una lunga fase di rimozione da parte della cultura urbanistica ed architettonica Europea e Nordamericana, riscopre Brasilia e ne discute le ragioni, le forme del progetto, la originale struttura urbana, le architetture, gli spazi aperti e le possibilità di appropriazione da parte dei suoi abitanti.
La mostra si articola in quattro sezioni che affrontano sotto diversi aspetti il tema della concezione e realizzazione di Brasilia capitale, le celebrazioni, le critiche e le contraddizioni che ne hanno accompagnano lo sviluppo, fino al suo significato contemporaneo.
La prima sezione, intitolata Il progetto di una nuova città, si interroga sui motivi che hanno portato alla decisione di una nuova capitale, alle ragioni economiche e politiche di una città da realizzare ex novo con un atto di fondazione e sulla scelta della sua localizzazione attraverso una rassegna cronologica degli eventi storici che hanno portato alla concezione di Brasilia.
La seconda sezione, intitolata La costruzione di Brasilia capitale, attraverso foto d’epoca, memorie personali e schizzi di Oscar Niemeyer, mostra la fase della realizzazione di Brasilia, delle sue architetture e dei suoi spazi. E consente di apprezzare l’eccezionalità delle vicende che hanno accompagnato le quaranta settimane di lavoro: i tempi straordinariamente contenuti della sua costruzione; i provvedimenti speciali e gli incarichi particolari, gli incentivi per lo spostamento di masse di lavoratori verso il centro del paese e la loro collocazione attorno alla città in crescita. Uno sforzo enorme, sintetizzato da Lucio Costa nella sezione brasiliana alle XIII Triennale di Milano del 1964, con la frase: “…la stessa gente che passa il tempo libero nelle amache, quando il tempo stringe, è capace di costruire in tre anni una capitale nel deserto”.
La terza sezione della mostra si apre con il momento dell’inaugurazione, e si sofferma sul post costruzione di Brasilia. Con il titolo Brasilia al centro del dibattito ripercorre la propaganda e il consenso politico dell’operazione nazionale. L’entusiasmo celebrativo da parte di importanti rappresentanti dell’architettura moderna internazionale e la contemporanea nascita, dai primi anni ’60, di un dibattito di critica e dissenso sul modello insediativo e le sue espressioni architettoniche: in Europa, nello specifico in Italia, con gli editoriali di Bruno Zevi su ‘L’architettura cronache e storia’, così come nel Brasile stesso.
La quarta sezione Brasilia oggi conclude la mostra e al tempo stesso apre alle riflessioni del visitatore sulla Brasilia di oggi, 50 anni dopo la sua realizzazione ufficiale, leggendone criticamente il funzionamento della struttura urbana dal punto di vista sociale e il significato simbolico alla luce di mezzo secolo di distanza.
La mostra si avvale di materiali provenienti da numerosi enti e Fondazioni brasiliani (tra gli altri:Arquivo Público do Distrito Federal, Fondazione Niemeyer, Casa de Lucio Costa, Memorial JK, Fondazione Burle Marx) e di contributi di importanti fotografi: le foto storiche di Marcel Gautherot e quelle attuali di Donata Pizzi e di Iwan Baan recentemente insignito del premio Julius Shulman. Accanto a materiali documentari sulla città, la mostra prevede inoltre una interessante selezione musicale – dalla Sinfonia dell’Alvorada di Tom Jobim e Vinicius de Moraes alla Brasilia di John Coltrane - e di video d’epoca e attuali, tra cui il recente film del regista Adirley Queirós,“Rap, o Canto da Ceilândia” sulle condizioni di vita degli abitanti di Ceilandia, una delle città satellite intorno a Brasilia, attraverso il racconto di giovani rapper.
Fonte: Ufficio Stampa La Triennale di Milano
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