25/01/2011 - Se aveste posto all’architetto e designer italiano Matteo Thun la classica domanda “che cosa c’è sul fuoco?” durante il salone del mobile di Colonia (IMM) tenutosi a gennaio, quasi sicuramente la risposta sarebbe stata “Risotto”. La sua installazione – perché di questo si tratta, non di una semplice cucina da esposizione – all’ingresso dell’area Living Kitchen, era una delle poche a fare esattamente quello per cui era stata creata, ovvero preparare cibi deliziosi, sani e semplici.
La cucina è stata la materializzazione della doppia passione di Thun, per il legno e per il cibo. Il suo risotto, cotto al dente – né troppo crudo né troppo cotto – è stato la fonte d’ispirazione per questa installazione, intitolata appunto “La Cucina”, che rimanda volutamente a un’era precedente all’avvento dei gadget e della meccanizzazione, quando le cucine erano più semplici e ruotavano intorno alla convivialità. “Non amo tutti questi comandi elettrici”, ha dichiarato Thun. “Sono contrari alla natura del nostro vivere mediterraneo, dello star seduti attorno a un tavolo a chiacchierare con la nonna”.
All’ingresso di una mostra che espone alcune delle più avanzate tecnologie, Thun ha quindi deliberatamente adottato un approccio semplicistico. La sua cucina gravita intorno a tre temi principali – un focolare realizzato con un enorme ceppo di ontano come angolo cottura, un’area per la preparazione dei cibi e un’area per la loro conservazione. Oltre a questi elementi, le sedute con cui poter svolgere due importanti attività: conversare e mangiare. E non a caso, tra i complementi forniti da alcune delle più note aziende del settore c’è il suo materiale preferito: il legno.
Questo legno ha una particolarità. Il noce nero americano (American Black Walnut), usata per gli elementi della cucina, ha infatti una sua storia. Le tavole di legno sono state originariamente utilizzate per una serie di fari (beacons) progettati da Thun per il Salone del Mobile di Milano dell’anno scorso. Volutamente non rifinito, il legno era destinato ad essere riciclato, quindi, una volta tagliato e preparato nel mobilificio Riva 1920, è tornato da Riva per essere rilavorato e per diventare parte della cucina “Al Dente” di Thun.
Si tratta di elementi che hanno conservato la loro deliberata semplicità: scaffalature aperte dove tutto è a portata di vista. “Si trova immediatamente ciò che occorre per la preparazione”, afferma Thun. “È l’opposto della cucina americana in cui tutto è nascosto e per trovare qualcosa bisogna avere una buona memoria”.
Ma se da una parte Thun biasima l’importanza della memoria nella preparazione dei cibi, dall’altra la memoria è proprio uno dei motivi per cui Thun ama lavorare con il legno. Nel caso degli elementi in noce americano utilizzati a Milano, Thun sostiene che “la bellezza non sta nell’aspetto esteriore, ma nella memoria di come sono stati utilizzati in precedenza. E aggiunge, “La patina del tempo è l’effetto memoria della superficie del legno, ciò che amo di più. Credo che tutti si innamorino della patina che racchiude la storia della superficie degli oggetti. Ecco perché indossiamo jeans slavati che rendono il cotone artificialmente vissuto. Le “rughe” del legno, come quelle di un vecchio agricoltore, raccontano la storia di una vita straordinaria”.
Thun è convinto che sia “il legno il materiale del XX secolo, non il cemento. Nei giorni di pioggia, il legno usato per gli interni assorbe l’umidità e ci fa sentire meglio, e per di più, migliora l’acustica”. E questa è solo una delle ragioni che ha portato Thun e Riva 1920 a usare la quercia rossa americana (American red oak) per realizzare un tavolo e una panca a completamento della cucina. In questo caso particolare, il designer si serve di un materiale che è già stato utilizzato nei fari (Wooden Beacons) di Milano. Ma in generale l’uso di questa specie è oggetto di dibattito. Tradizionalmente, questo materiale, diversamente dalla quercia bianca americana (American white oak), aveva un’applicazione limitata in Europa. Riva 1920, ad esempio, non l’aveva mai impiegato prima. La quercia rossa americana è tuttavia la specie più abbondante nelle foreste di latifoglie temperate americane e rappresenta il 35% delle risorse totali. Una gestione forestale sostenibile prevede quindi che siano proprio tali risorse ad essere le più sfruttate.
Riconoscendo l’importanza di questo argomento, Thun ha ripensato alcuni complementi d’arredo progettati in passato per Riva 1920 in noce nero americano (American black walnut), un’altra essenza bellissima, ma meno abbondante. Il tavolo Light di Thun, con panca coordinata, è dunque ora disponibile anche in quercia rossa. Light è in mostra alla IMM presso lo stand Riva 1920 insieme agli sgabelli Ludo di Terry Dwan, deliziosamente robusti, e alla libreria Second Life di Riva, tutti realizzati in quercia rossa americana.
Thun parla, se mai, con falsa modestia quando, descrivendo il design dei suoi mobili, dice “Stiamo regredendo a un design anonimo, stupido. Non si tratta della forma ma del ritorno alla massima stupidità”. Le sue panche, senza dubbio semplici, sono però estremamente eleganti, caratterizzate da una leggerezza ottenibile solo con una perfetta comprensione di come si comporta il materiale. In realtà, il designer ha reso omaggio ai produttori delle panche dichiarando che “Riva capisce che il dettaglio non riguarda solo la bellezza, ma è anche una garanzia di durata, durata estetica”.
Bello immaginarsi seduti sulle panche di Thun attorno a un tavolo a mangiare piatti deliziosi e conversare piacevolmente. Secondo lui, questo è alla base del vivere sano. In Italia, sottolinea, “mangiamo troppo tardi e spesso saltiamo la prima colazione, ma siamo sani perché siamo conviviali, trascorriamo molto tempo chiacchierando amabilmente in famiglia”. Questo concetto è il perno attorno a cui ruota il movimento Slow Food nato in Italia; non è quindi strano che Thun sia coinvolto in questo progetto con una quota in una catena di ristoranti chiamati “Vapiano” che apriranno presto anche nel resto d’Europa.
Se il suo interesse per il cibo è molto italiano, il suo entusiasmo per il legno è invece più inconsueto. “A parte le barche a vela, gli italiani non hanno alcun rapporto con il legno”, afferma. Ma Thun è deciso a cambiare questo atteggiamento. Se ci riuscirà, non sarà solo il risotto, ma l’intero modo di vivere a essere “al dente”.
Testo di Ruth Slavid, Giornalista specializzata in architettura
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