09/05/2011 - Enoteca, libreria, caffetteria, salumeria e galleria d'arte. Hea180 a Lecce è tutto questo, ma soprattutto è un interessante intervento di recupero di un edificio storico ad opera dei giovanissimi componenti del Gruppo Foresta | Studio d’Architettura, Ester Annunziata, Alfredo Foresta e Tiziana Panareo.
L’intervento ha come oggetto il restauro di un palazzo adiacente la chiesa di San Matteo, unico esempio architettonico di scuola borrominiana nel centro storico di Lecce. L'edificio è uno degli interventi di saturazione degli spazi all'interno del circuito murario della città di Lecce operati a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Oggetto di numerose superfetazioni non presentava caratteristiche architettoniche di particolare pregio.
Il totale abbandono a partire dalla fine degli anni ’70 ha causato il parziale crollo del vano scala e il collasso di importanti parti strutturali. Quando nel 1999 Francesco Foresta ha acquistato l’intero immobile le condizioni statiche erano ormai giunte al collasso; una scelta obbligata, in relazione ad esigenze di incolumità pubblica, ha imposto lo svuotamento del corpo di fabbrica.
Tracce storiche, vani ipogei, cisterne, pozzi, non preventivabili, hanno dettato un atteggiamento scientifico e critico, che con un’estetica scarpiana, ha riconosciuto la valenza dei ritrovamenti e li ha valorizzati, liberandoli dalle superfetazioni; contestualmente i paramenti murari esterni sono stati consolidati durante la demolizione dei vari piani intermedi.
La sensibilità della committenza, disposta a perdere superficie utile, ha consentito di liberare la chiesa dalle superfetazioni poste al confine creando un vuoto, risultato di un antico volume, ora riscritto attraverso l’impalpabilità di un cuneo di vetro.
Tale vuoto è caratterizzato dall’ironia dei progettisti, che alla forme antiche hanno contrapposto la leggerezza dei materiali moderni senza intaccare l’identità del passato. Così le vecchie tracce dei servizi igienici restano inalterati sul paramento murario; l’intreccio di forme e volumi sono sostituiti da una scala in carpenteria metallica, che lambisce senza toccare il paramento della chiesa; grandi lampade sono sostenute da un sistema leggero di carrucole industriali.
All’interno, giochi di piani intermedi, sospesi e squarciati da tagli di luce, e pavimenti trasparenti in vetro, favoriscono la lettura del contenitore storico e del nuovo contenuto, in un unico spazio fortemente caratterizzato e caratterizzante.
Al piano interrato sono stati recuperati i locali voltati e portate alla luce vecchie cisterne, con i suggestivi paramenti murari scolpiti nella roccia, dove sono visibili i segni della cava originale. Il piano terra è caratterizzato da un doppio volume trasparente che si affaccia su se stesso e sul sagrato antistante attraverso tre grandi finestre angolari.
Pietra locale, travi ipe e vetro indicano la volontà di denunciare il limite tra la fabbrica e il nuovo in un sottile equilibrio tra tradizione e innovazione.
Al piano interrato sono stati recuperati i locali voltati e portate alla luce le vecchie cisterne, con i suggestivi paramenti murari scolpiti nella roccia, dove sono visibili i segni della cava originale.
|