12/07/2011 -“Che cosa è una casa? Uno spazio per vivere, per proiettare la nostra felicità fra quattro mura, per diffondere la nostra vanità al di fuori di queste mura. Ci può essere spazio per qualcos'altro? Uno spazio per la nostra malinconia, le nostre cicatrici, per il bagaglio dei nostri ricordi. È una casa stretta che lascia aldilà della sua soglia, le nostre mille e una vite regolari e inventate”. Questo il prologo alla descrizione della Narrow House dell’architetto Bassam El Okeily.
Una casa stretta, di nome e di fatto (solo 5,30 metri di larghezza), nella piccola città di Bilzen (Belgio). Si tratta del primo progetto di questo giovane architetto di origine egiziana.
Il committente è una coppia di sessantenni, artista lei, appassionato d’arte lui.
La casa ha il piano terra esterno chiuso, sormontato da un volume in vetro totalmente trasparente che svela al suo interno due “balconi” inclinati che sembrano proiettati sulla facciata bianca. Il balcone inferiore nasconde un angolo lettura, riparato dalla strada, con una libreria appartenente al proprietario della casa. Il balcone superiore ospita lo studio della moglie, l’artista. La luce blu trasforma la facciata in una spettacolare scultura di luce dopo il tramonto.
“È una casa stretta in una strada stretta che narra la storia di un uomo, di una donna e della loro passione. L’architettura diventa un pretesto ospitare qualcos’altro oltre il marciapiede. Una casa è uno spazio per vivere, ma potrebbe anche essere un posto per restare.
|