08/11/2013 - Sarebbe oggi difficile trovare un imprenditore che dia l’incarico di costruire la nuova sede della sua industria a un giovane architetto ancora agli inizi. Eppure è proprio quello che succede circa quarant’anni fa, quando un ancor giovane Piero Ambrogio Busnelli (1927), alla ricerca di un architetto per costruire la nuova sede della sua azienda, incontra il talento più promettente della storia dell’architettura italiana contemporanea: quel Renzo Piano (1937) che oggi è acclamato internazionalmente come uno dei grandi costruttori del nuovo paesaggio artificiale, ma era allora solo un brillante progettista (già associato con Richard Rogers, altro futuro Maestro dell’architettura d’avanguardia) alla ricerca, come tutti i giovani, di occasioni per realizzare le proprie visioni e utopie.
Se il talento di un imprenditore, oltre che nell’inventare e nel gestire con intelligenza il proprio progetto industriale, sta nell’essere - come scrisse Hans Hollein a proposito degli architetti - un “sensore del futuro”, allora Piero Ambrogio Busnelli è riuscito anche in questo. La sede B&B Italia, da lui immaginata insieme a Piano come un edificio leggero, semi trasparente, sollevato dal peso della gravità, proteso verso il futuro, non è solamente - ancora oggi - testimonianza di una fase di sperimentazione ed innovazione per quegli anni eccezionale nell’architettura italiana: ma assume un valore ancora più importante se vista nella prospettiva storica dell’evoluzione del costruire per l’industria.
Progettata negli stessi anni del Centre Pompidou - l’opera che darà fama mondiale a Piano e Rogers - la sede B&B Italia rappresenta anche una sorta di prototipo a scala reale delle concezioni costruttive del “Beaubourg”, com’è anche chiamato il Centre Pompidou.
Ancor prima che inizi a Parigi la costruzione del grande, rivoluzionario Centro per le arti, Piano ha la possibilità di testare a Novedrate l’idea di uno spazio abitativo “sospeso” su strutture esterne in tubi d’acciaio: che contemporaneamente permettono di usare grandi superfici verticali trasparenti (le pareti non svolgono più funzione portante), di liberare lo spazio stesso (in modo di aumentarne la flessibilità, l’adattamento alle diverse funzioni abitative) e di mettere gli operatori e l’edificio stesso in dialogo con lo spazio verde esterno.
La sede fisica B&B Italia diventa così anche un “manifesto” della cultura industriale dell’impresa: innovazione nei materiali e nelle soluzioni costruttive, flessibilità funzionale dei sistemi di prodotto, ma anche studio attento per una loro durata formale e resistenza nel tempo - contro ogni obsolescenza pianificata o involontaria - si rimandano tra l’edificio e la produzione che viene messa a punto al suo interno.
Piano, che è il principale responsabile del progetto nello studio Piano e Rogers, è il lucido interprete di questa nuova cultura industriale, il profeta di quella che sarà negli anni a venire l’identità dell’azienda di Busnelli, aperta alla ricerca e alla sperimentazione. Certamente l’architetto si ispira ad alcuni principi fondamentali del modernismo - il plan libre di Le Corbusier, la fluidità tra spazio interno ed esterno, l’essenzialità degli elementi strutturali - ma vi aggiunge l’avanzamento tecnico della costruzione in metallo: così il vero e proprio “contenitore” abitato sembra galleggiare dentro la griglia delle strutture portate all’esterno.
A sottolineare la sospensione del nucleo abitativo, Piano crea l’accesso dal piazzale agli uffici con una breve rampa a sbalzo e un passaggio dagli uffici alla fabbrica esistente (Afra e Tobia Scarpa, 1968), interamente vetrato e pure sospeso nel vuoto: un gesto poetico e di slancio verso il futuro, verso quelle possibili estensioni fisiche (come il Centro Ricerche & Sviluppo di Antonio Citterio and Partners, 2002) di un pensiero progettuale attento all’innovazione, in continuità tra le idee del fondatore e quelle della seconda generazione di imprenditori B&B Italia.
[Testo di Stefano Casciani]
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