26/02/2014 - Spunti di riflessione sulla disciplina e il dibattito architettonico possono inaspettatamente arrivare da territori altri, seppure affini – come il fumetto, l’illustrazione, il cinema – così come, in un gioco di sconfinamenti creativi, l’architettura può diventare per queste arti una chiave di lettura originale.
Asterios Polyp è il titolo del pluripremiato graphic novel dell’autore newyorkese David Mazzucchelli. Il fumetto narra la storia di Asterios, un architetto cinquantenne in piena crisi dopo l’abbandono della moglie, costretto da un evento catastrofico e apparentemente casuale a lasciare la sua casa e intraprendere un percorso di ‘rinascita’.
A partire dalla professione del protagonista e dalle sue ‘geometriche’ fattezze, l’architettura ha un ruolo portante e funzionale allo svolgimento della storia. Asterios è l’ampolloso titolare di una cattedra di progettazione, autore di saggi quali ‘Il Modernismo dal volto umano’ e deve la sua fama a progetti mai realizzati. Quando Asterios si parla addosso assume le fattezze di un manichino che sembra uscito dai disegni del Bauhaus e le sue elucubrazioni teoriche diventano la metafora della sua incapacità di misurarsi con la vita reale.
Il lettering, il tratteggio, le continue citazioni architettoniche – dal classicismo a Le Corbusier – l’impaginazione, le forme acute della sovra copertina sono tutti elementi perfettamente integrati al racconto che fanno di Asterios Polyp un complesso ecosistema grafico e un mirabolante esempio di ‘design narrativo’.
Un architetto e un film-maker sono gli ideatori di Interiors Journal, un magazine online che analizza il ruolo dell’architettura nel cinema. Ogni mese il numero della rivista rilegge un film (da 2001 Odissea nello Spazio a Drive) dal punto di vista dello spazio architettonico, rielaborandone planimetricamente le scene principali.
Questo espediente visivo permette di evidenziare come lo spazio fisico e l’architettura influenzano la narrazione e i gesti dei protagonisti. Le piante, infatti - restituite in bianco e nero e dallo stile pulito e minimalista - includono anche un elemento temporale rappresentato dalla traccia dei movimenti degli attori a sottolineare l’importanza di particolari angoli o zone nello svolgimento dell’azione.
Archicine è il nome del progetto dell’architetto/illustratore Federico Babina. Una serie di illustrazioni che raffigurano le architetture-set di alcuni capolavori del cinema a cui l’autore dà dignità di protagoniste riportandole su un’immaginaria locandina.
Dall’edificio ‘ricostruito’ di Una finestra sul cortile alla Lovell House di Richard Neutra (nel film LA Confidential), dalla casa ‘disegnata’ de Gli Incredibili alla Villa Malaparte di Adalberto Libera (nel film Il disprezzo), l’architettura - che sia immaginata o reale - non è meramente uno sfondo ma un’interprete a tutti gli effetti.
Fonte: Blink - www.blinkproject.it
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