12/03/2014 - Casa DD, restaurata da Giorgio Balestra e Silvia Brocchini, si trova al confine tra le province di Ancona e Macerata, a margine di una delle campagne pedemontane tipiche delle nostre zone pre-appenniniche. Qui la pietra arenaria è stata il materiale da costruzione prevalente fino all’avvento del calcestruzzo.
L'edificio, risalente probabilmente alla fine del XVII secolo, è probabilmente ciò che rimane di un antico palazzetto di campagna di dimensioni pressoché doppie rispetto alle attuali, dove, durante la prima e seconda guerra mondiale, stazionavano i doganieri a tutela e controllo dei pozzetti di acqua salata poco distanti dall’edificio.
Le condizioni statiche precarie in cui versava, culminate in un crollo avvenuto tra gli anni 2007- 2008, ne hanno reso praticamente impossibile il restauro conservativo. “L’onere di dover cancellare per sempre ciò che la storia aveva conservato per oltre tre secoli ha pesato non poco sulle decisioni e sulla filosofia dell’intervento fino alla decisione che probabilmente poteva ancora sopravvivere almeno una parte di ciò che restava di originale. […] Analogamente all’intervento che Raffaele Stern fece sul Colosseo dopo il terremoto del 1806, in cui il nuovo sperone in mattoni sosteneva ed immobilizzava, come in una istantanea, l’edificio antico nelle sue condizioni di instabilità nel momento subito precedente l’operazione di restauro, qui è il nuovo edificio che regge lo sperone antico e lo fotografa nella sua condizione originaria contemplandone il degrado materico e strutturale previa messa in sicurezza della sua staticità attraverso opere di consolidamento”.
Il risultato è affascinante, ogni sua parte può essere letta senza generare false interpretazioni, in cui nuovo ed antico dialogano biunivocamente nel racconto di ciò che è stato e ciò che vuole essere.
Sono chiaramente leggibili la stereometria del volume originario, la sua incompiutezza dimensionale nell’aver lasciato sperone e tracce di muratura a terra della parte mancante, la contrapposizione delle nuove parti (piscina, terrazza e veranda) nella loro conformazione planimetrica, mentre l’armonizzazione cromatica e materica del nuovo all’antico risponde all’esigenza e alla volontà di realizzare un unico organismo architettonico.
Anche internamente le antiche tecnologie costruttive sono state riprese nella rigenerazione delle parti dell’edificio. Muratura portante, solaio in legno e laterizio, copertura su capriate, arcarecci, travetti e pianelle, compongono il nuovo spazio che distributivamente soddisfa la nuova destinazione d’uso ed in cui attraversamenti prospettici, esplosioni volumetriche inattese e scelte nate dallo sviluppo delle sezioni, arricchiscono la qualità dello spazio.
L’impiego infine di finestre “tutto vetro” con telaio a scomparsa ha permesso di amplificare le già grandi dimensioni delle bucature originarie accentuando lo spessore murario dell’involucro lapideo e mettendo in intimo dialogo gli ambienti interni con le suggestioni esterne in cui enormi querce sembrano anch’esse raccontare secoli di storia vissuta.
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