08/01/2015 - “La Petite", nel centro storico di Firenze, è un cocktail-restaurant, progettato da Deferrari+Modesti, nato dalla ristrutturazione di un fondo commerciale comunicante con un ristorante esistente. I committenti sono due giovani imprenditori di una famiglia di ristoratori, proprietari del locale attiguo, che desideravano realizzare un locale che si rivolgesse sopratutto a un'utenza locale, non solo turistica, come la maggior parte dei locali del centro.
Un ambiente dalle dimensioni ridotte è stato trasformato in uno spazio raccolto, ma al tempo stesso arioso. Lo spazio sul quale intervenire era eccessivamente frammentato e reso angusto da un soppalco e da una scala sovradimensionati e ingombranti. La rimozione di questi elementi è stato punto di partenza di un intervento che permette di poter apprezzare nuovamente le altezze tipiche del fabbricato ottocentesco, restituendo valore al volume e alla profondità dello spazio originale. Al piano terra il cocktail-bar è lo spazio del movimento, adatto appunto ad un cocktail o ad un pranzo veloce.
Al livello superiore, la saletta offre un ambiente raccolto, quasi un salotto domestico: una grande panca ricoperta di cuscini sottolinea la parete centrale, un sistema di mensole all'altezza dei tavoli riequilibra le proporzioni della stanza affrescata, grandi specchi ingrandiscono l'ambiente riflettendo la luce proveniente dalle grandi aperture, a terra un pavimento in vinile intrecciato, dà la sensazione di un grande tappeto.
La qualità dello spazio al piano terra ha suggerito di lavorare sulla parete, realizzando una scultura parietale in pietra chiara, che rischiarasse l'ambiente e ne divenisse un punto focale. Molteplici sono le suggestioni che hanno corroborato l'idea attorno alla quale la parete ha preso forma. I paramenti murari e i lastricati di Firenze costituiscono un primo riferimento: pietre lisce giustapposte a rugose, superfici levigate accanto a scalpellate, rigate, bocciardate; la geometria, la tridimensionalità delle bugne.
Nella parete, dunque, si ritrova l'elemento più riconoscibile dello spazio, la traccia che maggiormente riesce a connotarlo, ma senza una eccessiva fissità e rigidità, poiché è mutevole con la luce e produce, di ora in ora, effetti variabili grazie al disegno delle ombre. Per raggiungere questo risultato, la ricerca si è indirizzata nelle progettazione di un unico elemento in grado, a seconda della sua rotazione e della giustapposizione degli elementi tra loro, di creare infinite configurazione variabili nella loro geometria. Non potendo però attendere il processo di industrializzazione dell'elemento, la parete è stata poi realizzata, come fosse la prototipazione di questo studio, scomponendo l'elemento in lastre triangolari di travertino, di spessore variabile, incollate ciascuna su supporti diversi. Per ottenere la complessità geometrica e il gioco di ombre ricercato, è stata studiata la posizione e la rotazione di ogni singolo pezzo.
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