05/04/2016 - È stato presentato ieri mattina a Roma il progetto del Padiglione Italia alla 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia in programma dal 28 maggio al 27 novembre 2016.
A presentare il progetto, oltre Dario Franceschini (Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), Paolo Baratta (Presidente della Biennale di Venezia) e Federica Galloni (responsabile della Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane e Commissario Padiglione Italia), il team curatoriale, lo studio TAMassociati di Massimo Lepore, Raul Pantaleo e Simone Sfriso.
TAMassociati coniuga impegno civile e professione, operando nell’architettura sostenibile, nell’urbanistica, nella progettazione del paesaggio, nella conduzione di processi partecipativi e didattici, nella grafica e nella comunicazione sociale. Numerosi i premi e i riconoscimenti: nel 2013 ha ottenuto il premio Aga Khan Award For Architecture 2013 per l’eccellenza rappresentata dal Centro Salam di cardiochirurgia in Sudan, la Medaglia d’Oro Giancarlo Ius nell’ambito del Premio Biennale di Architettura ‘Barbara Cappochin’ per la realizzazione dell’ospedale pediatrico più sostenibile al mondo (Port Sudan) e il Curry Stone Design Prize per l’insieme della sostenibilità (sociale e ambientale) dei recenti progetti realizzati nel mondo. Nel 2014 ha vinto lo Zumtobel Group Award per l’innovazione e la sostenibilità rappresentate dall’ospedale pediatrico realizzato in Sudan (Port Sudan). È Architetto Italiano dell’anno 2014 “per la capacità di valorizzare la dimensione etica della professione”.
“TAKING CARE, Progettare per il bene comune / Designing for the common good” è il titolo del Padiglione Italia.
Architettura come servizio alla comunità, cura degli individui, degli spazi, dei luoghi, dei principi e delle risorse. Per un’architettura che faccia la differenza, secondo il proposito di TAMassociati. Un’architettura partecipata e intelligente, in grado di scardinare gli status quo e di immaginare un futuro migliore. Un progetto proposto alla Biennale Architettura 2016 con l’intenzione di radicarsi e riprodursi al di fuori di essa, per generare una nuova consapevolezza civica. Un’architettura al servizio del bene comune sociale, baluardo contro le frontiere create da marginalità ed esclusione.
Un tema – quello del “avere cura” - che vuole essere una prova tangibile di come l’architettura possa contribuire a diffondere e rendere efficaci i principi di cultura, socialità, partecipazione, salute, integrazione, legalità in qualsiasi luogo e a qualsiasi scala.
La riflessione si articola in una parte teorica iniziale (‘Pensare il bene comune’), una doppia sezione – nel mezzo – di buone pratiche architettoniche e sociali che danno forma visibile all’idea di Bene Comune (‘Incontrare il bene comune’) e, per concludere, si apre in un esplicito invito all’azione a favore delle comunità nelle zone di degrado e marginalità (‘Agire il bene comune’).
“Desideriamo un’architettura che sia motore di nuove visioni, potente mezzo comunicante, strumento attraverso cui le tante periferie dell’abitare possano rivendicare diritti, progresso, opportunità, inclusione”, spiega il team di TAMassociati. Progetti come strumenti per agire nelle periferie e nelle zone di degrado, ausili per azioni di impatto sociale, presidi per l’appropriazione dello spazio collettivo, modelli per la cura e lo sviluppo delle risorse umane e ambientali, supporti alle politiche pubbliche di riqualificazione. Per rendere efficaci queste azioni, gli oggetti saranno finanziati con una raccolta di sponsorizzazioni private e una campagna di crowdfunding lanciata in occasione dell’inaugurazione della mostra.
L’allestimento di TAKING CARE avviene all’insegna del ‘low-cost’, privilegiando la riduzione del superfluo e la creazione di valore aggiunto, ottimizzando costi, efficienza e riuso virtuoso: ‘low-cost / high-Social-Value’.
Il percorso espositivo corrisponde alla narrazione della graphic novel in catalogo, il cui personaggio principale guida il visitatore nello spazio del padiglione. Gli elementi del fumetto escono dal rettangolo della pagina per disporsi lungo un filo rosso e costituirsi come segnaletica del percorso fisico e narrativo.
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