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Luce e cultura del progetto. L'esperienza dei grandi nomi dell'architettura
Si conclude il ciclo di incontri con Cino Zucchi, Piuarch, 5+1AA e Stefano Boeri
Autore: roberta dragone
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13/03/2017 - Volge al termine il ciclo di incontri sul tema Luce e Architettura organizzato da Velux ed Edilportale in occasione di Made Expo 2017. Ogni giorno numerosissimi partecipanti hanno seguito con interesse la testimonianza di grandi nomi dell'architettura che hanno raccontato la propria personale visione sul rapporto tra luce e cultura del progetto. Cino Zucchi, Gino Garbellini di Piuarch, Alfonso Femia di 5+1AA e Stefano Boeri hanno affrontato il tema attraverso un excursus di lavori, dagli albori della propria carriera ai progetti più recenti, che meglio raccontano la loro personale interpretazione.
 
Cino Zucchi ha invitato a riflettere sull’importanza della luce naturale sin dall’antichità, nonostante la prima età moderna abbia vissuto una sorta di infatuazione per le potenzialità architettoniche della luce artificiale. Il suo intervento è stato un vero e proprio viaggio nel tempo, dalle architetture “classiche” come il Pantheon, da lui definita “macchina ottica che sceglie la luce zenitale”, neoclassiche come il Cenotafio di Newton, moderne come quelle di Le Corbusier o Louis Kahn, e contemporanee come l’Institute du Monde Arabe o il Louvre Abu Dhabi di Jean Nouvel e le Terme di Vals di Peter Zumthor. Un viaggio che dimostra come un architetto non possa ignorare che la luce è forse uno degli strumenti più potenti nelle sue mani per definire lo spazio e per far risplendere la peculiare bellezza dell’architettura, arte dello spazio abitato.
 
Per Gino Garbellini di Piuarch la luce è “la quarta dimensione di ogni progetto”. È una materia vera e propria: presente, permeabile, persistente, nel divenire naturale come nelle sue manifestazioni indotte dall’uso della tecnologia. La ‘trasparenza’ è infatti un leit motif nei lavori che lo studio ha realizzato negli ultimi 15 anni, pur declinato di volta in volta in modalità differenti: gli uffici di Dolce & Gabbana, il Business Centre Quattro Corti a San Pietroburgo, il Porta Nuova Building a Milano ed il Bentini HQ a Faenza sono solo alcuni esempi.

Alfonso Femia di 5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo spiega come gli edifici riescano a raccontare la specificità del luogo proprio grazie alla luce. Il modo in cui la luce si relaziona nelle diverse ore del giorno, nei diversi giorni e nelle diverse settimane dell’anno, racconta ogni volta un rapporto diverso dell’edificio con il suo contesto. 
Il racconto di Alfonso Femia ripercorre diversi progetti, dalle Nuove strutture direzionali di FieraMilano fino a uno dei lavori più recenti, i Marseilles Docks, in cui la luce è utilizzata per creare atmosfere originali; il sole e il vento come dispositivi architettonici o energetici per rivelare la bellezza del luogo e offrirla in condivisione.

Stefano Boeri sottolinea le potenzialità della luce come "elemento formidabile di variazione della spazialità", come accade ad esempio nel progetto di Villa Méditerranée a Marsiglia, ma soprattutto come "elemento capace di generare una famiglia di architetture che trovano nel vegetale il loro elemento fondamentale", come riesce perfettamente nel Bosco Verticale di Milano.
"Se le città sono la forma della nostra presenza sul pianeta, abbiamo il dovere di portare la natura sulla città". Boeri auspica un vero e proprio processo di "forestazione delle città" attraverso una "demineralizzazione" delle facciate, in cui la luce possa essere accolta e filtrata attraverso le foglie.
Trattenere, filtrare e vagliare le possibilità della luce. Il primo importante intervento in tale direzione è l'oramai ben noto a tutti Bosco Verticale che, spiega Boeri, sarà presto replicato in Cina, Svizzera e Francia con progetti già in fase avanzata di progettazione.

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