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MOSTRA |
ARCHITETTURA
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L’Italia Cerca Casa / Housing Italy |
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Padiglione Italiano alla 11. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia |
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VENEZIA, dal 11/09/2008 al 23/11/2008
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Dopo un’eclisse durata molti anni, la casa è oggi una questione che viene agitata ad ogni livello nella società
italiana. La politica, l’economia e la cultura architettonica chiedono che si costruiscano case, o che almeno se
ne incoraggi una produzione più accessibile, di migliore qualità e ambientalmente sostenibile.
Parliamo quindi della casa a basso costo, e dei modi e dei soggetti con cui si dovrebbe realizzare; non strettamente o necessariamente della edilizia pubblica.
L’ambizione del progetto (che in così breve tempo non può promuovere operazioni concrete) è di fornire modelli e suggestioni, materiale per la riflessione a istituzioni e committenti. Il programma è basato su un atteggiamento positivo e realistico, con punti di partenza, dati, obiettivi e risultati verificabili.
Per questo la mostra si struttura in due parti introduttive che sono implicitamente l’espressione del passato e
del presente, e una parte principale che presenta idee per il futuro.
La prima sezione “Le due facce di un’eredità” presenta la produzione di case del XX secolo nell’architettura
italiana. E’ una lettura che può alimentare una certa nostalgia (dal Tiburtino a Forte Quezzi), ma che comprende anche la faccia controversa dei quartieri degradati (dallo Zen a Scampia), o le immagini che i mezzi di comunicazione e l’opinione pubblica hanno caricato di significati negativi (Da Rozzol Melara a Corviale). In fondo vorrà dire qualcosa se le tre principali riviste italiane si chiamano rispettivamente Abitare, Casabella e Domus. L’abitazione è stata, dalla fine degli anni Trenta agli anni Ottanta del Novecento, la questione operativa centrale della nostra cultura architettonica.
La seconda sezione “Il cattivo stato dell’arte. Ritratto del boom edilizio” mette i visitatori di fronte ai dati e le immagini della produzione di case che riteniamo qualitativamente inadeguata, e che ci si propone di migliorare. La tesi, in termini radicali, è che si tende a costruire un tipo di edificio sostanzialmente molto simile in tutta la penisola, il cui linguaggio e i cui materiali trovano una sorta di rassegnata accettazione da parte degli utenti, che si svenano per i mutui, e che hanno difficoltà a giudicarne la qualità, tranne che per gli aspetti da loro misurabili, come i servizi e le finiture.
Nella sezione “Nuovi scenari/Nuovi prototipi” alcuni architetti italiani vengono invitati a presentare dei progetti elaborati ad hoc. Quelli dei “nuovi prototipi” saranno tendenzialmente più astratti, e concentrati sulla proposizione di edifici, che siano anche capaci di confrontarsi e competere con quelli della produzione corrente. Tensione modellistica e chiarezza concettuale sono le qualità richieste, non disgiunte da una volontà di coinvolgere e convincere il pubblico degli utenti. Il secondo gruppo, chiamato a misurarsi con i “nuovi
scenari”, esplorerà le situazioni in cui la residenza non può essere affrontata solo sulla scorta di modelli architettonici, ma piuttosto di strategie d’adattamento, modificazione, mimesi e persino auto-organizzazione.
In questo caso i temi andranno dal recupero dei grandi complessi di edilizia sociale degradati alla trasformazione in abitazioni di edifici industriali e di altro tipo, fino agli alloggi per i ceti marginali.
Gli invitati saranno scelti in base all’affinità del proprio lavoro con uno o l’altro dei due temi. Nei limiti del possibile, la selezione tenderà a rompere le caste generazionali, per proporsi come risposta da parte dell’architettura italiana ad una grande e complessa domanda sociale.
Testo a cura di Francesco Garofalo, curatore della Mostra "L’Italia Cerca Casa / Housing Italy" |
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