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Out Here: Disquieted Architecture |
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Padiglione Portogallo alla 11. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia |
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VENEZIA, dal 12/09/2008 al 23/11/2008
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"Out There: Architecture Beyond Building” può implicare una dimensione dell’esterno talmente attiva e pienamente integrata in un interno da indurre un esteriore illimitato nell’interiore. Il “qui fuori”, in continua espansione, garantirebbe così l’ampliamento dell’architettura, un’interpretazione secondo cui il problema in questione non sarebbe più la ricerca di una casa, di una dimora in grado
di proteggerci in un mondo in costante mutamento, ricerca ansiosa di recuperare qualche neoarcaismo non dopo la contemporaneità bensì prima, né sarebbe la definizione di una
disseminazione, di un nomadismo del processo di costruzione, disseminazione che la porterebbe nello spazio pubblico e artistico della vita contemporanea. In questo caso, la moltiplicazione di elementi eterogenei, caotici e discontinui mancherebbe della consistenza necessaria di un’architettura per un tempo “disarticolato”. Da questa riflessione è emersa l’idea di un’inquietudine permanente, di un esterno più esteriore di qualunque altro esterno perché alberga nell’interno, oltre ogni punto distinguibile, sfociata nel “qui fuori: architettura inquieta”.
Questa inquietudine, questo movimento tra l’interno e l’esterno, è fondamentale per analizzare i successi e gli insuccessi dell’architettura portoghese. Ogni volta che è stata fermata o catturata, la singolarità portoghese è morta. A sprazzi, però, alcuni architetti hanno tracciato linee convergenti partendo dall’intervallo, o dall’intensità, dell’inquietudine. È stato un movimento creativo produttivo
che ha rafforzato la consistenza del nostro esterno “qui”, oltre ogni “lì”, movimento che ha scoperto un terreno di sperimentazione in costante espansione: il “qui fuori” ha svelato orientamenti insospettati per il futuro dell’architettura portoghese.
L’invenzione degli spazi in intervalli differenziali (un esterno che si espande in un interno perpetuamente mobilitato attraverso questa espansione paradossale), la sperimentazione, la coesistenza o l’abbinamento di elementi eterogenei sono, dunque, alcune caratteristiche dell’opera
singolare di una coppia di autori che, a nostro parere, può scontrarsi proficuamente per approfondire ulteriormente l’“architettura inquieta”: l’architetto Eduardo Souto de Moura e l’artista Ângelo de Sousa.
L’interesse per la formulazione di un contraddittorio “qui fuori” è la continuità di un movimento espansivo, formulazione che si concretizza meglio in un esperimento architettonico, nella
mobilitazione del padiglione portoghese come contesto di laboratorio, che nella documentazione di eventi precedenti. Per promuovere la trasformazione, per proiettarsi nel futuro anziché accedere al presente o al passato recente, è più utile un programma basato su esperimenti architettonici che
retrospezioni rigorosamente definite, ed è questo l’obiettivo generale della rappresentazione portoghese: materializzare temporaneamente l’inquietudine eteronima in un contraddittorio “qui fuori”.
Eduardo Souto de Moura, espositore
Architetto portoghese, nasce a Porto nel 1952, dove vive e lavora. Dopo gli studi presso la School of Fine Arts di Porto, Souto de Moura comincia la sua carriera collaborando con lo studio di Álvaro Siza Vieira, architetto con cui in seguito realizzerà, come co-autore, numerosi progetti, dal padiglione portoghese per l’Expo 2000 ad Hannover al padiglione della Serpentine Gallery di Londra (2005). Il suo lavoro ottiene numerosi riconoscimenti fin dal 1980, quando Souto de Moura avvia l’attività del suo studio. Relatore presso rinomate università europee, espone i suoi progetti in umerose mostre. Il Braga Municipal Stadium è uno dei suoi lavori più famosi.
Ângelo de Sousa, espositore
Artista visivo portoghese, Ângelo de Sousa nasce a Maputo in Mozambico nel 1938 e vive e lavora a Porto. Si laurea presso la School of Fine Arts di Porto, oggi Fine Arts School of the University of Porto, dove insegna dal 1962 al 2000 e dove riceve il titolo di Professore Emerito. Disegnatore,scultore, pittore e filmmaker, Ângelo de Sousa espone i suoi lavori con regolarità a partire dal 1959. Il Museo Serralves ha presentato due antologie delle sua opere nel 1993 e nel 2001, e il
Centro d’Arte Moderna della Fondazione Gulbenkian ha ospitato due importanti retrospettive nel 2003 e nel 2005. Nel 2007 Ângelo de Sousa riceve il Premio Gulbenkian per l’arte.
Joaquim Moreno, Curatore
Architetto portoghese nato nel 1973 a Luanda in Angola, Joaquim Moreno vive e lavora a New York. Dopo la laurea presso la facoltà di Architettura dell’Università di Porto frequenta un Master presso la Barcelona Technical School of Architecture. Attualmente lavora per il Media and Modernity Program del Dipartimento di Architettura di Princeton ed insegna come assistente alla Columbia University. Moreno non si occupa solo di architettura, interesse spesso messo da parte in seguito all’impegno dedicato al suo progetto di ricerca, ha infatti lavorato soprattutto come editore e curatore.
José Gil, curatore
Filosofo portoghese nato nel 1939 a Maputo, in Mozambico, José Gil vive e lavora a Lisbona. Dopo gli studi di Matematica, si laurea in Filosofia alla Sorbona e comincia l’attività di insegnamento nel 1965. Dopo dieci anni fa ritorno in Portogallo. Professore di Estetica e Filosofia Contemporanea,
comincia a pubblicare regolarmente a partire dagli anni Ottanta, divenendo “uno dei 25 maggiori pensatori al mondo”, come scrive Le Nouvel Observateur. Tra le sue pubblicazioni più recenti:Portugal, Hoje. O Medo de Existir and O Imperceptível Devir da Imanência – Sobre a Filosofia de
Deleuze.
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Contatti |
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Fondaco Marcello, San Marco 3415
Inaugurazione:12/09/2008, h 19:30
Orari di apertura al pubblico: h 12,00 – 20,00
Organizzazione
Direcção-Geral das Artes
Sandra Vieira Jürgens/ Maria Schiappa
Email: [email protected]
Arte Communications
E-mail: [email protected]
[email protected]
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Link |
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http://www.dgartes.pt/outhere/index.htm |
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