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Cersaie 2011 |
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Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno |
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BOLOGNA FIERE, dal 20/09/2011 al 24/09/2011
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Cersaie 2011 si terrà dal 20 al 24 settembre – una settimana prima della canonica data a metà tra settembre ed ottobre. Dall’Eden Ceramico, tema dell’edizione di quest’anno, si passa a “Ceramic Evolution”, una sfida ancora una volta per la ceramica italiana che ha dimostrato con questo Cersaie la capacità di rinnovarsi abbinando tradizione e innovazione, funzionalità e design e mantenendo, anche in questi anni difficili, la leadership assoluta nel mondo per valore delle esportazioni.
Patricia Urquiola arriverà a Cersaie mercoledì 21 settembre alle ore 10.00. “Blurring boundaries - Interconnesioni tra progetto di product design e architettura. Confini culturali tra integrazione, sovrapposizione e rispetto identitario” il titolo del suo intervento.
Nata a Oviedo, nelle Asturie, frequenta la facoltà di architettura al Politecnico di Madrid e, successivamente, il Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1989 con Achille Castiglioni. Da allora Patricia Urquiola vive e lavora a Milano, dove si forma professionalmente a partire dagli insegnamenti di Bruno Munari, tra i padri della scuola milanese. Dal 1990 al 1992 è assistente di Eugenio Bettinelli e di Achille Castiglioni al corso di design industriale del Politecnico di Milano e all’E.N.S.C.I. di Parigi.
Nel 1991 inizia a lavorare per l’ufficio Sviluppo del prodotto di Maddalena De Padova, diventandone presto la responsabile. Qui incontra Vico Magistretti, con cui più tardi collaborerà. Nel 1998 inizia a lavorare con Moroso, per il quale progetta una nuova concezione del “sedersi” con componenti interscambiabili per un ambiente di soggiorno veramente modificabile. Con i suoi prodotti, tende a creare ambienti che infondano una sensazione di intimità e comfort e invitino allo stare insieme.
Nel 2001 apre a Milano un proprio studio di progettazione dove si occupa di design, allestimenti e architettura. Come designer collabora con decine di aziende, tra cui Agape, Alessi, B&B Italia, Driade, Flos, Foscarini, Kartell, Molteni, Rosenthal. Alcuni dei suoi prodotti sono esposti nelle collezioni permanenti del MoMA di New York e di altri musei. Tra i suoi progetti più recenti: il Mandarin Oriental Hotel a Barcellona, il W Resort & Spa a Vieques (Porto Rico), i negozi di Gianvito Rossi, gli showroom di Flos e Moroso a Londra e l’allestimento generale del Padiglione Spadolini a Pitti Uomo 2010, a Firenze.
È stata premiata Designer of the Year dalle riviste Wallpaper e Elle Deco, e Designer of the Decennium 2000-2010 dalle riviste tedesche Home e Häuser. Ha ricevuto, inoltre, il Red Dot Award e il Chicago Athenaeum Good Design Awards. Mostre personali sul suo lavoro sono state esposte nei musei di tutto il mondo.
Quando la sostenibilità in architettura diventa strumento per rispondere alle esigenze dei Paesi emergenti. A Cersaie va in scena "Nuove architetture", un incontro tra i protagonisti internazionali dell'architettura "socialmente impegnata", dove la scienza dell'abitare si fonde con il diritto alla scuola, alla salute, al lavoro
Lo sviluppo è un diritto. Quello sostenibile, una necessità: ambientale, certo, ma soprattutto sociale e culturale, specialmente in quei Paesi dove a una crescente “domanda di sviluppo” non sempre si accompagna la valorizzazione delle traduzioni, l’uso sostenibile delle risorse, né si propongono soluzioni abitative adeguate alle differenti peculiarità culturali, sociali, anche climatiche.
Prende le mosse da questi obiettivi il convegno “Nuove architetture”, che vede a Cersaie 2011 l’incontro tra i protagonisti dell’architettura dei “Paesi emergenti”, moderati da Fulvio Irace, ordinario di Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano ed esperto di questioni storiografiche dell’architettura italiana e internazionale.
Ad essere di scena alla Galleria dell’Architettura, martedì 20 settembre alle 14, saranno proprio le soluzioni adottate in architettura perseguendo il fine della sostenibilità. Come quelle di Bjoy Jain, architetto indiano titolare dello Studio Mumbai, tornato in patria dopo anni di formazione e lavoro nello scenario europeo e statunitense, e profondamente colpito da come l’architettura indiana sia stata ridotta a semplice “copia” di quella occidentale. Da qui la decisione di fondare un proprio studio, dove artigiani, falegnami, scalpellini non sono solo “esecutori”, ma consulenti. Dove le risorse locali, anche a livello di materiali, diventano veicolo dell’architettura sostenibile e al tempo stesso un modo di valorizzare la tradizione, in un connubio di alto livello tra cultura occidentale e autoctona. Autore di progetti come il Palmyra House a Mumbai, Jain è stato insignito del Global Award for Sustainable Architecture, nel 2009, e ha partecipato alla scorsa edizione della Biennale di Architettura di Venezia con la personale “WorkPlace”.
Un altro racconto è quello di Diébédo Francis Kéré, originario del Burkina Faso e anch’esso portatore di una visione sostenibile dell’architettura che porta con sé implicazioni sociali e culturali rivoluzionarie. “Help to self-help”, questo il motto di Kéré, che già durante gli studi in Germania si era fatto portatore di progetti per aiutare il popolo del proprio Paese d’origine a dare una risposta soddisfacente alle esigenze abitative e di sviluppo urbano, da un lato, di scolarizzazione, assistenza sanitaria, occupabilità delle donne, dall’altro. Kéré ha oggi all’attivo progetti in tutto il mondo ed è stato premiato con l’Aga Khan per l’Architettura per la scuola realizzata nel proprio villaggio natale, Gando.
Da “global” a “glocal”, dunque, terreno d’azione di Emilio Caravatti, architetto nativo di Monza che ha fatto a sua volta dell’impegno sociale il carattere distintivo del proprio percorso. Forte di importanti realizzazioni in Italia e all’estero, Caravatti fonda nel 2006 Africabougou, onlus nata per portare in Africa occidentale quelle infrastrutture pubbliche (specialmente scuole e ospedali) che rappresentano la condizione essenziale per dare un futuro alle popolazioni di quelle zone. Docente al Politecnico di Milano, l’architetto brianzolo è stato insignito del Brick Award 2010, a Vienna, è stato menzionato come finalista per la Medaglia d’oro dell’architettura italiana 2009, insignito della menzione speciale al Premio Arches 2006, proprio per gli importanti progetti realizzati sul suolo africano.
Quarto protagonista di Nuove Architetture è Riccardo Vannucci, architetto romano il cui percorso professionale si dipana tra design, ingegneria e management. Titolare dal 2006 di Fare Studio, ha lavorato in Italia, Medio Oriente e Africa, a cominciare proprio dal Burkina Faso – con la progettazione del Centro per la salute femminile e la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili – per opere che sono valse a Vannucci numerosi riconoscimenti, inclusa la selezione tra i 19 finalisti dell’Aga Khan Award 2010.
Non poteva infine mancare un rappresentante della vivace architettura cinese: Zhang Ke, fondatore di Standardarchitecture, studio di Pechino che raggruppa progettisti con formazioni diverse tra Cina, Europa e USA. Tra le opere al suo attivo numerosi edifici pubblici, quali la base di approdo ed il centro visitatori sul fiume Yalutsangpu in Tibet.
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