La Facoltà di Architettura di Cagliari ha avviato un programma di ricerca e didattica centrato sul problema della città antica e delle sue relazioni con i quartieri moderni.
Castello, a Cagliari, è stato al centro di un ciclo di lezioni e seminari che Giorgio Grassi ha tenuto presso la Scuola di Dottorato della facoltà nei mesi di aprile e maggio. "Vecchio e nuovo. Questioni di progettazione" è il titolo della conferenza che Grassi propone come esito conclusivo di questa esperienza e rappresenta l'occasione per un confronto tra il suo modo di lavorare, i suoi progetti e i grandi temi progettuali della città storica di Cagliari: dall'Anfiteatro Romano, ai vuoti urbani di Castello, al sistema monumentale delle fortificazioni.
La conferenza avrà luogo a Cagliari il prossimo 30 maggio, con inizio alle ore 17,00 presso l’Aula Magna della Facoltà di Architettura in via Corte d’Appello. Interverranno l'Assessore all'Urbanistica Paolo Frau, il Preside della Facoltà di Architettura Antonello Sanna e il professor Nicola Di Battista. L’iniziativa è organizzata dalla Presidenza della Facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari.
Giorgio Grassi è una delle personalità più significative e importanti dell’architettura contemporanea del nostro paese. I suoi progetti, i suoi scritti e il suo insegnamento hanno profondamente influenzato e indirizzato il dibattito architettonico fin dagli anni ’60, assumendo da subito una grande rilevanza internazionale.
Nato a Milano nel 1935, ha insegnato nelle università di Pescara, Valencia, Losanna, Zurigo e, dal 1977, al Politecnico di Milano. Suo è il restauro del notissimo e discusso teatro romano di Sagunto, suoi sono diversi edifici a Berlino, Valencia, Groningen, Santiago de Compostela.
La sua carriera - influenzata da Adolf Loos, Peter Oud, Heinrich Tessenow e Ludwig Hilberseimer -, è ora ripercorsa in Una vita da architetto, libro autobiografico editato dalla Franco Angeli:"il sogno che inseguo da sempre è quello di un’architettura fatta solo di cose necessarie, e questo è anche il difficile obiettivo pratico del mio lavoro. Un’architettura fatta solo di cose necessarie vuol dire un’architettura fatta solo di cose concrete e vere, di cose immediatamente comprensibili perché rispondenti soltanto al loro scopo, vuol dire un’architettura che non ha bisogno di artisti perché quello di cui è fatta è alla portata di tutti, che non ha bisogno di interpreti perché è di per sé evidente”.