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MOSTRA ARCHITETTURA

Giuseppe Terragni. Il primo architetto del tempo
Retrospettiva dedicata all'architetto razionalista italiano
mostra  VIA DEL CAMPANILE, 13 FOLIGNO, dal 06/10/2012 al 09/12/2012
Il Razionalismo in Architettura è un prodotto della civiltà attuale come il Rinascimento fu un prodotto della cultura Umanistica.
Giuseppe Terragni
 
Nell’ambito della programmazione espositiva del CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, Sabato 6 Ottobre 2012 alle ore 18.00, si inaugura la mostra dedicata all’opera di Giuseppe Terragni, a cura di Attilio Terragni – Centro Terragni - e di Italo Tomassoni - CIAC.
 
Di tutto il secolo scorso, un’epoca particolarmente feconda per l’architettura italiana, la figura di Giuseppe Terragni (1904-1943) spicca in maniera singolare  tra i numerosi architetti di grande operosità e d’influenza internazionale: è suo infatti il merito di aver concepito il nuovo con lucida volontà, promosso un’intera generazione all’avanguardia in Europa, ripensato i termini dell’edificare. In meno di quarant’anni Terragni abbozza l’intero percorso dell’architettura moderna, portando l’Italia nella modernità e lanciando il pensare all’italiana in tutto il mondo.
 
Terragni reagisce con lucida prontezza a diversi movimenti innovatori del primo dopoguerra (Francia, Austria, Germania, Olanda, Stati Uniti), quando questa cultura sopranazionale esordisce in riviste come Il Novecento, pubblicata dall’amico Massimo Bontempelli. Riesce a far confluire nella sua architettura tendenze contrastanti, pur integrandole in veri manifesti del costruire. Passando attraverso gli anni Venti e Trenta del Novecento alla velocità di una cometa, lascia sul suo percorso diversi edifici e progetti — la Casa del fascio di Como, l’Asilo Sant’Elia, la casa per appartamenti Giuliani-Frigerio, le abitazioni di Milano e il Danteum di Roma — che si sono iscritti negli annali del secolo.
Uomo di grande sensibilità e forte impegno morale che, persino durante la tremenda campagna di Russia, trova il tempo per ritrarre in disegni e acquerelli uomini e fiori, professionista appassionato che inventa fino ai minimi particolari anche gli arredi degli edifici realizzati, pensatore dell’architettura che si preoccupa di pubblicizzare le ragioni del suo modo di progettare come se si aspettasse di vivere l’intero secolo, Giuseppe Terragni ha rinnovato le pietre miliari dell’architettura, assicurando al secondo dopoguerra un patrimonio d’idee che ha permesso di proseguire le conquiste della modernità.
 
Viviamo in tempi che sembrano avere gli stessi problemi di allora.Terragni, come noi oggi, aveva alle spalle un mondo torbido e inquieto, ed era ossessionato dal problema della ricostruzione di un ordine trasparente, aperto sul progresso, che potesse garantire la stabilità, ma includesse il cambiamento.
L’attualità di Giuseppe Terragni sta nell’aver capito che l’architettura non è un atto individuale, bensì uno strumento potentissimo di analisi e di trasformazione sociale e politica.
In Terragni l’architettura cessa dunque di essere un fatto privato e appare per quella che deve essere in una nazione alla ricerca della propria identità: una procedura pubblica, come tale vincolante, sottratta ai giudizi e ai capricci individuali, diventando la nuova base responsabile del consenso sociale.
Ciò che fa epoca è la sua dichiarazione che “essere del proprio tempo è essere di tutti i tempi”, e che proprio come “la
grande letteratura o la grande musica, l’architettura può raccontare la storia dell’animo umano”.
Con ciò, Terragni intende che l’architettura, per essere il linguaggio della creatività e della conoscenza, l’espressione di un nuovo umanesimo, non deve essere scialba espressione di rivoluzioni tecnologiche o di acrobazie individuali, ma è un oggetto animato, che “ vive e respira, ha un dentro e un fuori, un corpo e un’anima come l’essere umano ”. E come un essere vivente, l’architettura, con la sua saggezza geometrica, con le sue proporzioni e i suoi ritmi, cambia per sempre il modo in cui le persone vedono il mondo. Diventa un magnifico esempio, per tutti, di creatività che trasforma le condizioni storiche, politiche, pratiche e teoriche, in forme e spazi responsabili della vita collettiva.
L’architettura è dunque per Giuseppe Terragni un linguaggio del tempo, la vivente rappresentazione del nostro
irripetibile tempo, e racchiude, nelle forme e nei suoi materiali, un principio intellettuale di portata universale: quello di poter riflettere sulla nostra esperienza di esseri viventi, immersi in particolari circostanze storiche, di uomini che vogliono comunicare ad altri uomini che verranno.
 
 
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