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Passeggiate Romane 2012 |
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Corviale: un oggetto di riflessione |
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VIA MARINO MAZZACURATI, 61-63, domenica 17 giugno 2012
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Al via domenica 17 giugno alle ore 11,30 ilquinto appuntamento delle passeggiate romane con la visita al ‘Corviale: un oggetto di riflessione’ attraverso la lettura di Alessandra Montenero, autrice, con altri, del progetto e docente di Urbanistica oggi libero professionista e per molti anni Direttore di uffici tecnici del Comune di Roma e del Dipartimento Lavori Pubblici e Manutenzione Urbana.
La visita guidata è l'occasione per ripercorrere le tappe degli interventi post bellici dell’INA-CASA e poi della GESCAL il cui primo e significativo finanziamento pubblico per l’edilizia sovvenzionata a Roma in attuazione della legge 167/62, datato all’inizio degli anni settanta, mette in cantiere tre comprensori, Corviale, Laurentino e Vigne nuove, vincolati con la stessa legge e compresi in quello che fu definito il più grande Piano di Edilizia Residenziale Pubblica d’Italia, previsto per circa 700.000 abitanti.
Da un'idea di Marina Natoli, Valentina Piscitelli e Roberto Veneziani, il primo ciclo di “Passeggiate romane” sta ottenendo un grande successo di partecipazione e si è rivelato un importante strumento di socializzazione. Le passeggiate rivelano in modo inedito la città attraverso una serie di percorsi che l’ IN/ARCH Lazio promuove invitando esponenti del mondo dell’architettura e della cultura a divenire protagonisti attivi dell’Istituto, ma soprattutto, con il loro impegno, viene resa una concreta testimonianza dell’inestimabile ricchezza e qualità dei luoghi in cui viviamo.
Il contributo delle passeggiate romane è indirizzato a sostenere la campagna di tesseramento annuale dell’unico Istituto culturale riconosciuto giuridicamente (Decreto Presidenziale 28 Marzo 1972 n. 236).
Per la prima edizione sono stati scelti alcuni momenti salienti della storia edilizia di Roma antica moderna e contemporanea. Si vuole ripercorrere la genesi e l’impatto che essi hanno avuto sulla città, al fine di evidenziare e collegare episodi edilizi significativi distribuiti all’interno del tessuto urbano e riscoprire insieme il valore delle relazioni e la funzione educativa della bellezza.
In programma itinerari lungo il quartiere Parioli con Franco Luccichenti e Roberto Dulio, il quartiere Prati con Enrico Conti, i teatri con Andrea Penna, i ponti con Enzo Siviero, Corviale con Alessandra Montenero, il quartiere Ostiense con Maximiliano Pintore, Il disvelamento dell'Eur da mito a luogo metafisico a quartiere con Emma Tagliacollo, la Facoltà di matematica e la Città universitaria con Simona Salvo.
Ci si incontra per passeggiare e ascoltare le suggestioni di Roma, per accrescere la consapevolezza della straordinaria storia millenaria della nostra città e la qualità della nostra vita. La buona architettura è infatti portatrice di valori positivi come la sicurezza, la funzionalità, la bellezza, oltre ad essere motore di innovazione, ricerca e sviluppo. È un esempio concreto di come si possano tradurre in realtà quei valori che hanno fatto del nostro Paese, nei secoli, un luogo unico al mondo.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
24 GIUGNO OSTIENSE MAXIMILIANO PINTORE
1 LUGLIO EUR EMMA TAGLIACOLLO
CORVIALE: “oggetto” di riflessione a cura di Alesandra Montenero
L’assunto culturale che contraddistinse le prime realizzazioni del P.E.E.P. e che perdurò a lungo, fu quello di considerare i piani di zona come fossero “quartieri unitari”, seppure con previsioni variabili tra i cinquemila ed i venticinquemila abitanti, spesso caratterizzati dalla volontà dei progettisti di enfatizzare la dimensione degli edifici creando una voluta soluzione di continuità con il tessuto circostante.
Corviale rappresenta la concretizzazione di una ricerca sull’habitat che si voleva porre come alternativa all’inesistenza di qualsiasi modello della periferia, aggregando al suo interno ed integrandole alla residenza molteplici funzioni sociali, educative e commerciali, in evidente opposizione alla disaggregazione esistente tra le abitazioni ed i rarefatti e carenti servizi allora esistenti nell’intorno.
La superficie interessata è di circa 60 ettari sulla quale insiste, con tutta evidenza, un grande edificio che con la sua architettura e complessità era destinato ad accogliere significative relazioni urbane previste nel piano di zona.
All’interno dell’edificio lungo un chilometro si trovano alloggi per 6.300 abitanti, cinque spazi verdi, tre gruppi di servizi, costituiti da un asilo-nido, una scuola materna ed un gruppo di servizi commerciali ed un intero “piano libero”, situato al quarto piano, per botteghe, studi professionali, attività artigianali, ambulatori e comunque servizi di pubblico interesse. Al piano terra un grande garage avrebbe dovuto garantire un posto macchina per ogni alloggio. L’organizzazione interna di tale complesso edificio era basata su cinque unità funzionali e di gestione, ciascuna dotata di una piazza di ingresso con servizi di portineria per lo smistamento e per il controllo oltre ad una grande sala per attività sociali ed extra scolastiche.
In posizione centrale dell’edificio principale si stacca un edificio in linea, certamente più esiguo e con lo scopo formale e funzionale di collegamento con la zona residenziale preesistente, avente al suo interno, come previsione, una strada pedonale con negozi al cui termine un centro commerciale doveva rappresentare una apertura-porta di accesso alla città.
Alla Biennale di Venezia 1976, come esempio di rapporto sociale a grande scala, era stato esposto il progetto di Corviale, progetto al quale cinque scultori romani, Carrino, Magnoni, Santoro, Uncini e Lorenzetti, avevano collaborato con il compito di connotare differentemente con le loro opere i cinque punti nodali ed i relativi percorsi d’accesso e percorsi interni del complesso edilizio-quartiere.
Quando fu messa la prima pietra, il progetto fu elogiato anche dal Cardinale Poletti, vicario di Roma, per tutte le opportunità di integrazione sociale e di servizi che la realizzazione avrebbe dovuto garantire ai suoi futuri abitanti.
Chi erano i progettisti di Corviale? La modalità di affidamento degli incarichi da parte dello I.A.C.P. (oggi ATER ) prevedeva generalmente la formazione di gruppi costituiti da progettisti di diverse correnti politiche. E così avvenne con l’incarico a cinque professionisti e docenti universitari, G. Sterbini, M. Fiorentino, F. Gorio , P.M .Lugli, M. Valori, con formazione culturale profondamente diversa ma tutti con una notevole esperienza nel campo della progettazione dell’edilizia residenziale, con la richiesta ad ognuno di essi di segnalare quattro nominativi di altri professionisti per costituire un gruppo universitario di lavoro adeguato alla rilevanza quantitativa dell’intervento da progettare.
Si trattava quindi di un insieme, coordinato da Mario Fiorentino composto da professionisti affermati e da giovani laureati, poi affiancato per le “strutture” da Riccardo Moranti e per gli impianti da “G. Parolini”.
A seguito delle prime ipotesi progettuali, fu scartata l’ipotesi di utilizzare diverse tipologie edilizie case a torre, in linea, a schiera o quant’altro che avrebbero solo offerto un mix di carattere formale senza alcun valore aggiunto per un intervento edilizio che intendeva considerare unitariamente gli 8.500 abitanti previsti.
Anche nel caso di Corviale si era dimenticato che gli utenti dell’edilizia sovvenzionata non scelgono la propria abitazione, ma la “casa” viene loro assegnata.
La grande utopia dei progettisti fu anche quella di ipotizzare che la pubblica amministrazione fosse in grado di modificare il proprio standard realizzativo e gestionale dei pubblici servizi e che fosse possibile attribuire l’onere dell’organizzazione di molteplici forme di auto-gestione dei “locali di uso comune” a migliaia di soggetti assegnatari di alloggi sovvenzionati.
Purtroppo la generalità dei vani da destinare a funzioni non residenziali, costruiti dallo I.A.C.P. contestualmente agli alloggi, è ancora priva di un efficace controllo gestionale e generalmente risulta utilizzata abusivamente come abitazione.
Seppure Corviale sia spesso divenuto simbolo negativo delle periferie urbane ed assunto come immagine per rappresentare le più gravi situazioni di degrado urbano e sociale, da qualche anno si stanno formulando ipotesi per un miglioramento della funzione abitativa escludendo sia la sua totale rifunzionalizzazione con destinazione non residenziale che l’integrale demolizione.
Seppure con molti rilevanti ritardi i servizi pubblici esterni al complesso edilizio sono stati in gran parte realizzati e le aree verdi sono sufficientemente mantenute, ma appare necessario che al quarto piano siano finalmente inserite quelle attività non residenziali che erano previste nel progetto e nella conseguente realizzazione, con quella necessaria trasparenza ed evidenza architettonica che locali con funzioni non residenziali, serviti da un percorso di interesse pubblico, dovrebbero garantire.
La società come detto è ormai cambiata, nessuno oggi penserebbe che persone disomogenee decidano di auto convocarsi per discutere di comuni problematiche utilizzando le ampie sale riunioni, ma anche in questo caso è possibile per la pubblica proprietà ipotizzare soluzioni operative.
Per garantire qualità e funzionalità al modello originariamente prescelto e dopo trentacinque anni dalla sua incompleta realizzazione risulta necessario riattualizzarlo considerando anche le attese non soddisfatte degli attuali abitanti.
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