Le architetture, le strade, le piazze, gli oggetti progettati, quelli spontanei, i dettagli; tutte quelle cose che determinano il carattere e la personalità di un contesto e modellano lo stato d’animo di chi si trova ad esserne partecipe anche solo per poco. Ci si innamora di un luogo allo stesso modo e con gli stessi tempi con cui ci si innamora di una persona. Non è razionalizzabile, si tratta di qualcosa di intimo ed intangibile.
Il termine Senso, adottato nel titolo, vale come "significato" ma anche come "capacità di recepire" e dunque "essere vivo". Il Senso delle Cose cerca di raccontare, con il disegno, l’anima dei luoghi e degli oggetti che ne fanno parte, assieme alle memorie che custodiscono; vuole fotografare ciò che i latini chiamavano genius loci.
Quel "Patrimonio orale ed immateriale dell’umanità", che l’Unesco riconosce a luoghi intensi quanto inafferrabili come la piazza Jâmaa el-Fnâ a Marrakech. Per questo motivo, ogni contesto viene vissuto e poi raccontato con una tecnica ed uno stile narrativo specifico, lasciando aperta la struttura di ogni nuovo capitolo / destinazione, sia sul piano dello stile grafico che su quello della narrazione.
Il progetto, che viene presentato qui al Chiostro, comprende il racconto di 20 luoghi in 5 continenti. I luoghi raccontati in questa occasione sono Napoli, San Francisco, Chicago, Essaouira; e Roma, naturalmente.