13/09/2006 – Come potrebbe svilupparsi la città ideale nell’architettura italiana del futuro? Venti gruppi di progettisti under 40 immaginano differenti ambiti progettuali della città che potrebbe nascere tra vent’anni: Vema. È questo il tema della mostra “La Città Nuova. Italia-y-2026. Invito a Vema” che il nuovo Padiglione Italiano ha presentato nell’ambito della 10. Mostra Internazionale di Architettura a Venezia.
Situata tra Verona e Mantova (da cui il nome “Vema”, composto dalle prime sillabe delle due città), in prossimità dell’incrocio dei corridoi ferroviari europei Lisbona-Kiev e Berlino-Paermo, Vema rappresenta una possibile ipotesi di sviluppo urbano per una città che vivrà nel 2026. Data non casuale, dal momento che coincide col centenario dell’esordio del “Gruppo 7” al quale – spiega il curatore della mostra Franco Purini – si deve la nascita dell’architettura moderna italiana.
Si tratta di un tentativo di riconfermare il ruolo chiave dello spazio pubblico immaginando una città utopica all’interno della quale viene sperimentato ogni ambito progettuale: la casa, il lavoro, l’arte, le infrastrutture, il verde, il tempo libero, l’energia.
A Vema il trasporto pubblico è meccanizzato; lo spazio verde si configura come un vero e proprio “giardino tecnologico” dotato di innovativi dispositivi fotovoltaici ed eolici che assicurano l’autosufficienza energetica della città.
Un modello di città che intende sostituire la attuale “proliferazione incontrollata” di case, capannoni e centri commerciali con una differente realtà urbana, in grado di favorire nuove relazioni territoriali.
Pier Vittorio Aureli, Dogma|Office ha realizzato il progetto del cimitero; Avatar Architettura del mercato; Lorenzo Capobianco degli studi televisivi. Elastico spa + Elastico 3 si è occupato del polo scolastico; Giuseppe Fallacara del lago; Santo Giunta degli uffici e del municipio della città.
Il gruppo Iotti + Pavarani ha disegnato il centro commerciale; il gruppo Raffaella Laezza, Michele Moreno, Giovanni Santamaria lo spazio sacro; Liverani - Molteni architetti la città fabbrica; ma0 / emmeazero studio d’architettura il museo; Antonella Mari l’ospedale; Masstudio il parco del confine; Stefano Milani i depositi industriali; Moduloquattro la mediateca; Tomaso Monestiroli e Massimo Ferrari il teatro; OBR Open Building Research il parco dello sport; Gianfranco Sanna il ricettivo; Andrea Stipa il polo dell’intrattenimento; lo studio.eu del parco dell’energia, ed infine Alberto Ulisse il sistema delle barre infrastrutturali.
Purini ha inoltre suggerito ai giovani progettisti invitati ad immaginare la città del futuro di inserire nei loro progetti la dimensione dell’arte invitando pittori e scultori a loro affini. Con l’obiettivo di riaffermare la contiguità tra arte e architettura.
In esposizione non solo immagini della nuova città. Una “stratificata performance visiva” racconta inoltre vicende, volti e opere dell’architettura italiana del XX secolo in una “sorta di grande romanzo popolare”.
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