05/12/2006 – Il Concorso internazionale di progettazione per la riqualificazione del Mausoleo di Augusto e di Piazza Augusto Imperatore a Roma è stato vinto dal progetto URBS et CIVITAS.
Lo ha reso noto lo scorso 26 novembre la Giuria composta da Francesco Venezia (Presidente), Manuel De Sola’ Morales, Angelo Bottini, Giovanni Carbonara, Shlomo Aronson, Philippe Daverio, Eugenio La Rocca, Francesco Garofalo, Daniel Modiglioni, Guido Ingrao (membro effettivo nella seconda fase) e Luigi Franciosini.
Il gruppo vincitore, guidato da Francesco Cellini, è composto da nomi autorevoli del panorama architettonico nazionale: Mario Manieri Elia, Carlo Gasparrini, Renato Nicolini, Maria Margarita Segarra Lagunes, Giovanni Longobardi, Andrea Mandara, Giovanni Manieri Elia, Alessandra Macchioni, Vanessa Squadroni, Renzo Candidi, Dieter Mertens (consulente per l’archeologia), Elisabeth Kieven (consulente per la storia dell'arte), Maria Margarita Segarra Lagunes (consulente per il Restauro) e José Tito Rojo (consulente per il Paesaggio).
«Il progetto muove dalla considerazione della straordinaria centralità storica e caratterizzazione identitaria di un luogo urbano nel cuore di Roma, che ha avuto vicende oltremodo mutevoli lungo due millenni e una brutale trasformazione moderna, la quale ha messo in crisi l’autenticità dell’immagine e il ruolo urbano, sia del suo baricentro monumentale, che le demolizioni hanno isolato, che dell’immediato contesto architettonico. Questo è giunto a noi frammentato e incoerente, tanto da farne un sito freddo, sgradito e marginalizzato nonostante la sua centralità urbana e la non comune varietà di presenze monumentali: dal grande rudere, al san Carlo e le altre chiese, al Museo dell’Ara Pacis.
Riguardo al Mausoleo, si è voluto rispondere al tema dell’integrazione tra i due opposti modelli: dell’isolamento e della contestualizzazione, proponendo il rilancio del protagonismo.
Quanto all’atteggiamento progettuale, in un luogo grondante di storia ma di cui è urgente una rianimazione funzionale, le due vie della conservazione e dell’innovazione sono state percorse separatamente: affidando al restauro - inteso, però, anche come de-restauro e recupero del senso - il monumento antico; e all’innovazione, intesa nella proposizione di una nuova socialità urbana e nella confidenza dialogica delle parti, il frammentato intorno urbano.
Si è puntato sopratutto su due valori: per l’interno del monumento, l’effetto del vuoto, animato dalla dinamica labirintica e dell’attesa, connessa alla necessaria prosecuzione della ricerca archeologica; per l’esterno, la varietà armonica dei livelli pavimentali, giocati sulle componenti confortevoli del verde e dello spettacolo.
La lunga cordonata che dall’immensa abside di San Carlo al Corso scende fino al Tevere, restituendo unità e senso ad uno spazio oggi informe, propone alla città di Roma un nuovo scenario che richiama le spettacolari sistemazioni settecentesche di Ripetta (oggi scomparsa) e di Trinità dei Monti, ove valga la pena, come un tempo soleva nella Capitale, di muoversi e sostare».
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