02/02/2007 - L’Hotel Puerta America di Madrid rappresenta un’idea di libertà trasformata in realtà, uno spazio d’incontro dove si uniscono diverse culture e forme di in tendere l’architettura ed il design. È un’opera che sveglia i sensi dell’ospite, che rompe schemi grazie all’uso di diversi colori, materiali e forme.
Si tratta di un progetto unico che ha riunito diciannove tra i migliori studi di architetti e designer del mondo, di tredici nazionalità diverse.
Originalità, lusso, innovazione e libertà formale definiscono un albergo che stimola e risveglia i sensi dell’ospite. Ognuna delle sue piante propone un concetto diverso di camera. Tutte giocano con diversi materiali, colori e forme con il fine di creare spazi che riuniscono il meglio del design e dell’architettura d’avanguardia e dove la creatività e la libertà nello sviluppo di ognuno degli spazi hanno marcato l’opera.
L’Hotel Puerta América è, in sostanza, uno spazio eclettico ed audace che non rinuncia al confort. Camere con un’infinità di dettagli che incitano il visitatore a cercare nuove forme, ad interagire, a toccare, a vedere, e persino a respirare ed annusare... In definitiva, a godere senza limiti di uno spazio unico che si distingue specialmente per la sua qualità ed il suo ampio ventaglio di servizi.
La genesi dell’Hotel Puerta América parte dai dirigenti di Hoteles Silken che miravano alla creazione di un albergo unico al mondo che riunisse diversi modi di vedere l’architettura, il design e l’arte. Un progetto nel quale, lungo gli ultimi tre anni, si è lavorato in modo intenso con un investimento di circa 75 milioni di euro. La vasta superficie a disposizione, superiore ai 34 mila
metri quadrati, ha permesso di accogliere artisti di nazionalità e di culture diverse. Tutti insieme si sono imbarcati in un’idea ambiziosa che ha avuto come obiettivo quello di diventare un punto d’incontro con, come bandiera, la libertà creativa. Tutti i piani mostrano la stessa distribuzione, con una lobby centrale davanti all’uscita dell’ascensore ed un corridoio dal quale si diramano
le camere da un lato e dall’altro.
Il proposito era quello di offrire uno spazio dove ognuno degli architetti coinvolti potesse plasmare il meglio di se stesso, del suo lavoro ed in molti casi della sua cultura e del suo modo d’intendere il mondo attraverso non solo l’architettura ed il design, ma anche la fotografi a o la letteratura.
Jean Nouvel. L’architetto francese si è incaricato della facciata, dell’attico ed del dodicesimo piano, che conta 12 suite. In quest’ultimo spazio ha abbinato la fotografi a (le pareti sono foderate di immagini di donne e fiori) e l’architettura in modo da ottenere un luogo considerevolmente affascinante nel quale “vivere momenti eccezionali”.
Javier Mariscal e Fernando Salas pretendono far suscitare diverse sensazioni con il loro progetto grafico ideato per l’undicesimo piano. Utilizzano molti colori, specialmente nel pavimento delle camere e nelle pareti, con i quali riescono a trasmettere allegria ed inventiva.
Arata Isozaki offre all’ospite una decorazione squisita e rilassante in un decimo piano dalla chiara influenza giapponese. Il bagno richiama le tipiche tradizioni giapponesi: con il bagno e la doccia insieme ed il legno. Inoltre, richiama l’attenzione la presenza del soji, un pannello che ricorda quelli delle case tradizionali del Giappone.
Richard Gluckman si è occupato del nono piano, nel quale ha utilizzato materiali come il metacrilato in maniera inaspettata e sorprendente. Il suo concetto è quello di una scatola in una scatola. In questo modo, lo spazio si distingue per il suo ordine e la sensazione che dà è di leggerezza e candore.
Kathryn Findlay ha progettato l’ottavo piano. La sua intenzione era quella di creare un luogo di meditazione dove l’ospite potesse sognare o, come lei stessa assicura, ascoltare la brezza. L’architetto separa gli spazi unicamente con il supporto di tendaggi bianchi, ottenendo così uno spazio dal carattere femminile.
In questo piano, Jason Bruges, specialista nelle illuminazioni, ha creato, in collaborazione con Findlay, alcune istallazioni di luce per la lobby e per i corridoi che reagiscono al passo dell’ospite.
Ron Arad organizza lo spazio del settimo piano in maniera assai affascinante e fantastica tracciando delle direttrici su come dovrà essere l’albergo del futuro. Presenta la creazione di un percorso interno che va a scoprire ognuno degli spazi della camera.
Marc Newson propone nel sesto piano e nel bar due ambienti molto moderni, rilassanti e sofisticati nei quali gioca con l’uso di pochi materiali. Il corridoio del sesto piano è completamente rosso, di legno laccato che sembra uno specchio. Nel bar propone il concetto di ampiezza in un’opera in cui si distingue il bancone in marmo, un elemento di oltre 6 tonnellate di peso e 8.25 metri di lunghezza.
Victorio & Lucchino hanno trasformato il quinto piano in uno spazio molto accogliente applicando i valori che loro utilizzano nel campo della moda. Questi due stilisti di Siviglia hanno usato diversi tipi di stoffe, come ad esempio il lino, e hanno decorato le pareti delle camere con diversi motivi fino ad ottenere uno spazio veramente accogliente, caldo, dove l’ospite si sente quasi come avvolto dalle stoffe e i colori.
Plasma Studio (Eva Castro ed Holger Kehne) è uno studio di giovani architetti che cercano di “cambiare lo stereotipo dell’albergo inteso come spazio anodino” attraverso un progetto di stampo molto geometrico realizzato nel quarto piano. Si tratta di uno spazio quasi fantascientifico.
David Chipperfield propone nel terzo piano uno spazio semplice ma lussuoso, dove abbina rivestimenti fatti a mano, pannelli tappezzati e marmo bianco. Chipperfield dà vita a sensazioni di profondità e sorpresa curando l’abbinamento di colori e l’illuminazione sia nella lobby e nei corridoi che nelle camere.
Norman Foster ha creato nel secondo piano un ambiente sereno che isola il cliente dal fervore esterno. Il cuoio è il materiale più importante e mediante il suo utilizzo cerca di far suscitare nuove sensazioni acustiche e tattili.
Zaha Hadid è stata la prima a ricevere il premio Pritzker (il cosiddetto “Nobel dell’architettura”) ed ha progettato il primo piano. Si tratta di uno spazio che si distingue per la sua fluidità, per il gioco delle sue linee audaci. La camera da lui ideata sembra quasi un luogo più liquido che solido, dove la scelta posta sui materiali innovatori è un altro punto di forza.
John Pawson si è occupato della hall e dei saloni. Ha cercato di creare “uno spazio dove trovare tranquillità nel cuore dell’albergo”. E vi è riuscito grazie all’uso del legno e ad una proposta che nasconde la reception in una sorta di semicerchio, proteggendo così tutti i clienti che si trovano in questa zona dal rumorio tipico di un luogo di questo genere.
Christan Liaigre combina nel ristorante diversi aspetti della cultura spagnola, uno spazio che offre una cucina di qualità, dove solo i migliori prodotti, scelti con cura, vengono elaborati.
Teresa Sapey dà forma al garage con un interessante gioco di colori e rappresentazioni grafiche che “risveglia la parte emozionale dell’individuo, ma dove la funzionalità è alla base”. In questo modo ogni piano presenta un gioco di colori che nel primo seminterrato sono caldi.
Harriet Bourne e Jonathan Bell sono gli autori dell’aspetto paesaggistico. La vegetazione cambia secondo la stagione dell’anno. Infatti, secondo loro “l’integrazione tra vegetazione ed edifici è fondamentale”.
Arnold Chan, della Isometrix Ligthting and Design, si è occupato dell’illuminazione. Ha cercato di creare schemi adattati ai progetti di ognuno degli architetti.
Felipe Sáez de Gordoa (SGA Estudio). Ha sviluppato il progetto della struttura. Avendo acquisito molta esperienza in numerosi alberghi, è un architetto che già conosce perfettamente questo tipo di progetti. Ha creato le basi dello spazio sul quale dopo hanno operato gli altri architetti e designer.
Oscar Niemeyer. Il brasiliano Oscar Niemeyer è uno dei migliori architetti della storia. Ha creato per l’Hotel Puerta América una scultura che sarà collocata nel parco adiacente. Si tratta di un’opera a forma di falce che ricorda le forme poetiche dei suoi migliori edifici.
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