02/09/2008 – È davvero possibile individuare la ragione più profonda alla base della poliedricità stilistica dell’architettura australiana? Questo il principale interrogativo che ha animato l’ideazione dei 300 modelli architettonici e del caleidoscopio d’immagini di 80 edifici ospitati nel Padiglione Australiano per l’undicesima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, in programma dal 14 settembre al 23 novembre 2008.
La mostra “Abundance” , nata in risposta al tema posto dal Direttore della Biennale di Venezia Aaron Betsky “Out There: Architecture Beyond Building”, vede più di 180 studi professionali australiani impegnati nell’elaborazioni di nuovi modelli interpretativi.
Tanto i modelli, quanto le proiezioni, sono stati progettati nell’intento di segnalare come ciascun edificio, così differente da tutti gli altri, possa costituire un pilastro per lo sviluppo di un’ulteriore riflessione sull’architettura australiana, i cui significati e le cui funzioni vanno costantemente riesaminati e ri-definiti al ritmo della postmodernità. Lo spettatore avrà dunque modo d’immergersi nell’eclatante varietà estetica dell’architettura australiana, passeggiando tra le gallerie del livello superiore e di quello inferiore del padiglione progettato da Philip Cox.
Le proiezioni, proposte su pareti e pavimenti del livello superiore, sono state suddivise in tre gruppi tematici, conformemente a quelli che lo storico dell’architettura Conrad Hamann ha definito “i tre temi principali”degli ultimi duecento anni di storia dell’architettura australiana, ovverosia: schemi, traduzioni e narrazioni, giocando sul paradosso per cui, proprio quella che una volta veniva ritenuta come “periferia dell’occidente tecnologico” dimostri oggi una vivacità ideativa a tratti interpretata come sintomo di “maturità nazionale”, a tratti dipinta come “emersa dal nulla”.
I 300 modelli di progetti - già ultimati o meno - sono esposti nella galleria del livello inferiore del padiglione alla maniera di un “giardino di sculture architettoniche”: sorretti da piedistalli di alluminio anodizzato giallo, celebrano, nella loro diversità, l’ibridismo dell’architettura australiana del ventunesimo secolo.
Una gigantesca casetta di cartone, “reinventata” nella forma di un imponente conglomerato urbano, la facciata dell’Australian Museum, ispirata al motivo filigranato delle ali di una falena, una “capanna futura” ricavata da un container per spedizioni, un pallone da football australiano tatuato con progetti edili, l’origami di una gru realizzato dalla manipolazione di fogli d’acciaio, la via d’accesso e l’ingresso del Victorian Space Science Educational Center, e un edificio di lusso ad uso misto ispirato a un fiocco di neve per Michael Schumacher ad Abu Dhabi costituiscono alcuni dei modelli proposti.
Il team creativo è composto da Neil Durbach, Vince Frost, Wendy Lewin, Kerstin Thompson e Gary Warner. Lucy Turnbull è Commissario per l’Australia. Lo storico dell’architettura Conrad Hamann ha fatto nel suo saggio per il catalogo una panoramica sulle produzioni e sugli insediamenti architettonici in Australia.
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