05/09/2008 - FARMWORK, Design Act e ReallyArchitecture[re:act]: questi i nomi dei tre gruppi di giovani architetti che hanno lavorato alla progettazione di un lavoro inerente il pensiero architettonico emergente a Singapore per l’11ª edizione della Biennale di Architettura.
Se Singapore non fa certo mistero del suo desiderio di divenire “design hub”, Richard Hassell, Co-Presidente della Commisione del Padiglione di Singapore, conscio del carattere multiforme e colorato dei processi progettuali sviluppati nella città-stato nel corso degli ultimi anni, ha asserito: “Gli architetti e i designer non lavorano in isolamento, perché traggono continua ispirazione dall’ambiente circostante e dai loro colleghi. È estremamente interessante osservare come le nuove forme di interazione, rese possibili dalla tecnologia di internet e dai fenomeni di ‘social networking’, stanno cambiando il modo in cui questi designer guardano al mondo, la maniera di accedere all’informazione e, di conseguenza, di progettare. Questa generazione condurrà l’architettura e il design di Singapore verso universi inesplorati”.
Ebbene, come suggerisce il titolo stesso dell’esposizione, il visitatore avrà modo di passeggiare attraverso una sorta di “giardino delle meraviglie”, costellato di 22 oggetti “magici” e popolato dalle voci di una serie di dialoghi pre-registrati. L’installazione più importante di “SINGAPORE SUPERGARDEN” conduce il visitatore dalle mura esterne alla superficie interna del Padiglione attraverso un’area di vegetazione senza soluzione di continuità che, nel cortile, riecheggia le forme di viottolo contornato da panchine per poi trasformarsi, nello spazio-mostra più grande, in un enorme tavolo.
Sul piano di quest’ultimo 22 oggetti, frutto del lavoro congiunto di più designer. Un insieme di tratti e segmenti crea dei link fisici tra i pezzi esposti, a rappresentare la natura intrinsecamente multidisciplinare e la varietà estetica di questi ultimi. Le opere sono corredate di documenti audio in cui i progettisti narrano il “concepimento incrociato” del proprio lavoro in relazione a quello degli altri oggetti esposti.
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