15/09/2008 - Wookie, ..! i !.., Mass Co-Op, |||||||, TomA2, ADMPRJ, Beautiful EveryVille,Weekend in a morning, DIS_(AS)SOCIATE, Ming Thompson: questi i dieci gruppi vincitori del concorso on-line Everyville 2008, organizzato dalla Biennale di Venezia in occasione della 11. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. La cerimonia di premiazione ha avuto luogo l’11 settembre scorso nel Teatro Piccolo dell’Arsenale, alla presenza del curatore Aaron Betsky e del Presidente Paolo Baratta.
La prestigiosa giuria internazionale, presieduta da Paolo Baratta e composta da Aaron Betsky, Francesco Delogu, Zaha Hadid, Thom Mayne, Wolf Prix, Flavio Albanese e Luigi Centola, ha inoltre individuato 40 menzioni speciali tra 782 progetti provenienti da 48 paesi di tutto il mondo.
Scopo del concorso, rivolto a studenti universitari in architettura, quello di riflettere e concepire progetti inerenti al fenomeno dello sprawl e alla possibilità di creare un senso di comunità al di là dello spazio fisico, pensando a un sistema architettonico capace di generare senso d’appartenenza.
Secondo quanto previsto dal bando, le proposte potevano essere “utopiche”, sviluppando un’idea-progetto sul volto di Everyville, “luogo in continua evoluzione ma che sembra non cambiare mai”, versione futura “dello ‘sprawl’, che si sta sostituendo alla città e alla campagna coltivata come paesaggio umano di default”.
“Il concorso - si legge nel comunicato stampa - ha dimostrato che Everyville, inteso come spazio amorfo, non può trovare né soluzione né risoluzione. L’architetto non può fare altro che cercare di capire, mappare e rappresentare questa realtà in modo tale che, nel tentativo di plasmarne la forma, possano emergere nuovi scenari attraverso i quali vivere Everyville. Le proposte vincenti del concorso Everyville hanno ben compreso che nello ‘sprawl’ si sviluppa una scenario particolare, che non ruota attorno a monumenti o ad altre forme riconoscibili facilmente manipolabili attraverso l’architettura, bensì è un luogo talmente effimero ma onnipresente che diventa reale solo abitandolo quotidianamente”.
I lavori vincitori sono presentati in anteprima in una sezione dedicata al concorso all’interno del percorso espositivo alle Artiglierie dell’Arsenale di Venezia, tutti quelli in gara sono visionabili sul sito www.everyville.labiennale.org.
I progetti ritenuti più efficaci sono stati quelli che hanno lavorato proprio sulla non- permanenza di Everyville e l’hanno tradotta in architettura, evitando di formulare proposte per un’edilizia più efficiente o eco compatibile in un luogo dalla natura fluida, cangiante, che non conosce la fissità della forma.
I ritmi di Everyville sono quelli dei pendolarismi quotidiani, delle lottizzazioni che s’ingigantiscono e poi spariscono, delle connessioni virtuali che viaggiano su Internet. Progetti come quello di “Wookie” e del gruppo “..! i !..” raccontano, allora, di un “ordine nascosto nel paesaggio, seppure evidente”, individuando nelle reti che portano energia elettrica, acqua e che smaltiscono rifiuti i nodi di comunicazione all’interno dello sprawl.
Mass Co-Op, ha lavorato, invece, sulla possibilità di permanenza in Everyville, puntando l’attenzione su strutture commerciali dismesse trasformabili in “monumenti artificiali”, garantendo così a queste ultime la sopravvivenza quand’anche ne venisse meno la logica economica.
Nel progettodi Ming Thompson è possibile che tra dieci anni Everyville svanisca, lasciando che sia la natura a dettare nuovamente le regole, ma in una forma stabilita dal genere umano, come l’edera “kudzu”, diffusasi attraverso le periferie meridionali degli Stati Uniti.
Dalla necessità di individuare uno spazio vuoto e proteggerlo in quanto “essenza del niente”, rifiutando ogni proposito di lottizzazione, prende corpo il progetto del gruppo |||||||,
I TomA2 hanno invece individuato nelle segnalazioni che ci indicano dove andare e cosa comprare “lo spirito” dello sprawl, demolendo del tutto la tradizionale centralità dell’edificato.
Il team di ADMPRJ si domanda se a costituire l’anima dello sprawl sia l’ubiquità delle relazioni sociali ed economiche, sottolineando, pertanto, la necessità di creare “un’architettura di tipo virtuale”.
Sulla stessa scia il lavoro di Beautiful EveryVille, che partendo dal concetto di “hub”, propone di “impacchettare i nodi di connessione” in container per segnalare il carattere di non-fissità e d’intermittenza della comunità di Everyville, “che sparisce quando tutti si scollegano”.
Weekend in a morning invece riflette sulla possibilità di dare identità ad Everyville attraverso le storie di chi la vive: “un quartiere diventa vero solo quando qualcuno vi muore o qualcuno di famoso ci nasce, quando viene distrutto da un incendio o ci si organizza una festa”.
Oppure Everyville diventerà reale quando assumerà le fattezze di un corpo collettivo, come suggerisce il progetto dei DIS_(AS)SOCIATE.
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