28/10/2008 – ‘Maison de la lumiere’ e ‘Casa C’. Si tratta di due ville unifamiliari firmate dall’architetto Duilio Damilano, dai primi anni novanta alla guida dell’omonimo studio con sede a Cuneo. Sviluppi orizzontali, giochi di volumi semplici, ampie trasparenze e corpi aggettanti sono gli elementi che contraddistinguono i progetti residenziali dell’architetto piemontese.
Completata nel 2006 tra le colline del cuneese, Casa C si presenta come un volume permeabile completamente bianco, disegnato da una concatenazione di spazi e caratterizzato da aperture, trasparenze e rimandi visivi.
“L’idea – spiega Duilio Damilano – è di aprire al massimo l’abitazione per amplificarne gli spazi e far penetrare l’ambiente circostante”.
L’edificio, costituito da un piano terra e uno seminterrato, si sviluppa sul fronte sud, addentrandosi a nord con due corpi di fabbrica. Questi volumi abbracciano e proteggono l’ingresso che si apre completamente con un’ampia vetrata, permettendo allo sguardo di attraversare il soggiorno ed uscire nel giardino e nel parco.
La casa è inondata di luce e il bianco domina assoluto amplificandone la luminosità.
Gli spazi si compenetrano in un dialogo continuo tra esterno ed interno. Dal soggiorno una specie di passe-partou protegge dal vuoto della scala e incornicia, come una grande tela, la vegetazione esterna. Dalla parte opposta un nastro vetrato si apre sulla piscina che, eletta a tramite privilegiato del dialogo tra interno ed esterno, crea vibranti effetti di luce che raggiungono l’interno dell’abitazione.
Il bianco della pietra è ammorbidito dal legno, che individua la zona pranzo esterna ed accoglie all’ingresso.
Ultimata a marzo scorso, Maison de la lumiere sorge nella periferia di Bologna. Il progetto nasce in risposta a due esigenze fondamentali: evitare gli stereotipi dell’edilizia residenziale della provincia dell’Emilia Romagna (tetti a doppia falda e rivestimento in cortina di mattoni), e realizzare una casa tecnologicamente evoluta.
“Per rispondere alla prima richiesta – spiega l’autore del progetto – la casa viene separata dal contesto circostante attraverso alte barriere verdi, ricreando uno spazio ex novo nel quale confrontarsi mediante ampie vetrate”.
Dal punto di vista tecnologico la casa è completamente automatizzata grazie ad un impianto domotico che ne permette la gestione, anche a distanza. È stato tuttavia evitato ogni segno high tech, prediligendo materiali quali l’intonaco, il legno e la pietra.
La struttura si presenta radicata al terreno, con uno sviluppo prevalentemente orizzontale.
Il soggiorno, come un cubo di vetro, si apre sulla piscina, animata da una lampada-cascata.
Il dialogo tra i locali è continuo: il bagno si apre sulla camera trasformandosi in una spa, la cucina si apre sul soggiorno, e quest’ultimo si alza verso il soppalco generando una continuità spaziale e visuale.
La leggerezza della costruzione è contrastata dalla matericità del setto in pietra che invita all’ingresso, sottolineato da una passerella in legno.
Per schermare gli ambienti più riservati, dogati in legno e pannelli scorrevoli creano quinte mobili.
Una lama in acciaio e legno si distacca dalla costruzione creando un’area esterna coperta.
Il tetto piano è concepito come un giardino pensile a servizio delle camere.
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