23/10/2008 – Per la seconda volta, dopo il 2006, Hong Kong partecipa alla Biennale di Architettura di Venezia, promuovendo un evento collaterale dal titolo “ Fabrica Cultura (Culture Fabricate)” presso l’ Arsenale, dal 14 di settembre al 23 novembre 2008.
Intento principale dell’esposizione, analizzare le pratiche formali e culturali caratteristiche dell’architettura made in Hong Kong secondo sei categorie di analisi: "oggetto", "edificio", "paesaggio", "città", "mass media" e "testo". A tal fine, nove gruppi, composti da progettisti, designer, fotografi, attori, scrittori e critici, sono stati invitati a riflettere sul concetto di “architettura come manifestazione culturale”.
A tal proposito, i curatori della mostra, Desmond Hui e Leo Ou-Fan Lee hanno asserito: “Crediamo che l’architettura ed il design, pur essendo espressione di un’ “industria”, possano rappresentare un atto profondamente creativo, finalizzato a molti lodevoli propositi. Gli edifici sono importanti veicoli di significato. La città di Hong Kong è conosciuta per il fenomeno della “scomparsa”: non solo i vecchi edifici vengono abbattuti con incredibile velocità, ma anche le nuove costruzioni sorgono e scompaiono con una frequenza allarmante. La nuova ansia della “scomparsa” ha dato luogo a una ricerca della sua memoria collettiva della città” .
Ed ecco allora che “Fabrica Cultura (Culture Fabricate)”, strutturando una griglia d’analisi basata su sei coordinate, racconta Hong Kong e la sua architettura. Il lavoro “Wandering Home” di Kacey Wong riflette su “come gli oggetti divengano Architettura” quando, trascesa la prerogativa originaria, rimandano ad una più generale funzione abitativa. Kacey Wong immagina allora un rishò all’interno del quale porre un minuscolo alloggio come possibile soluzione al problema della mancanza di case nella città. “Utopia Now: Opening the Closed Area” di Joshua Bolchover, Peter Hasdell, Esther Lorenz e Pokit Poon, ricorre a modelli ed immagini per raccontare quale aspetto potrebbe assumere l’area abbandonata di Lok Ma Chau Loop a seguito del piano di recupero che dovrebbe partire nel 2010.
Il lavoro “City Recognition” di Juan Du e Nicola Borg Pisani riflette sulle relazioni tra media e architettura, e su come i primi raccontino la seconda. Per far questo, i due progettisti propongono una sorta di rassegna dell’immaginario filmico attorno alla città di Hong Kong ed al contempo ne fotografano le reali “sembianze”. “Textualizing Hong Kong”, di Leo Ou-fan Lee e Charmaine Hui, è incentrato sull’“Architettura come testo generatore di significati e di altri testi” che su di esso riflettono, ibridandosi ai saperi di letteratura, cinema ed arti figurative.
|