06/10/2008 - L’architettura israeliana contemporanea racconta se stessa in “Aggiunte – Architettura in Continuum”, mostra ospitata all’interno del padiglione Israele all’11ª Biennale di Venezia, dal 14 settembre al 24 novembre 2008.
“Aggiunte”, a cura di Michal Cederbaum, Nitzan Kalush Chechick e Liran Chechick, presenta 11 lavori messi a punto da 19 architetti, urbanisti ed artisti. L’esposizione ruota attorno a un tratto peculiare dello scenario urbano israeliano: le aggiunte architettoniche, oggetto di proposte pratiche e teoriche all’interno della mostra. Se le aggiunte in Israele sono divenute “parte sostanziale nell'attività architettonica", considerata la costante crescita della popolazione urbana e la diminuzione del terreno costruibile, i progetti esposti partono dal presupposto che quelle del futuro saranno “città di aggiunte", dove viene meno la possibilità di riconoscere i caratteri originali dei volumi edilizi.
A tal proposito, commentano le curatrici: “Nello spazio israeliano, dimora di una società eterogenea e conflittuale, il comportamento riguardo alle aggiunte può essere messo in relazione con alcune caratteristiche di base della mentalità culturale. La consapevolezza dell'improvvisazione, unita alla capacità di sopravvivenza – una sensazione costante di competizione per ottenere mezzi, da cui deriva il costante tentativo di 'ottenere di più – ha condotto alla creazione di un ambiente tipicamente caotico". La mostra riflette sul progressivo "rosicchiamento" dello spazio pubblico che deriva da questa pratica.
Le aggiunte sono state ampiamente utilizzate come strumento politico ed ideologico, caratterizzate da prerogative così distinte da poter essere suddivise in tre categorie: aggiunte informali, aggiunte controllate e aggiunte di potenziale economico, guidate dalle forze del mercato.
Le aggiunte informali sono il tipo prevalente nel paesaggio costruito. Si tratta di un “atto improvvisato”, un modo economico ed irregolare per ampliare un volume edilizio senza alcuna progettazione e senza permesso di costruzione. Le aggiunte estemporanee consistono soprattutto in terrazze chiuse, basti pensare a Tel Aviv, dove i balconi in stile modernista sono stati per lo più convertiti in “terrazza chiusa”.
Le aggiunte controllate prevedono l'annessione di volumi e spazi più ingenti, e sono stabilite dalle istituzioni preposte. Un esempio di questo genere di politica architettonica è ben rappresentata dalle case in pietra di Gerusalemme, attribuite alle tradizioni costruttive arabe: “Il netto contrasto fra i resti antichi e l'aggiunta manifesta l'obiettivo politico e solleva profonde questioni morali sul ruolo dell'architetto in questi casi”. Infine, le aggiunte comportanti potenziale economico sono più visibili nelle aree commerciali, pianificate per concordare massicce necessità di spazio con intenzioni di conservazione.
Come fanno i progettisti a trattare ciò che non si può prevedere, e come si può fare una pianificazione abbastanza flessibile da integrare cambiamenti imprevedibili? I lavori degli espositori nel Padiglione Israele si muovono nell’ottica di un’architettura in continuum, “che permetta la continuità culturale e storica di un luogo”. Tra questi, Joseph Cory e Tzahi Vazana presentano “Ulteriore speranza” , un progetto di aggiunte massicce su blocchi residenziali modernisti degli anni '50 nella città di Haifa. I valori estetici dei blocchi e la loro eredità sociale sono inclusi nelle aggiunte eco-sostenibili.
Il lavoro di Anat Even, “Finestra Laterale”, fornisce una documentazione diretta dei processi di distruzione e sviluppo come si vedono dalla sua finestra. Il film è stato girato in un periodo di diversi anni e una versione ridotta di 8 minuti viene proiettata all'esposizione.
"Riguardo al tempo restiamo, Divisi" è un'installazione audio-visiva in cui Tom Tlalim e Liran Chechick presentano i dati estratti dall'analisi spaziale GIS di sezioni scelte di Gerusalemme. Il lavoro presenta diversi modelli di espansione e stratificazione, in un tentativo di comprendere l'antico indovinello – Come fa un vaso a continuare a essere riempito, quando niente esce, o se qualcosa esce, dove va a finire?
La Scuola Naggar di Fotografia, Media e Nuova Musica espone una serie di fotografie, osservazione soggettiva di aggiunte architettoniche nelle più importanti città di Israele, che mette in risalto le assurdità e i risultati surrealistici delle aggiunte.
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