24/10/2008 – Provocare e ri-progettare, questo il senso profondo di “ArchiPhoenix – Faculties for Architecture”, esposizione ospitata dal Padiglione Olanda all’11ª Biennale Internazionale di Architettura di Venezia dal 14 settembre al 23 novembre.
La mostra è una sintomatica espressione dell’elaborazione di un lutto: lo scorso 13 maggio un incendio ha ridotto in cenere la Facoltà di Architettura della Delft University of Technology (Olanda), tempio dei saperi architettonici in cui si sono formate personalità del calibro di Herman Hertzberger, Winy Maas o Willem-Jan Neutelings. Da questo tragico evento l’Istituto di Architettura Olandese trae ispirazione per la messa a punto di “ArchiPhoenix – Faculties for architecture”: fine ultimo dell’esposizione ri-progettare non solo i volumi che ospiteranno la Facoltà di Architettura ma anche, e soprattutto, i contenuti che in essa verranno veicolati.
Curata da Saskia van Stei (con la collaborazione di Ana Dzokic e Marc Neelen), “ArchiPhoenix – Faculties for architecture" si chiede: “cosa può fare l’architettura per rispondere alle urgenze della società contemporanea e, come insegnare l’architettura agli studenti?”. L’esposizione, dalla quale emerge l’idea di “Architettura come disciplina idealmente attrezzata per sbrogliare una complessa struttura fatta di relazioni, compiti e opportunità”, riflette sulla possibilità di indirizzare l’istituzione accademica verso nuovi orizzonti epistemologici. Si potrebbe pensare a una “Facoltà di Animazione Urbana” o a una “Facoltà di Architettura Non Commissionata” o a una “Facoltà di De-costruzione”, asseriscono gli organizzatori della mostra.
Nei cinque giorni precedenti all’inaugurazione della Biennale, il Padiglione Olanda è stato teatro di incontri dove professionisti come Alejandro Aravena (Elemental), Lorenzo Romito (Stalker/ON, Markus Miessen), Jan Jongert (2012 Architecten), Irit Rogoff e John Thackara hanno detto la loro sui possibili futuri sviluppi dell’architettura e dei suoi saperi. Lavoro in rete, ecologia, economia sostenibile, risparmio energetico sono stati i topoi della discussione, i cui risultati sono visionabili all’interno dell’esposizione.
Oltre ai progettisti già citati hanno contribuito alla realizzazione della mostra Andre Dekker (Observatorium), Piet Vollaard (ArchiNed), Jeroen van Schooten (Meyer&VanSchooten), Gian Piero Frassinelli (Superstudio), Robert Winkel (Mei Architecten), Elma van Boxtel & Kristian Koreman (ZUS), Ivan Kucina, Sasa Ostan, Field operations, NL Architects, ZUS, Ecosystema Urbano, Ivan Kucina, Aleksandar Sasa Ostan, Fantastic Norway, Malkit Shoshan (FAST), Lidewij Edelkoort (Design Academy Eindhoven), Matthijs Bouw (One Architecture), Allard Jolles, MAP office, Remy Ramaekers (Droog Design), Ton Venhoeven, Shumon Basar, Cecilia Andersson, Srdjan Jovanovic Weiss (Normal Office), Networked Cultures, Ole Bouwman (NAi), Mark Wigley (Columbia University), International Festival, Winy Maas, John Thackara (Doors of Perception) e Mels Crouwel.
“Se la fenice risorge dalle ceneri, quali sembianze avrà la resurrezione?” si chiede l’Olanda alla Biennale 2008.
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