28/04/2009 – Sarà inaugurata domani la mostra “Le Grand Paris de l’agglomeration parisienne”.
Ad accogliere l’attesissimo evento, dedicato alle 10 proposte visionarie per la Parigi del Ventunesimo secolo, firmate da altrettanti team di progettazione internazionali, sarà il Musée de la Cité di Parigi.
L’esposizione, visitabile fino al prossimo 22 Novembre, illustra i risultati della consultazione nazionale sul futuro della capitale francese lanciata nel 2007 dal presidente Sarkozy, ufficialmente presentati nel marzo passato al Consiglio economico e sociale.
Yves Lion (Groupe Descartes), Djamel Klouche (AUC), Christian de Portzamparc, Antoine Grumbach, Jean Nouvel - Michel Cantal - Dupart - Jean-Marie Duthilleul e Antoine Grumbach sono i 6 atelier francesi protagonisti dell’evento assieme ai 4 team stranieri composti da MVRDV - ACS + AAF; Lin Finn Geipel; Studio O9, Rogers Stirk Harbour & partners.
L’allestimento della mostra, curato dal Premio NAJA (Nouveaux albums de la Jeune Architecture) 20054 Jean-Christophe Quinton, vede il susseguirsi di 10 installazioni liberamente realizzate dai team coinvolti, invitati a descrivere il proprio progetto per la “Parigi di domani”.
Denominatore comune di tutte le proposte (concepite in collaborazione con sociologi e geografi), la volontà di rimarginare la “ferita” sociale e urbanistica generatasi tra la capitale, popolata da 2 milioni di abitanti, e l’interland metropolitano ad alta densità abitativa, con i suoi sei milioni di cittadini.
In questo senso, il rafforzamento della rete dei trasporti appare come elemento preponderante in molti dei progetti esposti. Nella proposta di Richard Rogers, Parigi assume la forma di una metropoli leggera e “policentrica”, dotata di un articolato sistema di comunicazione, capace di favorire l’economia regionale. Antoine Grumbach vede nella valle della Senna la via naturale di connessione tra l’area urbana e il porto di Le Havre, ritenuto un elemento dal potenziale economico per certi versi ancora parzialmente inespresso. Trasporti “poetici, rapidi e fluviali” si dipanano lungo la Grand Paris “dei poeti, dei flaneurs e dei viaggiatori” di Castro Denissof Casi, mentre Christian de Portzamparc immagina un avveniristico ponte ferroviario sospeso sul raccordo anulare.
“Ridurre”, “semplificare” e “ridimensionare” sono le parole chiave dei progetti di Yves Lion ( Groupe Descartes) e dello studio olandese MVRDV. Il primo si basa sulla ripartizione dell’agglomerato urbano parigino in venti porzioni urbane abitate da 500mila persone, soluzione che dovrebbe migliorare la qualità della vita dei più. Il secondo disegna una Parigi “Plus Petit”, laddove “plus” sta per città “più ambiziosa, più ottimista, più densa, più efficiente, più ecologica, più compatta”, con uno sviluppo più controllato, e quindi “più piccola”.
L’assoluta necessità di inserire spazi verdi all’interno della metropoli domina la proposta del trio composto da Jean Nouvel, Jean-Marie Dutilheul e Michel Cantal-Dupart, dove a farla da padrone sono gli edifici a torre e i grattacieli verdi dagli enormi tetti giardino. Lo stesso intendimento ispira il progetto degli italiani Bernardo Secchi e Paola Viganò (Studio 09), che pensano a una “città porosa” organizzata su più livelli, strutturata in modo da ottimizzare e favorire gli “scambi ecologici”, dove la rete di trasporti ad alta velocità ridisegna profondamente la mobilità dell’area metropolitana.
È multipolare e verde il progetto dei tedeschi LIN, in cui la capitale francese diventa laboratorio a cielo aperto delle green strategies post Kyoto, “tra densi agglomerati e spazi di minori intensità, paesaggistici e flessibili”
Composito e utopistico il progetto del più giovane dei dieci gruppi, lo studio AUC guidato da Djamel Klouche, affiancato dalla scuola di architettura di Versailles, dall’università di Sandai (Giappone), e da grafici e paesaggisti tra cui Pascal Cribier.
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