15/06/2009 – Il concorso d’idee per la riqualificazione del Parco delle Madonie si è concluso con la vittoria del team guidato dall’architetto Francesco Taormina e composto dai colleghi Natale Allegra e Alessandro Ciaccio.
La competizione, lanciata dall’Ente parco in collaborazione col Comune di Polizzi Generosa (PA), chiedeva ai suoi partecipanti d’individuare e definire un insieme integrato di interventi per la valorizzazione sostenibile delle aree interessate dalla presenza delle vecchie cave di calcare dolomitico.
La proposta vincitrice immagina la riconfigurazione morfologica dell’area prevedendo interventi essenziali, pensati per attualizzare la presenza del sito senza compromettere “la memoria dei luoghi”.
Se la sommità delle pareti delle quattro cave viene preservata, oggetto di sistemazione sono invece le sottostanti basi e piazzole d’accesso: “le creste restano come soglie evocative di fratture tettoniche, simboli di un inesplicabile passato geologico. Da tale decisione deriva una sistemazione delle piazzole delle cave semplice e economica; il residuo materiale estratto è modellato per formare due scarpate contrapposte a sezione variabile: quella esterna prosegue le aree a verde limitrofe, l’interna configura la parete del vallo per la messa in sicurezza del fronte di scavo. La linea orizzontale del colmo delle scarpate accentua l’andamento organico del fronte di scavo in una dimensione astratta. Tale soluzione ha il pregio di essere adattabile ai vari luoghi con risultati diversi, tendenti a ridurre l’impatto visivo della cava da vicino, in contrapposizione alla visione di insieme”, spiega Francesco Taormina.
Nelle depressioni generate dall’“incontro” delle scarpate contrapposte di una coppia di cave sono infatti collocati impianti fotovoltaici per la produzione di energia. Una cava, particolarmente profonda, viene trasformata in bacino d’acqua artificiale, l’altra diventa sede di un grande teatro all’aperto dotato di 500 posti a sedere, proteso a settentrione.
La differente inclinazione dei pendii laterali sulla scarpata di una terza cava, lungo la Strada Provinciale, dà vita a una sorta di “ingresso urbano naturale” alle sottostanti ex aree di lavorazione rigenerate.
La conservazione delle attrezzature e dei macchinari dismessi è il presupposto per la realizzazione di un museo all’aperto delle cave, che diventa a tutti gli effetti parte integrante del paesaggio.
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