01/09/2009 - La casa unifamiliare a Deruta (PG) dell’arch. Alessandro Bulletti, totalmente immersa nella natura, sorge su un terreno in pendenza, con una magnifica vista sulla Valle del Tevere. A quest’opera è stato assegnato il Premio Speciale all’Opera Prima dell’ultima edizione della Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana “per la capacità di maneggiare con abilità e appropriatezza il tema funzionale e il tema paesistico ambientale. La geometria fondativa dell’insediamento risulta enfatizzata dalla scelta di un linguaggio chiaro e legato a pochi materiali: la massività minerale del podio e la leggerezza vetrosa della loggia superiore. La casa diventa così un osservatorio che inquadra e scompone il paesaggio a seconda dei diversi livelli di fruizione”.
La topografia del luogo, molto complessa e caratterizzata da continui cambi di quota e terrazzamenti, ha determinato le scelte fondamentali che definiscono il carattere insediativo dell’edificio. L’aspetto essenziale del progetto consiste nella costruzione di un piano orizzontale definito da un podio che fuoriesce dal terreno e che “misura” per contrasto la topografia del luogo, inserendosi perfettamente nel contesto senza la necessità di movimenti di terra.
La giustapposizione dell’elemento naturale con quello artificiale genera la reciproca valorizzazione delle due entità in gioco.
Il basamento-podio, che ingloba il volume interrato di un edificio rimasto incompiuto, appare di solidità essenziale ed è interamente rivestito in pietra arenaria locale. Interrato a monte e fuori terra verso valle, ospita i locali di servizio dell'abitazione e le camere, che si aprono su una grande loggia scavata all’interno del volume di pietra.
Sopra il basamento, circa metà della superficie è occupata da un volume rettangolare più piccolo, che ospita la zona giorno della casa. Questo volume si presenta vetrato su tre lati con ampi infissi di legno e protetto da un guscio in cemento armato intonacato, che si libra sopra l’ampia terrazza verso la quale il soggiorno si apre. Nella parte più stretta e allungata della terrazza, protesa verso sud sopra gli ulivi, si trova la piscina, che risulta anch’essa scavata nel volume di pietra del basamento.
La continuità tra interno ed esterno è rafforzata dalla stessa pavimentazione in grandi lastre di pietra arenaria che rivestono l’intero piano. Alla consistenza minerale dello zoccolo si contrappone l’astratta leggerezza del piano superiore, dove, alla perdita di peso degli elementi, consegue un incremento della trasparenza.
La casa propone un modo diverso di sperimentare il rapporto con il paesaggio circostante. Al piano interrato il paesaggio esterno si contempla attraverso l’inquadratura della loggia vetrata, che si apre verso la valle e sui terrazzamenti sottostanti, mentre al piano superiore la natura pervade tutto lo spazio. Sopra il podio, la percezione del paesaggio è molto ricca e sempre mutevole: la vista dell’orizzonte lontano, della natura vicino che circonda l’edificio e quella trasformata dai riflessi prodotti dal bacino d’acqua, diventano parte integrante dell’esperienza dell’edificio.
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