27/11/2009 – S’inaugura oggi a Trieste, presso la sede dell’associazione culturale SanMichele11 alle 18,30, la mostra “ Di diritto di rovescio. La dimensione etica al centro del fare architettura”. Protagonista dell’esposizione è lo studio veneziano TAMassociati, del quale viene presentata un’antologia di progetti, interpretati alla luce della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
“La mostra “di diritto/di rovescio” rappresenta i lavori di alcuni nostri colleghi impegnati nei luoghi più lontani della nostra coscienza, a fare buona architettura dove i diritti umani, che noi sin da piccini diamo per certi, non esistono o sono calpestati. Avremo modo di confrontarci e di crescere. La Dichiarazione, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948; è il punto di arrivo di un dibattito filosofico sull'etica e i diritti umani che nelle varie epoche ha visto impegnati filosofi di vario genere. È la base di molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo. Purtroppo in più di sessant'anni le finalità di questo documento sono rimaste in gran parte disattese. Con questo lavoro intende dimostrare come, attraverso la creatività, si possa dare forma ad ognuno di questi articoli rendendoli tangibili e connessi alla nostra quotidianità. La Dichiarazione diventa così un documento vivo che può essere ancora un riferimento all'agire professionale, individuale e collettivo, come prassi, come metodo”, spiegano dall’Associazione SanMichele11, organizzatrice dell’evento.
A tal proposito, qualche tempo fa gli architetti di TAMassociati descrivevano il progetto per la clinica Cardiochirurgica di Khartoum con queste parole: “Parlare di committenza nel caso del progetto del centro Salam allude ad un processo molto articolato rispetto ai consueti rapporti committente-progettista-impresa esecutrice. La coincidenza di visione sulle finalità ideali e pratiche ha generato un processo corale e partecipativo nella progettazione come nella realizzazione. Un processo che ha visto protagonisti “attori” attivi in diversi aspetti della costruzione e della gestione dell’ospedale, come il project manager, il geometra di cantiere, il direttivo Emergency e soprattutto numerosi infermieri e medici tra cui Gino Strada che ha disegnato le linee guida dell’opera e che ha seguito costantemente ed attivamente la costruzione dell’ospedale. Senza l’apporto dalla fase progettuale di tutte queste figure non sarebbe stato pensabile realizzare in soli due anni un’opera di tale complessità in un contesto di guerra e povertà come quello sudanese. Operare in una area in gran parte desertica, reduce da una ventennale e sanguinosa guerra civile ha imposto al gruppo di progettazione l'assunzione di criteri d'azione innovativi sia dal punto di vista tecnico/pratico che teorico/ideale, obbligando ad una riflessione profonda sui princìpi etici che stanno alla base del progetto. Tutto questo ha significato mettere in risonanza l'identità culturale e sociale del territorio con il suo genius loci e le sue problematiche, ma ha significato soprattutto ribadire, attraverso l'architettura, l'idea che i Diritti debbano essere un patrimonio comune. Un processo che ha avuto come baricentro il tentativo di re-inventare un'“architettura solidale”, empatica, etica ma soprattutto "bella" o come la definisce Gino Strada: "scandalosamente bella"! Dove lo scandalo sta nell'essere un'architettura profondamente radicata nella geografia culturale e sociale del Sudan ma anche in quella forma di utopia che è la rivendicazione dei Diritti”.
Affianca la mostra a Trieste, visitabile fino al prossimo 20 dicembre, l’incontro pubblico “La dimensione etica al centro del fare architettura”, in programma mercoledì 9 dicembre presso la Stazione Rogers a partire dalle18.30. Personalità di diversa natura e professionalità testimonieranno il loro comune impegno a costruire e promuovere una cultura dei diritti.
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