11/11/2009 – Dopo 11 edizioni “al maschile” la Biennale Internazionale d’Architettura di Venezia verrà per la prima volta diretta da una donna: la giapponese Kazuyo Sejima, fondatrice del noto studio d’architettura SANAA, sarà la prima curatrice della prestigiosa mostra, in programma dal 29 agosto al 21 novembre 2010. A darne l’annuncio è stato il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta.
Classe 1956, una laurea in architettura presso la Japan Women's University, Kazuyo Sejima muove i sui primi passi da progettista nello studio di Toyo Ito per poi fondarne uno proprio nel 1987 a Tokyo. Nel 1995, da una partnership con il connazionale Ryue Nishizawa nasce l’atelier SANAA, autore di progetti minimalisti e super-contemporanei come il New Museum of Contemporary Art di New York, il Serpentine Pavilion di Londra, la Succursale Museo del Louvre a Lens.
Sejima è una veterana della Biennale di Venezia: nel 2000 cura il Padiglione giapponese “City of Girls”, nel 2004 vince il Leone d’Oro per l’opera più significativa della Mostra con il 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa. Toyo Ito l'ha definita "un architetto che usa la massima semplicità per collegare il materiale e l'astratto”.
Nell’esporre le prime idee sulla Biennale 2010, l’architetto, che continua a svolgere l’attività di docente presso la Keio University, ha asserito: “La Biennale deve essere tutto e ogni cosa, fondamentalmente inclusiva, in dialogo costante sia con chi la fa, sia con chi la guarda. Gli edifici, l'atmosfera che essi creano e il modo in cui vengono concepiti, possono costituire il punto centrale di partenza della prossima Mostra Internazionale di Architettura. In generale, il processo della progettazione può divenire punto focale del dibattito architettonico contemporaneo e futuro. Vale a dire, possiamo selezionare e presentare opere in maniera tale che esse vengano comprese così come sono, piuttosto che come rappresentazioni. Tutto ciò può essere espresso attraverso un'architettura radicata nel suo utilizzo collettivo. Siamo ormai in pieno XXI secolo. Possiamo cogliere questa opportunità per fare un passo indietro e valutare lo spirito del tempo attuale attraverso il processo della Mostra Internazionale di Architettura. Ciò può chiarire l’essenza contemporanea dell’architettura e l’importanza di nuove relazioni nel momento in cui entriamo nel futuro.
Un significativo punto di partenza potrebbe essere il concetto di confine e l’adattamento dello spazio. Questo potrebbe includere sia l'eliminazione dei confini, sia la loro evidenziazione. Qualsiasi componente della molteplicità di adiacenze proprie dell'architettura, può diventare un argomento. Si potrebbe sostenere che l'architettura contemporanea è un ripensamento e forse un alleggerimento dei confini stessi.
- Interno ed esterno
- Privato e pubblico
- Programma e forma (forma e funzione)
- Fisico e virtuale
- Contemporaneo e classico
- Passato e futuro
- Armonia e discordanza
- Struttura e componenti
- Arte e architettura
- Natura e uomo
Forse l'ossimoro può rappresentare un nuovo paradigma produttivo; possono tali binomi (intersezioni di pubblico/privato, globale/locale, artificiale/naturale, monumentale/mondano, complesso/semplice, simbolico/pragmatico, falso/autentico, attivo/passivo, spesso/sottile) portare a una dualità in grado di sfumare questi confini?Come può l’inaspettata interdipendenza di spazi straordinari creare un dialogo collettivo/simbiotico tra elementi prossimi? Allo stesso modo, c'è un altro filo conduttore di interesse: l’uomo dentro l’architettura, le relazioni tra persone in contesti pubblici e privati, sia in qualità di creatori, sia come utenti.
Questo è un problema di esistenza individuale in interazione con la comunità. Più semplicemente 'le persone si incontrano dentro l’architettura'. Nella sua totalità la Mostra Internazionale di Architettura può costituire un forum nuovo e attivo per le idee contemporanee, e insieme un’occasione di lettura attenta degli edifici stessi”.
“La scelta è ricaduta su una delle più qualificate e affermate rappresentanti dei nuovi maestri dell’Architettura del Duemila – ha spiegato il Presidente della Biennale Paolo Baratta. Una generazione che si è affermata nel primo decennio di questo secolo, che spesso è cresciuta attraverso esperienze vissute insieme ai grandi maestri storici che dominano la scena del mondo, la cui presenza però non ha oscurato, ma anzi ha alimentato una generazione di nuovi maestri. Si tratta di un fenomeno importante, degno di essere riconosciuto come la novità più significativa del tempo moderno dell’Architettura. La loro straordinaria qualità dischiude un senso di apertura e ottimismo verso l’evoluzione dell’architettura, che dimostra di non essere ingessata dalle archistar, ma al contrario di essere viva e vitale. Fra questi nuovi maestri, la Biennale aveva già rivelato Kazuyo Sejima, premiata nel 2004 col Leone d’Oro per l’opera più significativa della 9. Mostra Metamorph. Dopo una serie di Biennali affidate a eminenti critici o storici, si è voluto ora affidare questo Settore nuovamente a un architetto, per riportare in primo piano il grande tema della qualità dell’architettura, attraverso una personalità che della qualità fa una vocazione personale”.
Se vuoi conoscere la biografia di Kazuyo Sejima clicca qui
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