16/02/10 - Fashion system, lusso, sfarzo, sono caratteri di un passato già lontano, in cui gli eccessi dei materiali e delle forme hanno camuffato funzionalità e accessibilità del prodotto.
Globo, azienda tutta italiana, ha deciso di intraprendere la strada “democratica” del prodotto e del design per tanti, e perché no per tutti, aprendo la propria visione industriale a contaminazioni provenienti dal mondo della moda e del design coraggioso con un occhio di riguardo all’eco compatibilità.
I progetti Globo vogliono essere riconoscibili perché semplici, perché partono da un concetto che scaturisce da riflessioni sul vivere quotidiano, o più spesso da riflessioni di carattere etico o ambientale.
Globo non è l’azienda che sente la necessità di concepire un nuovo prodotto solo per realizzare una giusta combinazione di valori estetici e funzionali, ma crede che un nuovo oggetto abbia senso di esistere solo se ha realmente qualcosa da raccontare.
Da qui la strada è tutta in salita: una nuova direzione artistica, una maggiore coerenza di immagine e di progetto, un approccio nuovo al mondo del design, tutti elementi che saranno già respirabili al prossimo Salone del Mobile.
Protagonisti sono gli oggetti. Globo vista da Giulio Iacchetti
Globo è un’azienda di chiaro riferimento nel mondo della produzione di sanitari e dell’arredo bagno che ha saputo distinguersi in questi anni da molte altre perché ha convogliato il proprio entusiasmo in un saper fare volto all’innovazione tecnica e alla ricerca di un gusto estetico condiviso. Ne è prova la crescita costante, la capacità di consolidare, anno dopo anno, il suo mercato e di diventarne così uno dei riferimenti principali. Il raggiungimento di questa maturità ha portato oggi Globo verso la scelta di una direzione artistica che potesse segnare nuovi traguardi e confermare la coscienza di un’identità riconoscibile e definita.
Un direttore artistico, a mio parere, deve prima di tutto essere un curioso conoscitore di storie, di capacità, di persone- quelle che fanno parte di un’azienda; deve essere un appassionato interprete di desideri e volontà di quest’ultima, infine, deve saper sintetizzare tutto questo in oggetti e progetti.
In accordo con lo spirito che da sempre ha caratterizzato il mio lavoro, la volontà sarà quella di interpretare la personalità di Globo costruendo un vero e proprio laboratorio di progetto, in cui si tenterà di sviluppare nuovi percorsi e in cui sarà possibile il confronto con altri designer. Ogni progetto rispecchierà la forza della personalità dell’azienda, sarà coerente prima di tutto in se stesso e poi sarà messo in dialogo con il rispettivo contesto, dando origine a innovazioni progettuali, tipologiche e di scenario.
Caratterizzate da questo segno forte sono già le nuove collezioni che saranno presentate in anteprima al prossimo Salone del Mobile. Si tratterà di inedite proposte progettuali in grado di sorprendere per il forte impatto visivo combinato con la ricerca di nuove funzionalità. A tutto ciò si aggiunge il restyling dell’intera immagine coordinata che concorrerà a rendere ancora più esplicito il nuovo corso che Globo si appresta a percorrere.
Giulio Iacchetti
Giulio Iacchetti è un designer eclettico che, a partire dal 1992, ha progettato e prodotto più di cento oggetti con numerose aziende riconosciute nel panorama internazionale.
Caratteri distintivi del suo fare sono la ricerca e la definizione di nuove tipologie oggettuali, come il Moscardino, posata multiuso biodegradabile per cui, nel 2001, si aggiudica, con Matteo Ragni, il Compasso d’Oro e, da allora, diventa anche parte della collezione permanente del design al MoMA di New York.
Con l’ideazione e il coordinamento del progetto collettivo Eureka Coop, realizzato per Coop Italia, ha portato il design nella grande distribuzione organizzata e caratterizzato la nuova generazione del design italiano. Nel 2009 questo progetto gli è valso il Premio dei Premi per l’innovazione conferitogli dal Presidente della Repubblica Italiana. Nel maggio 2009 ha aperto il ciclo di mostre dedicate alla nuova generazione di designer italiani presso la Triennale di Milano con una personale intitolata “Giulio Iacchetti. Oggetti disobbedienti”.
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