11/05/2010 – Architettura come strumento per realizzare le relazioni tra gli individui, le attività e lo spazio; occasione per generare una res publica, nella quale gli individui possano riconoscersi e arricchirsi in spazi pensati e vivificati dall’immaginazione e dalla creatività. Così il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta commenta il tema scelto per la 12ª Mostra Internazionale di Architettura, dal titolo People meet in architecture. A dirigere la Biennale 2010 di architettura sarà per la prima volta una donna. Si tratta della giapponese Kazuyo Sejima, recentemente insignita del prestigioso Pritzker Architecture Prize 2010 insieme a Ryue Nishizawa, con lei alla guida dello studio SANAA. La manifestazione, ospitata nei Giardini della Biennale e all’Arsenale, aprirà le porte al pubblico dal 29 agosto al 21 novembre 2010. Il programma è stato ufficialmente presentato a Roma nei giorni scorsi.
“La 12. Mostra – spiega Sejima – è una riflessione sull’architettura. Il primo decennio del ventunesimo secolo si sta chiudendo in un susseguirsi di cambiamenti radicali. In questo contesto in rapida evoluzione, l’architettura può farsi portavoce di nuovi valori e moderni stili di vita? Questa mostra è l’occasione per sperimentare le molteplici possibilità dell’architettura e per dar conto della sua pluralità di approcci. Ogni suo orientamento è in funzione di un modo di vivere diverso”.
“Ciascun partecipante – continua Sejima – è stato invitato a gestire in modo autonomo il proprio spazio espositivo e a offrire un’interpretazione personale del tema della 12. Mostra People meet in Architecture. Ognuno di loro esprime le proprie posizioni realizzando inediti scenari di interazione tra ambiente e società. Ogni partecipante diventa curatore di se stesso e la mostra si arricchisce di una molteplicità di sguardi, piuttosto che rispondere a un orientamento univoco”.
L’intento è di dar vita ad una nuova Biennale come occasione di incontro nell’architettura, ma anche di riconoscimento come individui attraverso l’architettura. Di qui la scelta di un programma che, piuttosto che mettere in scena i lavori delle sole archistar, offre spazio a decine di architetti provenienti da tutto il mondo destinati ad affiancare le 56 partecipazioni nazionali.
Ailati. Riflessi dal futuro è il tema del Padiglione Italia all’Arsenale, organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con il PaBAAC - Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, e curato da Luca Molinari.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione, Sejima ha dato qualche anticipazione. Tra i pochi architetti di fama internazionale ci sono Herzog & de Meuron, Cecil Balmdond (Arup), Toyo Ito. Quest’ultimo realizzerà un prototipo di muro presentando una definizione alternativa della divisione dentro-fuori.
Lo studio francese R&Sien presenterà un’opera luminosa che riprodurrà i cicli biologici al fine di esplorare le differenti modalità di percezione dello spazio attraverso la natura.
Smilan Radic + Marcela Correa realizzeranno un’enorme pietra con una cavità destinata ad accogliere un solo visitatore alla volta; una metafora per ripensare il rapporto dell’individuo con la società.
Il cinese Wang Shu presenterà una struttura-rifugio temporanea di rami di bambù, assemblabile in una sola giornata. Il paesaggista olandese Piet Oudolf realizzerà un giardino che concluderà il percorso espositivo dell’Arsenale.
Gli italiani invitati sono Andrea Branzi, Luisa Lambri e Aldo Cibic con una nuova versione del suo progetto «Microrealities».
Saranno inoltre organizzati, nell’ambito del ciclo dei “Sabati dell’Architettura”, momenti di riflessione e discussione con architetti e personalità dell’architettura nazionale e internazionale. Con l’obiettivo di ripercorrere la storia delle mostre degli ultimi anni, saranno invitati ad un incontro con il pubblico i direttori delle passate edizioni: Vittorio Gregotti (1975, 1976, 1978), Paolo Portoghesi (1980, 1982, 1992), Francesco Dal Co (1988, 1991), Hans Hollein (1996), Massimiliano Fuksas (2000), Deyan Sudjic (2002), Kurt W. Forster (2004), Richard Burdett (2006), Aaron Betsky (2008).
Con il programma “Destinazione Biennale di Venezia. Universities meet in architecture”, la Biennale si rivolge inoltre a Università e Istituti di formazione di tutto il mondo, offrendo una proposta di visita alla Mostra che possa rappresentare una significativa esperienza formativa, nonché di integrazione tra le diverse attività accademiche.
“Nasce così una nuova Biennale – commenta Paolo Baratta – che vede affiancati i padiglioni stranieri come partecipanti e le università di vari paesi come fruitrici. Una nuova alleanza nel nome dell’architettura e delle varie discipline collegate e un ulteriore impulso alla Biennale di Architettura come luogo di pellegrinaggio internazionale per docenti e studenti”.
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