04/11/2010 – È ufficiale: aprirà definitivamente al pubblico il prossimo 4 dicembre la nuova nuova ala del MACRO di Roma. Ad annunciare la data è stato Umberto Croppi - Assessore alle Politiche Culturali e Comunicazione del Comune di Roma.
Progettato dall'architetto francese Odile Decq, l’intervento ha comportato l’ampliamento del già esistente museo comunale di arte contemporanea, sorto sull’ex sito industriale Peroni, con la realizzazione di:
- 10.000 metri quadri di nuovi spazi: spazi espositivi, spazi eventi, spazi art-video, foyer, ristorante, art cafè, book shop, sala didattica, sala lettura;
- 2.500 metri quadri di terrazza-giardino adibito a mostre all'aperto e spazio di sosta;
- 6.400 metri quadri di parcheggio:
- 1.000 metri quadri di locali tecnici che si vanno a sommare ai 4.500 metri quadri.
Gli elementi salienti del nuovo MACRO sono l’ingresso sito all'angolo tra via Nizza e via Cagliari, con la creazione di un doppio accesso rispetto alla precedente sede museale (in via Reggio Emilia) e l’occupazione di un intero isolato del quartiere, assieme a un tetto-giardino percorribile su più piani, che trasforma l’edificio, se osservato da via Reggio Emilia, in un giardino panoramico astratto, dove gli storici palazzi di via Nizza e via Cagliari e i giochi d’acqua della grande fontana sul tetto, ne costituiscono le quinte scenografiche.
Un insieme di itinerari rinnovati ed un nuovo volume sono inseriti in infrastruttura. Un foyer centrale dà accesso alla grande sala espositiva, a una sala lettura, una sala proiezioni, un bookshop, l’Art Café ed all’ampia terrazza in cima all’edificio. Scale e passerelle metalliche si diramano nel foyer, spingendosi verso la grande sala espositiva e creando percorsi multipli attraverso gli interni e la terrazza. Le pareti vetrate della sala espositiva sono composte da elementi fissi e grandi porte a soffietto, comunicanti con art café e foyer. Quest’ultimo, nucleo centrale del museo, è interamente rivestito in basalto, a ricordare l’origine industriale dell’edificio assieme alla sala proiezioni, dedicata alla Video Art. Pannelli di legno laccato rosso caratterizzano invece la pelle dell’auditorium.
La grande vetrata sfaccettata inserita sul tetto permette l’afflusso della luce naturale nella grande sala espositiva. Il volume vetrato dell’Art Café, pare fluttuare sull’ingresso del museo.
Il prossimo 3 dicembre, contestualmente all’apertura definitiva del nuovo MACRO, verrà presentata l’installazione “Are you really sure that a floor can't also be a ceiling? (Sei davvero sicuro che un pavimento non possa essere anche un soffitto?)”, con cui il duo Bik van der Pol, formato dagli artisti olandesi Liesbeth Bik e Jos Van der Pol, ha vinto il concorso annuale internazionale "Enel Contemporanea 2010", indetto dall'azienda elettrica italiana per la realizzazione di opere d’arte sul tema dell’energia. La sede originaria del MACRO ospita attualmente dodici mostre(fra cui quelle dedicate alle polaroid inedite di Mario Schifano, all'Attico di Fabio Sergentini, a Hiker Meat di Jamie Shovlin e alle installazioni di Nunzio).
La “Casa per farfalle” di Bik van der Pol è progettata sul modello della Farnsworth House di Mies van der Rohe. "Se l’uomo in quanto specie vuole sopravvivere, sarà necessario adottare alcune misure importanti e radicali per poter concretizzare il concetto di crescita sostenibile e impatto neutro. L’inimmaginabile deve diventare reale. E’ necessario sviluppare un modo di pensare del tutto nuovo, spiegano dal duo Bik van der Pol. Le farfalle costituiscono una specie particolare: sono importanti sia da un punto di vista economico che ambientale perché intervengono nella pollinazione: come le api ed altri insetti e uccelli, spostano il polline da una pianta all’altra. Sono degli attori indispensabili nella catena alimentare: senza di esse non ci sarebbe la fecondazione e senza fecondazione, in ultima analisi, non ci sarebbe vita…Con la Farnsworth House (1951), l’architetto Mies van der Rohe pose l’accento sulla relazione tra uomo e natura: "Dovremmo cercare di ricondurre la natura, la casa e l’essere umano ad un’unità superiore". Questa casa è considerata una delle più radicalmente minimaliste mai progettate. Le pareti in vetro e lo spazio interno aperto creano una forte connessione con l’ambiente esterno, mentre la struttura esposta contempla una struttura che riduce ai minimi termini le pareti esterne piene. Mies van der Rohe ha concepito l’edificio come un riparo architettonico interno-esterno, al contempo indipendente dalla natura e connesso con essa.
Anziché fungere da abitazione, questo modello scomponibile in scala ridotta (circa 75%) sarà una casa provvisoria per le farfalle, viste come gli attori ultimi di idee idealiste di trasformazione, cambiamento e riciclaggio. A causa del cambiamento radicale insito nel loro ciclo di vita che le rende capaci di mutare da uno stato all’altro, esse non sono mai come appaiono. Le diverse fasi di questa specie in continua metamorfosi possono essere osservate e sperimentate nel modello. La natura diventa una lente all’interno dei limiti tracciati delle pareti museali. I visitatori sono invitati ad entrare nella casa dove le pareti di vetro del modello hanno una doppia funzione: da un lato fornire una visuale completa della serra creata dall’uomo e dei visitatori che vi camminano all’interno, dall’altro creare un ponte tra lo spazio interno e quello museale. Il titolo dell’opera Are you really sure that a floor can’t also be a ceiling? è realizzato con un pezzo di neon sulla parete, fungendo così da didascalia o riferimento all’installazione”, spiegava il duo Bik van der Pol.
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