11/1072010 - "E' un edificio che si relaziona in modo vivace con i volumi della città. E' come un Guggenheim srotolato in percorsi di spazio continuo (…) un edificio di cui si parlerà ancora nella storia dell’architettura dei prossimi 50 anni". Sono queste le motivazione fornite dal panel di giurati del WAF World Architecture Festival di Barcellona, presieduta da Paul Finch, che, lo scorso 5 novembre ha proclamato il MAXXI, progettato da Zaha Hadid Architects, “miglior edificio dell’anno 2010”.
Nella shortlist del premio c'erano anche la Winspear Opera House (Usa) di Norman Foster ed il Grand Canal Theatre (Irlanda) di Daniel Liberskind.
Dopo lo Stirling Prize del RIBA, il prestigioso premio assegnato lo scorso 2 ottobre dal Royal Institute of British Architects, si aggiunge dunque un altro importante riconoscimento internazionale. Durante la cerimonia di premiazione del WAF, Gianluca Racana (Zaha Hadid Architects) direttore di progetto per il MAXXI, ha espresso la soddisfazione per il riconoscimento ricevuto dopo tanti anni di duro lavoro e per il giudizio positivo espresso dalla commissione del Premio. L’architetto ha proseguito esprimendo la sua personale soddisfazione per aver realizzato l'edificio nonostante tutte le difficoltà legate alla burocrazia e alla carenza di fondi pubblici a servizio della cultura in Italia.
“Questo premio è per noi motivo di grande soddisfazione e conferma ancora una volta il grande impatto di questo edificio, che proietta Roma verso il futuro – ha commentato Pio Baldi, presidente della Fondazione Maxxi -. Il museo vuole essere un punto di incontro, di comunicazione, di scoperta, un luogo di attrazione della creatività contemporanea che da qui si irradi, proprio come le gallerie del museo che si “srotolano” nella città”.
Il Museo occupa una superficie pari a circa 26mila mq – ed è articolato nelle due istituzioni MAXXI arte e MAXXI architettura, aventi in comune spazi e risorse per le attività culturali, spazi per le esposizioni temporanee, per gli eventi dal vivo, spazi per la produzione e la sperimentazione e spazi di intrattenimento e attività commerciali, oltre alla presenza di zone destinate all’accoglienza, al bookshop, al ristoranti e alle caffetterie, auditorium, sale riunioni, parcheggi.
La coniugazione dei due musei è realizzata attraverso profili innovativi che sembrano rincorrersi in un percorso che rifiuta la linearità. Il complesso architettonico è caratterizzato da forme curve, realizzate con strutture in cemento armato faccia a vista, vetro e acciaio, che si intersecano a sbalzo su piani sovrapposti fino a disegnare una sorta di L.
“L’idea alla base del progetto – dichiarava qualche tempo fa la Hadid - è quella di movimento, un movimento generato da linee di forza che, sovrapponendosi, creano diversi livelli. Lo stesso sito, con la sua forma a L, suggerisce e scaturisce queste linee di forza, dando vita a spazi interni ed esterni che si intersecano, senza rinunciare alla robustezza dell'edificio”.
Hadid ha concepito il MAXXI come un “campus urbano aperto alla circolazione pubblica”; un mondo nel quale tuffarsi piuttosto che un edificio come oggetto firmato.
Sviluppato su tre livelli, il Museo integra arte ed architettura in volumi articolati coperti da un tetto esclusivamente in vetro; elemento progettato come filtro per un uso modulato e zenitale della luce naturale, ma anche come punto di unione tra interno ed esterno. Una serie di ponti collega i tre livelli dell’edificio. Intorno ad una grande hall di accoglienza a tutt’altezza ruotano i vari spazi commerciali, la caffetteria, i servizi didattici, i laboratori di conservazione e restauro, le sale per eventi dal vivo e convegni.
L’idea progettuale è la creazione di uno spazio che non si esaurisca in un percorso lineare, ma si presenti come una complessa rete di connessioni. II progetto identifica infatti una serie di percorsi che si snodano all’interno delle gallerie quasi negando al visitatore di tornare sui propri passi.
Flessibilità e controllo delle condizioni ambientali sono le caratteristiche architettoniche di questi spazi. Le diverse suite sono infatti suddivisibili con pannelli espositivi mobili che consentono di mutare la natura stessa del luogo a seconda delle esigenze museali che volta per volta si presentano.
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