11/03/2011 - Gli edifici adibiti a stalla e fienile, o tabià, in dialetto bellunese, sono costruzioni estremamente caratterizzanti: realizzate in legno su un basamento in pietra, con il sistema a blockbau (tronchi sovrapposti incastrati) e standerbau (tronchi portanti verticali e di sostegno orizzontali) avevano originariamente il tetto, a due spioventi, coperto di scandole. Negli ultimi anni i tabià sono stati oggetto di recupero e di conversione ad altra destinazione d’uso. E’ questo il caso del Tabià recuperato da EXiT architetti associati (Francesco Loschi, Giuseppe Pagano, Paolo Panetto) a Selva di Cadore a cui un appassionato della montagna aveva chiesto di convertirlo in casa di vacanze per sé e per la sua famiglia.
Il punto di partenza è stato un rilievo accurato delle parti lignee e degli incastri strutturali. Successivamente l’edificio è stato smontato e rimontato: molte travi e assi del vecchio tabià sono state recuperate e ripulite, altre sono state integrate scegliendo elementi lignei di recupero, in modo da garantire una continuità cromatica e dei materiali.
Dal punto di vista volumetrico sono state eliminate le superfetazioni che negavano il volume originario, mentre altre sono state mantenute e rilette secondo un linguaggio minimale e “necessario”. La nuova struttura portante in acciaio a vista verniciato di nero, disposto secondo una geometria e una distanza tra le parti adatte alla misura e modularità consolidata dei tabià, collabora con quella originaria in legno, si svela e non viene negata. In alcune parti della costruzione le travi in acciaio vengono rivestite da travi in legno di recupero adeguatamente scavate.
La casa è dotata di un sistema fotovoltaico totalmente integrato nella copertura realizzata in scandole di larice. Particolare attenzione negli interni è stata posta alla scelta dei materiali: legno di larice e abete, pietra dolomia, acciaio nero e intonaco grezzo bianco. Ogni ambiente domestico si caratterizza per un preciso intreccio di questi quattro materiali fondamentali, freddi o caldi, a costituire un sistema unico, ben bilanciato e perfettamente integrato alla natura di ogni stanza. Il legno utilizzato è il larice per le parti strutturali e l’abete per i tamponamenti.
La logica dei tabià è quella che il legno continui a invecchiare in modo naturale con il trascorrere del tempo dotandosi di una protezione naturale e modificandosi cromaticamente (tonalità grigie per il lato nord e rossicce per gli altri fronti), fino a stabilizzarsi.
Nel progetto di recupero di un edificio come questo il rapporto tra architettura, spazi interni e paesaggio si deve incontrare con l’utilizzo dei materiali, con le lavorazioni e le azioni che il legno subisce. Spazio e materia sono pensati quindi in continuità. Il legno diventa quindi testimone del passare del tempo e della storia dell’edificio stesso.
L’interesse è di mantenere i segni del tempo: scalfitture, chiodature e incastri particolari, sia dal punto di vista visivo che tattile. I tamponamenti esterni segnano il passare degli anni e il legno muta continuamente a seconda delle stagioni, della luce naturale e dell’umidità.
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