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02/01/2012 – La compresenza di due paradigmi architettonici apparentemente inconciliabili è il tratto che più caratterizza la nuova ala del Tel Aviv Museum of Art: neutralità e spettacolarità architettonica convivono nel volume di recente inaugurazione, progettato da Preston Scott Cohen Architects.
Lo studio bostoniano, vincitore dell’apposito concorso di progettazione promosso nel 2003 dal Museo grazie alla donazione effettuata da Herta e Paul Amir (di qui il nome della struttura “Herta e Paul Amir Building”), ha disegnato un edificio composto da una serie di piani indipendenti, dai sistemi strutturali in acciaio impilati l’uno sull’altro, collegati da episodi geometrici che risolvono la circolazione verticale. Le singole gallerie a pianta rettangolare sono organizzate attorno a un grande atrio illuminato da un ampio lucernario, detto "Lightfall" (ovvero “cascata di luce”) a forma di spirale.
Se gli interni, essenziali, diafani e a pianta rettangolare, hanno un carattere decisamente minimalista delle cosiddette “white boxes”, le spettacolari torsioni che segnano il fronte esterno danno vita a un edificio-diamante, rivestito in lastre prefabbricate di cls, di 465 forme diverse.
Il nuovo edificio ripropone parzialmente i materiali della struttura preesistente, creando un legame visivo con l’intorno. Contestualmente, l’opera si inserisce nella più ampia tradizione della cultura architettonica israeliana, dalla molteplicità di Mendelsohn alla fissità del Bauhaus.
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