06/04/2012 - Oggi, a tre anni esatti dal sisma che ha colpito L'Aquila, mentre da più parti arrivano riflessioni e analisi su quanto è stato fatto o non fatto, soprattutto in termini di sostegno alle persone e alle attività, noi cerchiamo di fare il punto sulle architetture realizzate nell'emergenza e su quelle che si progettano per il futuro.
Mentre ancora il centro storico è in gran parte occupato dalle macerie e gli abitanti della città si stanno, loro malgrado, lentamente abituando al profilo dei nuovi quartieri, l'architettura fatica a superare l'orizzonte dell'emergenza e i grandi progetti sono stati realizzati solo in parte.
La Chiesa di San Bernardino dello studio Antonio Citterio e Patricia Viel è stata la prima importante opera pubblica del dopo terremoto. Questo progetto nasce da un concorso indetto a pochi giorni dalla scossa, per rimpiazzare temporaneamente la grande basilica del centro storico, l'edificio quattrocentesco gravemente danneggiato nell'abside e nel campanile.
Inaugurata a un anno esatto dal terremoto, è stata realizzata in tempo record, poco più di sessanta giorni, seguendo i più rigidi criteri antisismici ed ecosostenibili, la chiesa è composta interamente da moduli prefabbricati in legno e acciaio, smontabili e reciclabili
Un'opera che ha attirato, giustamente, molte attenzioni ma che è poi sparita dalle cronache è l'Auditorium temporaneo firmato da Shigeru Ban e realizzato con il sostegno del Governo Giapponese. Purtroppo per le ben note rigidità che caratterizzano le normative italiane, il progetto non ha potuto essere sviluppato secondo il disegno originario, che prevedeva muri e colonne portanti realizzati con tubi di cartone, elementi che caratterizzano la recente produzione dell'architetto giapponese. La struttura dell'edificio è invece composta di un'intelaiatura di acciaio, riempita con sacchi di sabbia per mantenere l'idea di costruzione completamente "a secco".
Nei dintorni dell'Aquila, in uno dei piccoli centri maggiormente colpiti, Onna, è stata ricostruita la nuova sede municipale chiamata Casa Onna. La realizzazione dell’edificio, progettato a titolo gratuito da Giovanna Mar, dello Studio Architetto Mar di Venezia, è stata portata a termine grazie ai fondi raccolti dall’Ambasciata di Germania e da numerosi gruppi privati tedeschi.
Il motivo dello speciale interesse della Germania per questo piccolo borgo va ricercato nella storia: nel 1944 Onna fu teatro di una strage nazista in cui vennero uccisi 17 civili, l'aiuto di oggi vuole essere un piccolo contributo a girare definitivamente pagina.
Casa Onna è stao concepito come un luogo di riunione per l’intera comunità: un edificio accogliente e sicuro, perchè progettato secondo le migliori tecnologie anti sismiche, per non abbandonare definitivamente il piccolo borgo quasi interamente distrutto.
Si sta ancora discutendo invece, forse anche per ragioni elettorali, sull'Auditorium temporaneo progettato da Renzo Piano e finanziato con 6,7 milioni di Euro dalla priovincia autonoma di Trento all'interno del paco del Castello.
Il progetto assume un particolare valore simbolico, in quanto lambirebbe la ex zona rossa e andrebbe ad inserirsi in uno dei pochi punti della città storica di cui è già avvenuta la riappropriazione da parte degli abitanti, una delle porte di ingresso al futuro del centro storico.
Anche in virtù del rivestimento esterno in legno, comune alla maggior parte degli strumenti musicali, Renzo Piano ama definire questo suo progetto “un grande stradivari adagiato nel parco”.
Una finestra sul futuro della città è stata aperta dal Concorso per il “Parco urbano di Piazza d’Armi”, che si sta chiudendo proprio in questi giorni. Questa può essere l'occasione per ripensare un importante pezzo del futuro della città, nella zona che ha ospitato uno dei grandi campi di accoglienza del dopo terremoto. L'Aquila ha bisogno ancora di tanto aiuto ma soprattutto di tante buone idee.
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