19/04/2013 - “Penso che gli Italiani siano simpaticamente strani, nell'accezione in cui tu sai che si stanno beffando di te, ma loro non lo sanno, credono davvero nella possibilità e questa è una qualità assolutamente apprezzabile, anche se è difficile loro ci provano” questo può essere considerato come il pungente commento su iSaloni 2013 da parte della dama Zaha Hadid.
La suggestiva atmosfera della Fonderia Napoleonica Eugenia a Milano ha ospitato la scorsa settimana la conversazione tra Zaha Hadid e Patrik Schumacher con Stefano Boeri, in occasione dell'evento fuori salone Multiplicities, organizzato da Poltrona Frau Contract, per presentare le ultime creazioni dell'architetto iracheno: la sedia Array e Zephyr sofa.
La struttura in mattoni a vista esalta le sinuose forme dei sofà e dei tavoli, allo stesso tempo evidenziando le contraddizioni delle maestose creazioni.
“L'arredo è un'estensione per creare lo spazio” spiega Schumacher, socio di Zaha Hadid Architects, “questi non sono solo degli elementi di arredo che fluttuano nello spazio, ma lo creano e sono parte dell'architettura”.
Zaha dribla sapientemente l'inevitabile domanda di Boeri sulla sua relazione con il design italiano, raccontando inaspettatamente una chicca sulla sua infanzia a Bagdad e della sua precoce ambizione di progettare a soli dieci anni la sua cameretta.
Inevitabile il riferimento agli Archizoom e Superstudio tra le referenze durante il periodo accademico dell'Hadid.
Vista l'atmosfera del tutto amichevole che si era creata durante la chiacchierata con Boeri, la Hadid ha colto l'opportunità per parlare del contestatissimo museo Maxxidi Roma, riaffermando la sua soddisfazione nel progetto, specialmente per la possibilità che le ha dato di lavorare in Italia, ed in particolare a Roma.
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