Mod. 548, photo by Frank Hülsbömer
02/07/2013 - “Re-illuminare” Gino Sarfatti, ovvero riportare alla luce la sua opera, è parsa a Flos una sfida doverosa e affascinante. Doverosa perché Sarfatti è stato probabilmente il maggiore designer italiano della luce. Operativo tra il 1939 e il 1973, Sarfatti ha rinnovato le tipologie tradizionali e ha inventato funzioni inedite per la luce, progettando più di 600 apparecchi, tutti prodotti da Arteluce, l’azienda da lui fondata appunto nel 1939 e ceduta a Flos nel 1973. Questa eredità poneva una responsabilità non più procrastinabile.
“Re-illuminare” Sarfatti costituisce però anche una sfida affascinante. Muovendo dal presupposto che egli progettava a partire dai componenti e dalle risorse disponibili, adottando volta per volta le nuove sorgenti luminose, dai tubi fluorescenti, alla Cornalux, fino alle prime alogene, una riproposizione attualizzata dei suoi modelli richiedeva necessariamente la valutazione delle risorse oggi utilizzabili.
Non dobbiamo infatti dimenticare che nel lighting design, a differenza del furniture, l’evoluzione tecnologica è estremamente rapida, motivata da precise leggi e da una sensibilità acquisita del pubblico. Ecco allora emergere in filigrana il secondo argomento per cui era necessario “re-illuminare” Gino Sarfatti: se molti dei pezzi da lui disegnati appaiono ancora incredibilmente attuali per quanto concerne la forma e il rapporto fisico-psicologico con il fruitore, un’analoga valutazione non era più possibile dal punto di vista illuminotecnico.
Senza nulla togliere all’integrità formale degli originali, era necessario riportare questi oggetti all’oggi, “re-illuminarli” mediante l’adozione della più aggiornata tecnologia led, da inserirsi in modo tanto sofisticato quanto non invasivo. Attraverso un lungo e complesso percorso oggi finalmente un primo nucleo di lampade progettate da Gino Sarfatti torna ad illuminare le nostre case e, così facendo, a parlarci di lui.
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