29/10/2013 - Il MUSE - Museo delle Scienze di Trento, inaugurato lo scorso luglio, rappresenta il fiore all’occhiello di un progetto paesaggistico e urbanistico che ha mosso i primi passi più di 10 anni fa e che ora, attraverso la riqualificazione dell’ex area Michelin, ha visto nascere il nuovo quartiere Le Albere. Interamente studiato e realizzato con gli obiettivi di innalzare gli standard qualitativi di vita e favorire il risparmio energetico, il museo, con una superficie complessiva di 12.600 mq, si estende su 7 piani, 2 interrati e 5 fuori terra, divisi tra 3.300 mq di esposizioni permanenti e 500 mq di mostre temporanee.
Un museo in stretta sintonia con il contesto circostante
L’edificio, progettato dallo studio Renzo Piano Building Workshop, è stato pensato per integrarsi perfettamente con l’ambiente e gli edifici circostanti, sia pubblici che commerciali e residenziali. L’idea architettonica nasce dalla ricerca di una giusta mediazione tra bisogno di flessibilità e risposta, precisa e coerente nelle forme, ai contenuti scientifici del progetto culturale.
Il profilo dell’edificio è ispirato alle vette delle vicine montagne e si riflette su uno specchio d’acqua su cui sembra galleggiare e che fa il verso al fiume vicino. Luci e ombre, pieni e vuoti, spazi e volumi definiscono la struttura dall’esterno rendendo da subito comprensibile e fruibile l’allestimento interno. Forte elemento di riconoscibilità sono le falde trasversali della copertura che assecondano le forme e danno uniformità all’intero complesso.
Un museo interattivo per raccontare l’evoluzione dell’uomo e il suo rapporto con l’ambiente
Il MUSE è un museo profondamente innovativo, in ogni suo aspetto. Coniuga infatti i contenuti e il tradizionale approccio scientifico propri di un museo della scienza con nuovi temi e soprattutto nuove modalità di interazione. I visitatori sono chiamati a dialogare con il museo, a mettersi in discussione, sperimentare in prima persona attraverso exhibit interattivi, installazioni multimediali e molti laboratori interdisciplinari aperti a tutti.
I 6 piani dell’esposizione si affacciano su un unico grande spazio aperto chiamato ”big void”, che dal lucernaio si estende fino al piano interrato creando una sorta di interspazio originale e unico per cui il Renzo Piano Building Workshop ha coniato il concetto di ”zero gravity”, basato sulla sospensione tramite cavi sottili degli oggetti caratterizzanti gli allestimenti. Tutti gli allestimenti sembrano fluttuare in questo ”grande vuoto”, in particolare gli animali tassidermizzati sospesi che producono un forte impatto visivo ed emozionale nel visitatore.
Uno spazio in cui grande valore scenografico e comunicativo ha anche la luce naturale che entra dal lucernario centrale e dalle vetrate laterali.
Un Museo green in un edificio caratterizzato dai più innovativi criteri di sostenibilità ambientale e di design
Tutto all’interno del museo, dall’architettura all’edilizia, dall’allestimento al dipartimento di ricerca parla al visitatore con il linguaggio della natura e del rispetto che per essa bisogna avere, tutelando le sue risorse vegetali, animali ed energetiche. E non è stata un caso la scelta di Renzo Piano che da anni propone un modo di costruire ”ambientalmente intelligente” puntando su due aspetti principali: l’utilizzo di materiali naturali e fonti di energia rinnovabili. Le tecniche costruttive perseguono la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico con un ampio e diversificato ricorso alle fonti rinnovabili e ai sistemi ad alta efficienza.
Pannelli fotovoltaici, sonde geotermiche, sensori di temperatura e luminosità, un sistema di illuminazione e ventilazione naturale che si integra a quello artificiale per ridurre al minimo i consumi energetici, materiali di provenienza locali, hanno contribuito a realizzare un edificio che ha ottenuto il livello GOLD nella certificazione LEED (Leadership in Energy Environmental Design). Il sistema LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), sviluppato negli Stati Uniti nel 1998, raccoglie le linee guida per progettare e costruire in modo sostenibile, riducendo il consumo energetico e di conseguenza i costi di gestione e di mantenimento degli edifici, nonché le emissioni nocive all’uomo e all’ambiente.
La luce e la sua gestione
“L’elemento umano è una dimensione fondamentale di questa architettura, assieme alla luce, alla gioiosità, all’allegria.” racconta Renzo Piano “In queste sale, che alternano spazi di luce e ombra, tutti saranno i benvenuti. L’architettura deve essere gioiosa, deve coltivare tenacemente l’idea che i luoghi per la cultura sono luoghi di civiltà e di incontro, in cui ritrovarsi e partecipare della stessa gioia”.
Dalle parole di Piano si percepisce come la luce abbia un ruolo fondamentale all’interno del museo, sia quella naturale che regala benessere oltre a permettere di ridurre notevolmente i consumi, sia quella artificiale che in un lavoro perfetto di calibrazione si integra a quella naturale, regolata da sistemi di controllo Helvar. Ancora una volta quindi Helvar si conferma il partner giusto per un progetto prestigioso come questo, in cui l’utilizzo efficiente dell’impianto di illuminazione è non solo requisito importante per il mantenimento degli stringenti criteri di sostenibilità ma anche elemento integrante di un concept architettonico più ampio.
L’intero edificio è stato cablato con sistema DALI e viene controllato centralmente con l’ausilio di un impianto e di componentistica Helvar. I 31 Router 910 di Helvar costituiscono gli snodi attraverso cui passano tutte le informazioni relative non solo all’illuminazione artificiale ma anche dell’impianto di motorizzazione delle tende. I Router controllano infatti i singoli apparecchi e gestiscono gli scenari luminosi programmati sia su base oraria che soprattutto in relazione alla luce naturale.
Uno degli elementi più importanti per contenere i costi di gestione e le emissioni di CO2 è quello di sfruttare al meglio le risorse naturali. Per questo l’architettura è stata pensata per convogliare la luce naturale anche nelle parti più interne dell’edificio, sfruttando non solo le estese superfici finestrate verticali ma anche i grandi lucernari posti nella zona centrale, che fanno sì che tutti i piani, anche quelli più bassi, beneficino dell’irraggiamento solare e che, come si nota dalle immagini, solo alcune parti rimangano in ombra.
All’impianto di illuminazione è lasciato il compito di mantenere costante l’illuminamento generale e per questo l’intensità del flusso luminoso viene regolata continuamente durante il giorno a seconda della quantità di luce naturale rilevata dai multisensori. Il contenimento dei consumi è altresì garantito da tende motorizzate comandate dal sistema Helvar sulla base di informazioni provenienti da sensori di temperatura e irraggiamento. L’intero sistema Helvar è infine collegato tramite rete Ethernet al sistema di Building Management per consentire una genstione centralizzata e una verifica puntuale di consumi e funzionalità.
I sistemi Helvar sono infatti pienamente interoperabili e si integrano perfettamente con altri sistemi automatizzati presenti in edifici come il MUSE altamente tecnologici e in cui la tecnologia è messa al servizio della salvaguardia ambientale e del benessere degli occupanti.
L’esperienza di Helvar nell’affrontare progetti di grandi dimensioni, ha permesso non solo di fare le scelte migliori dal punto di vista tecnico e di programmazione, ma di rispettare le tempistiche di realizzazione dell’intero edificio.
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