07/11/2013 – In occasione della conferenza Conversion + organizzata dallo studio Small al Castello Carlo V di Monopoli la nostra redazione ha avuto l'opportunità di incontrare l'architetto Stefano Pujatti dello studio Elasticospa.
Stefano Pujatti si laurea in Architettura allo IUAV e segue un Master in Architettura Sci Arch Los Angeles seguito da Wolf Prix - coopHimmelb(l)au. Nel 2005 a Chieri (TO) fonda lo studio Elasticospa che si occupa di progettazione edilizia ed urbanistica.
Dai tempi dell'università si interessa ai temi legati al recupero di aree urbane e strutture abbandonate, “l'idea di occupare ancora il territorio, senza pensare ad una seconda vita per le strutture esistenti, non mi sembra che sia una soluzione molto saggia, ma soprattutto è costosa. E' qualcosa che non capiscono neanche molto bene i professori; cito, a questo proposito, una polemica che ebbi con Franco Purini, che nel 2010 fece una Biennale in cui inventò una nuova città tra Verona e Mantova, VEMA.
Quest'area della Pianura Padana è una delle poche con ridotta illuminazione, ridotta superficie costruita, quindi per la nostra proposta abbiamo pensato di costruire un edificio che fosse un'infrastruttura, cioè una scuola che sul tetto potesse ospitare case e servizi.
Se dobbiamo occupare un territorio cerchiamo di farlo con delle strutture che racchiudano diverse funzioni, senza invadere altri spazi.
Se dobbiamo progettare qualcosa ex novo, deve essere pensato per avere una seconda vita, oltre alla funzione per cui è costruito”.
Ed è proprio questa la filosofia che unisce i progetti curati dallo studio, dalla trasformazione di un silo, un tempo utilizzato per contenere la terra costipata, in uffici direzionali della Fornace Carena (2005) al più recente Hotel a Pian Cavallo. Il progetto ha previsto la demolizione parziale dell'esistente palazzetto dello sport, mantenendo esclusivamente il piano terra, e si è posto l'obiettivo di restituire un edificio che rappresentasse l'identità del luogo attraverso una poetica formale che giocasse con gli elementi tipici dell'intorno.
“Per costruire l'immagine esteriore abbiamo pensato a come funziona la neve. Questo edificio doveva progettare, lavorare e giocare con la neve, che è un elemento interessante con un volume, un colore, una forza, ed è il motivo per cui la gente va in montagna.
Quando abbiamo presentato il tema, la neve è diventata il vero valore aggiunto dell'edifico, in modo che sia parte stessa dell'edificio.
L'idea nasce da alcune considerazioni sul lavoro dell'artista scozzese Andy Goldsworthy che lavora con le forze della natura, ed aveva realizzato un lavoro dalla spiccata espressione poetica: Midsummer snowballs, un prato fiorito con delle palle di neve molto compattate.
Questa suggestione la ritroviamo nei piani inclinati della facciata nord in cui si accumula la neve fino ad un certo peso e poi scivola via”.
Uno dei progetti che racchiude in sé un intervento ex novo e la rifunzionalizzazione di un edificio esistente è il complesso intervento per Atelier Fleuriste a Chieri (TO), in cui i temi dell'innovazione delle tradizioni, la ricerca di identità e la forza materica si intrecciano e si compongono in un risultato complessivo che offre molteplici spunti di riflessione.
“Dovevamo costruire l'atelier per un fioraio e la sua casa. L'intervento si divideva in due parti: ristrutturazione e nuova costruzione.
Per quanto riguarda l'atelier è stata mantenuta intatta la struttura e si è intervenuto in maniera 'violenta' sulle facciate. Internamente si è mantenuto inalterato, come memoria, il nucleo centrale e sono state realizzate due grandi vetrate a nord ovest, che data la posizione surriscaldano molto l'ambiente interno in estate.
Per scherzo una ragazza che lavora in studio propose di rivestire d'acqua la facciata e fu l'idea che sposammo.L'acqua in facciata crea un velo che non fa percepire dall'interno le case di scarsa qualità architettonica sullo sfondo, rendendo meno incombente l'esterno.
Il padiglione, invece, è rivestito di mattoni forati spaccati, che servono per avere un effetto diverso della luce, inoltre la commissione edilizia ha obbligato l'utilizzo di questo materiale in quanto tipico piemontese.
Questo genere di scelta è stata pensata anche sul lungo periodo: ammesso che i mattoni possano sgretolarsi più facilmente, non si sgretoleranno nello stesso modo tutti assieme, e risulterà comunque più economico sostituire un solo blocco che prevedere l'intera rintonacatura, come accade nelle facciate tradizionali.
Quando si fa un salto fuori dall'ordinario, bisogna ascoltare ciò che è stato fatto in precedenza ma adattandolo alle condizioni di lavoro attuale.”
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