29/10/2014 - Il modo di lavorare è cambiato completamente. Siamo più veloci, più efficienti, più flessibili. Conviviamo con un atteggiamento nomadico, privi di aspettative rispetto a una routine che diventa sempre più fluttuante. E’ inevitabile che cambino quindi anche le richieste rispetto agli spazi di lavoro, che diventano flessibili, ibridi, pronti a cambiare e a adattarsi nelle funzioni, nel numero di persone, nei ruoli.
Hub di Fantoni è un sistema per ufficio nato per questa contemporaneità. E’ un paesaggio pronto a cambiare, semplice da capire e da usare, di cui è facile appropriarsi perché pensato per essere personalizzato giorno dopo giorno, rispettando il bisogno di caratterizzare gli spazi che occupiamo per molte ore al giorno. I confini fra lavoro progettuale e lavoro di management si sono assottigliati, così come le gerarchie e le funzioni di ciascuno. Hub promuove una comunicazione informale, la possibilità di cambiare postazione e assetto, di confrontarsi in modo diverso a seconda dei vari momenti della giornata.
In un certo senso è come se il luogo di lavoro fosse diventato inesorabilmente uno spazio illimitato, in cui i confini si tracciano tramite le persone e le loro competenze e le loro azioni. Hub è l’ufficio di questo mondo, di questa epoca in cui le persone ritornano a essere il centro.
Hub libera la voglia di personalizzare lo spazio delle proprie attività; è il sistema modulare per eccellenza, la cui perfetta struttura geometrica è sviluppata affinché il suo telaio configuri postazioni indipendenti o composizioni multiple. Hub è materico e contemporaneo: sceglie finiture naturali per il piano, il tortora, il grigio e la radicalità del piano in ISB in scaglia di legno, ma li contrappone a tessuti dai colori assoluti: giallo, blu, arancione.
“Il progetto Hub è nato dalla reale esigenza di ricreare uno spazio fisico e mentale all’interno di un luogo di lavoro abitato da diversi individui. Uno spazio che fosse al tempo stesso aperto e favorisse la condivisione e lo scambio di idee, ma anche un luogo per la riflessione e il lavoro individuale. Una sorta di scatola senza pareti che favorisse una dimensione osmotica del relazionarsi con lo spazio e le persone. Una postazione di lavoro relazionale, personalizzabile e configurabile sulle proprie esigenze, figlia di quell’abitacolo che Bruno Munari aveva immaginato per coniugare e scandire le attività della giornata di un adolescente, riposo/gioco/studio/relazioni. E’ proprio dall’utilizzo di un semplice tavolo quadrato di ampie dimensioni che è nata l’idea di creare un ‘tavolo a baldacchino’, un mini loft dove lavorare, riposare, nutrirsi di idee, relazioni e buon cibo, in una parola vivere uno spazio. Così questo piccolo mondo cubico di lato 160cm diventa una postazione ideale per le nostre esigenze relazionali, una sorta di portale che ci permette di collaborare con colleghi vicini e lontani” - Matteo Ragni
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