07/11/2014 – Sono tornate 'a nuova vita' quest'anno, per mano dell'architetto Andrea Oliva, le ex “Officine Reggiane”, pietra miliare per la storia dell’industria della città di Reggio Emilia. Nate come fabbriche (Officine Righi) di materiale rotabile ferroviario e convertite, durante la prima guerra mondiale, per produrre cannoni e ogive per proiettili e, in seguito, velivoli da guerra, sono divenute ora Tecnopolo per la ricerca industriale.
“Recuperare architettura industriale significa stabilire un rapporto con la conoscenza dei significati” spiega il progettista.
“Ricerca e indagine diventano lo strumento per l’individuazione delle possibili trasformazioni future interpretando la rovina come un cantiere, come un edifico che nel suo deterioramento rivela le proprie regole compositive e costruttive. Dei luoghi e degli edifici dell’architettura industriale sono parte fondamentale i rumori delle lavorazioni, gli odori, le macchine, i residui di lavorazione e le persone.
Il degrado più significativo delle Reggiane è il silenzio.
Precludersi la possibilità di guardare oltre all’ambito del manufatto può essere limitativo perché spesso la conoscenza di spazi e strutture architettoniche legate a momenti di non lavoro, o al tempo libero, può completare e chiarire considerevolmente la comprensione degli spazi di lavoro.
Il degrado in cui versano le Officine Reggiane si potrebbe definire teatrale in quanto è dovuto all’assenza della componente dinamica del luogo (produzione – operaio), facilmente sostituibili con altrettante componenti dinamiche (ricerca – studenti). La memoria delle Officine Reggiane è la componente statica, la scena di quel teatro fatto di volumi, prospettive, binari, macchine e muri usurati dal tempo, dalla fatica e dal lavoro. Modificare la scena è sinonimo di modificazione della memoria, quindi della realtà.
Il Capannone 19 è una grande copertura le cui caratteristiche figurative e tipologiche trovano espressione proprio nella forma dello spazio vuoto e circoscritto, per questo motivo, per il rispetto della struttura storica la suddivisione degli ambienti avviene tramite moduli indipendenti sia strutturalmente che termicamente incrementando le superfici disponibili e valorizzando lo spazio indoor pubblico”.
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