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Tredici tavoli d’autore per il Refettorio Ambrosiano di Milano
Prodotti da Riva 1920 su progetto di 13 grandi designer internazionali
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Italo Rota Italo Rota
18/12/2014 - Dall’idea dello chef Massimo Bottura e di Davide Rampello, con il coinvolgimento della Curia Arcivescovile della Diocesi di Milano, la Caritas Ambrosiana realizzerà un refettorio all’interno delle strutture della parrocchia di San Martino in Greco di Milano affinché diventi spazio di condivisione e luogo di incontro tra solidarietà e arte.
 
Il progetto prevede la realizzazione di una cucina professionale e di un ampio salone centrale destinato ad ospitare tredici tavoli d’autore prodotti da Riva 1920 su progetto di 13 grandi designer internazionali: Mario Bellini, Pierluigi Cerri, Aldo Cibic, Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Giulio Iacchetti, Piero Lissoni, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Franco Origoni, Italo Rota, Patricia Urquiola, Terry Dwan. I tredici progetti sono corredati da un testo autografo dell’autore a testimonianza della grande ispirazione che il progetto del Refettorio Ambrosiano ha esercitato su ognuno di loro per la realizzazione della propria opera.

Italo Rota - Scusi ha prenotato? No. Vorrei un tavolo per uno. 
Tante volte pensiamo a come offrire un pranzo a persone in difficoltà, spesso non si pensa che forse il più bel regalo che possiamo fare a queste persone è un piccolo ritorno alla cosiddetta “normalità”. 
Anche mangiare da soli per scelta è tornare alla normalità. Servire il cibo in oggetti senza tempo, semplici, lussuosi che ci possiamo permettere, classici del tempo in cui la democrazia ha cambiato il design. 
Tavoli con tovaglioli bianchi, oggetti in vetro, acciaio, ceramica e legno. I piedi dei tavoli ci ricordano gli altri viventi che coinvolgiamo nel ciclo del cibo. 
Nella Domus Latina gli oggetti ci parlavano, erano Dei o animali, i piedi di tutti i mobili, stufe, letti e sedie, erano piedi di animali. Il mio amico Andrea Branzi chiama questi oggetti “Animali Domestici”. 

Patricia Urquiola - Canal
L’idea progettuale del tavolo Canal si rifà agli antichi spazi dei refettori ecclesiastici, dove le congregazioni religiose usavano consumare i loro pasti comunitariamente disponendosi a ferro di cavallo in modo che tutti i commensali potessero sedersi uno di fronte all’altro senza il capotavola. Il tavolo con piano e gambe in legno massello mantiene volutamente un aspetto essenziale nei suoi tratti. A segnare il suo asse longitudinale è una trave lunga quanto il piano in legno e parzialmente incassata che funge da tasca contenitiva per riporre e preservare tutto quello che serve per consumare il pasto.
All’estremità, la trave cambia funzione e diventa maniglia per consentire di spostare il tavolo con agilità nello spazio e cambiarne così la configurazione. Da qui l’idea di rendere i lati lunghi del piano del tavolo abbattibili, cosicché la mensa possa assumere configurazioni diverse a seconda del numero di posti a sedere, e in una ipotetica disposizione seriale del tavolo si possa riproporre, in chiave contemporanea, l’antica idea del refettorio dove i commensali consumavano il loro pasto, disposti lungo i muri, su tre lati, guardandosi vicendevolmente, sottolineando anche spazialmente l’idea di condivisione comunitaria. 

Fabio Novembre - In punta di piedi
Il sesso delle parole è stato sempre un argomento in più per farmi amare l’italiano. Tavolo e tavola, pur riferendosi allo stesso oggetto, hanno due accezioni completamente differenti: al maschile si sottolinea il carattere tipologico, al femminile quello ritualistico. La mia tavola è l’evoluzione gentile di un oggetto d’uso, la trasfigurazione di un archetipo attraverso un gesto progettuale “in punta di piedi”. 

Alessandro Mendini - Fratino
'Si è vero: aspettavo da tanto tempo di disegnare un vero tavolo fratino. Da mettere in un vero Refettorio. Con vero legno. Per farvi mangiare i bisognosi. Ecco: quel desiderio (quel bisogno) si è avverato. Comunque il fratino non va disegnato, è una icona che esiste'.

Piero Lissoni - Greco - Come si disegna, anzi, costruisce un tavolo? 
Di solito si usa un piano poi gli si attaccano alcune gambe, magari piú di una e alla fine si fa la prova stoviglie + cibo o lettere o, in tempi moderni, computer. Se tutto quanto funziona, ecco il tavolo. 
Ma non basta ancora: ci si deve mettere l’anima, estetica e funzionale, e un poco di forma (la funzione la conosciamo già: è un tavolo) e un briciolo di intelligenza nell’uso e quantità del materiale… 
Il tavolo sta cominciando a prendere l’aspetto definitivo: quattro gambe inserite a incastro sul perimetro del piano in posizione asimmetrica e legno di quercia al naturale. 
Ecco il Tavolo! Dimenticavo il nome: Greco, come il quartiere dove andrà ad abitare. 

Giulio Iacchetti - Tavolo “Sant’Andrea”
Essenzialità: questa è la parola che mi ha accompagnato nel progettare il tavolo dedicato al Refettorio Ambrosiano. 
L’idea di una struttura che rimanda alla croce di Sant’Andrea, ovvero due travi portanti che si incrociano non perpendicolarmente tese lungo le diagonali del piano, è il tema centrale del progetto. 
Un esoscheletro visibile, essenziale appunto, sul quale si innestano, mediante un incastro “a forcella”, derivato dal mondo agricolo ed usato anticamente per collegare in modo semplice ed efficace il manico del rastrello al pettine, le quattro solide gambe a sezione circolare in legno di quercia, essenza con la quale è realizzato ogni elemento del tavolo. 
Nessuna vite o chiodo sono previsti: solo incastri e spine di legno in ossequio alla semplicità e contemporaneamente in grado di esaltare la perizia tecnica dell’artigiano che lo realizzerà. 

Terry Dwan - ReBlocks
Il legame fra passato e futuro sarà sempre più continuo, lo stacco fra prima scelta e seconda scelta, fra nuovo e usato non ci sarà più. Il recupero rappresenta quindi il futuro e recuperare il legno per realizzare il tavolo ReBlocks è il punto di forza del progetto pensato per il Refettorio Ambrosiano, un evento che unisce solidarietà, cibo e design. 
Il futuro sarà basato sul riciclo. “Cradle to cradle”, il recupero totale di tutti i materiali è il futuro e questa iniziativa che coinvolge anche il cibo è innovativa in Italia. 
Una volta che si vede il futuro, è difficile tornare indietro. Ovvero una volta che viene svelato il futuro è difficile ignorarlo. 
Gli scarti non sono più scarti grazie all’intuizione di assemblare dei pezzi di legno per creare un oggetto unico. Oggi siamo tutti interconnessi, collegati e dipendenti l’uno dall’altro così come lo sono questi pezzi di legno. 
 
Michele De Lucchi - Desco
Una volta non c’era il compensato, non c’erano i pannelli di truciolare, non c’erano i tamburati, non c’erano gli OSB, non c’erano i pressati, non c’erano i lamellari, insomma, non c’era niente. C’erano solamente delle assi ricavate dagli alberi e segate a mano più o meno bene e aggiustate con l’accetta. A volte venivano così bene che sembravano fatte a macchina. Bisognava passarle con la raspa avanti e indietro per ore e ore. La levigatura era bella, sensibile, ammirabile, piacevole agli occhi e al tatto. 
Oggi tutto questo non si può più fare, perché non c’è più nessuno disposto a farlo. Però una bella tavola per fare un bel tavolo si può sempre fare, con delle assi di legno massello, incollate una a fianco all’altra, “a filo morto”, come dicono dai Riva a Cantù.
Una bella cornice le tiene insieme e predispone l’attacco delle gambe che sono fissate con un vistoso elemento in metallo di sezione quadrata, che fora il piano e si rende visibile anche da sopra. La gamba però sotto diventa rotonda, come si deve a un bel tavolo raffinato. 

Antonio Citterio - Convivium
Il tavolo Convivium concepito per il Refettorio Ambrosiano non vuole essere un prodotto fine a se stesso,formale realizzazione di un disegno, bensì contenitore reale di un progetto concreto. Il tavolo diventa punto di riferimento nel progetto del refettorio in quanto luogo centrale di incontro, comunione e scambio. Un concetto di centralità reale, espressione della tipica tradizione italiana: passione nella preparazione e nel consumo dei cibi, rito che si svolge intorno al tavolo generando un senso di appartenenza tra le persone riunite in quell’occasione. I materiali impiegati rimandano all’idea del riuso: il legno scelto per il tavolo proviene dalle “briccole” di Venezia, i pali in legno di quercia piantati sul fondale della laguna per segnare i canali navigabili, sostituiti ogni 5-10 anni a causa dell’usura.
Il vassoio centrale è in marmo di Carrara ed è destinato a ospitare piccoli vasi per piante aromatiche. Ad incontrarsi non sono quindi solo le persone, ma anche i materiali usati: materiali “veri”, che si consumano nel tempo e col tempo,e dove i ricordi si depositano quasi a narrare una storia. La superficie ruvida del legno segnato dall’accostata a quella levigata del marmo di Carrara con le sue venature: anche i contrasti contribuiscono a costruire e rafforzare il concetto di compatibilità e trasversalità di questo oggetto.

Aldo Cibic - Piedone
L’ambizione era di fare un tavolo che fosse sempre esistito, che non avesse virtuosismi di design, ma che essendo sempre esistito potesse esistere ancora per sempre. È per questo che, se per un tavolo la quantità di legno che ho pensato di utilizzare è tanta, è di fatto un piccolo capitale, che se un giorno chi lo possiede volesse, avrebbe comunque la possibilità di farne tanti altri usi.

Pierluigi Cerri con Philippe Casens - Otto
Chiama l’architettura e il mestiere dell’architetto ha in mente di disegnare,prima o poi, un tavolo. Non tanto per affrontare il tema, che ci assilla dai tempi di Platone, dei conflitti tra forma e uso, ma perché il tavolo è un piccolo edificio, che spesso riassume la visione del mondo del suo autore; è il manifesto della sua architettura. Otto è un tavolo pensato con un grande risparmio di elementi espressivi e strutturali in nome della sua destinazione d’uso: l’Ospitalità.

Mario Bellini - Tavola Armonica
Tavola come elemento amplificatore in grado di far risonare voci, esperienze, emozioni. Tavola che,come uno strumento musicale, si fa mezzo per un linguaggio comune. Supporti come ponti in grado di elevare e sostenere momenti di intensa condivisione. Ponti che uniscono storie di vita distanti: collegano, relazionano, legano. Ponti che equilibrano e moderano tensioni. Tavola in legno,come elemento storicamente e culturalmente imprescindibile per la realizzazione di uno strumento in grado di generare la migliore delle armonie, quella del dialogo e della condivisione.

Franco e Matteo Origoni - Tino
Il fratino è un “tipo di tavola rustica e di costruzione solida, simile a quelle dei refettori conventuali, formata da una mensa lunga e stretta, di alto spessore, sostenuta da piedi a tronco d’albero o da assi sagomate a mensola collegate tra loro da un robusto traverso”.
Tino, nato in occasione dell’apertura del Refettorio Ambrosiano, è una reinterpretazione in chiave moderna di questa tipologia. 
Gli elementi che lo compongono sono quelli da sempre utilizzati ma hanno una collocazione diversa. Il traverso che vincola i due supporti della tavola, tradizionalmente disposto nella parte bassa o centrale della struttura, è stato collocato nella parte superiore e fatto emergere sulla superficie del piano d’appoggio, dividendolo così in due in senso longitudinale per evidenziare i lati utilizzati dai commensali. 
Il piano, composto da due assi di rovere lasciate al naturale, rimanda all’aspetto rustico di questa tipologia di origine medioevale, mentre la struttura portante, che conserva il tradizionale sistema di vincolo “ad incastro”, è realizzata con assi sagomate di rovere sbiancato per differenziare gli elementi portanti da quelli portati. 
Nella tipologia originale spesso il piano era asportabile. Anche Tino è un tavolo assemblabile e composto da 5 elementi chiaramente distinguibili. 

Lo spazio non sarà solo un refettorio, ma sarà anche il luogo per offrire incontri culturali e di educazione alimentare e artistica per tutto il quartiere e la città di Milano.
 
'Dalla Tavola Rotonda al Cenacolo cristiano l’oggetto tavolo ha sempre rivestito un ruolo simbolico di profonda importanza. La tavola è luogo di incontro, di confronto, di condivisione e, dunque, di comprensione e accoglienza. Nessun riferimento migliore di questo, allora, può diventare il vero emblema del grande progetto di arte e solidarietà che è il Refettorio Ambrosiano’, Davide Rampello, Ideatore e curatore
 
Ognuno dei 13 tavoli è stato riprodotto in 5 copie, per un totale di 65 tavoli, che danno vita alla raccolta fondi in favore del Refettorio, acquistabili sul sito www.refettorioambrosiano.it

Riva 1920 su ARCHIPRODUCTS


Italo Rota_Photo Credit : Marco Scarpa/SkorpionPress


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Patricia Urquiola_Photo Credit : Marco Scarpa/SkorpionPress


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